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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO NAZIONALE
DELL'AZIONE CATTOLICA ITALIANA

Sabato, 12 febbraio 1983

 

1. Sono veramente lieto di salutarvi, cari componenti del Consiglio nazionale dell’Azione Cattolica italiana. In voi saluto, con viva cordialità, l’intera Associazione dell’Azione Cattolica, articolatamente presente in tutte le diocesi d’Italia e fedelmente impegnata nell’opera di collaborazione alla Gerarchia ecclesiastica. E di cuore rivolgo un particolare pensiero al caro fratello nell’episcopato, Monsignor Fiorino Tagliaferri, che vedo per la prima volta in mezzo a voi. Estendo poi il mio saluto ai partecipanti al vostro convegno di studio.

2. L’Azione Cattolica, nel corso della sua vita ultracentenaria, è sempre stata al “centro di un continuato interesse della Chiesa e della Santa Sede in particolare”, come già ebbe a notare il mio amato predecessore Paolo VI (Paolo VI, Allocutio, 7 dicembre 1963: Insegnamenti di Paolo VI, I [1963] 385) per l’impegno ecclesiale proprio della vostra Associazione e per il senso e il valore della vostra collaudata esperienza. La collaborazione all’apostolato della Gerarchia che caratterizza l’Azione Cattolica richiama alla mente quei discepoli, uomini e donne, che prontamente aderirono all’invito di cooperare con gli Apostoli nella diffusione del Vangelo e li affiancarono con dedizione estrema (cf. At 18, 2-28; Fil 4, 3; Rm 16, 3 ss.).

3. Oggi più di ieri sono necessarie figure laicali cristiane autentiche, che, nell’assolvere alle responsabilità connesse al proprio stato, s’impegnano in forma vocazionale alla diffusione del Vangelo, per farlo risuonare nei vari ambienti, per riproporne esplicitamente le superiori ragioni; per rivendicarne l’irriducibile determinatezza a pro dell’uomo e permeare del Vangelo le diverse espressioni culturali, le manifestazioni di costume, la mentalità corrente.

L’incredulità religiosa, che spesso si esprime nei nostri ambienti, è una sfida di gigantesche proporzioni. Non bisogna nascondersi la durezza della realtà; ma nemmeno vanno sottovalutate le possibilità di annuncio e di rinascita che, nonostante tutto, sono interne a tale situazione e vengono emergendo con innegabile veemenza.

Io ho fiducia in voi, poiché non da ora siete persuasi che la Chiesa potrà provvedere al compito di evangelizzare raggiungendo e quasi sconvolgendo “mediante la forza del Vangelo, i criteri di giudizio, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita dell’umanità che sono in contrasto con la Parola di Dio e col disegno della salvezza” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 19), solo se essa dispone di una generazione nuova di apostoli e di discepoli, che hanno capito questo tempo e soprattutto che, innamorati di Cristo, decidono di dedicare le loro energie a dispiegare le insondabili ricchezze del mistero, facendo sempre riferimento alla Parola di Dio: “La fede - ci avverte l’Apostolo - dipende dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo” (Rm 10, 17).

4. Desidero in quest’occasione fare mio quanto già Paolo VI ebbe a dire quando esprimeva il voto che “l’Azione Cattolica viva e rimanga sostanzialmente quale l’autorità e la saggezza dei nostri venerati predecessori in questi ultimi decenni l’hanno delineata” (Paolo VI, Allocutio ad delegatos episcopales ACI habita, 25 luglio 1963: Insegnamenti di Paolo VI, I [1063] 82).

Nello stesso tempo, sapendovi in cammino verso un importante appuntamento assembleare, che auspico fecondo di coraggiosi propositi, vi affido una triplice consegna, con la quale - sono certo - voi non tralascerete di verificare il lavoro in atto e dare incentivo alle scelte programmatiche.

5. In primo luogo, date, come Associazione, sempre più limpida testimonianza di unità ai diversi livelli, perché le differenze di età, quelle relative alle condizioni di vita, le distanze geografiche, i diversi percorsi di crescita, non vincano sull’irrinunciabile compito della comunione.

In secondo luogo, constatando di vivere in un tempo complesso, che richiede ai cristiani testimonianza coraggiosa, aiutate le persone a pervenire al massimo livello di chiarezza con se stessi e con l’ideale di vita scelto.

Come ben sapete, “lo Spirito si manifesta attraverso la presenza di gruppi e di comunità di fedeli . . . al fine di svolgere opera di Chiesa in differenti servizi” (cf. Giovanni Paolo II, Allocutio ad quosdam Galliae episcopos, occasione oblata “ad Limina” visitationis coram admissos, habita, 6, 16 dicembre 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/3 [1982] 1615). Vi esorto pertanto a consolidarvi, come persone e gruppi, nel servizio affidato e per esso offrire la vostra operosità, avendo coscienza delle norme che sono interne alla dinamica ecclesiale: la complementarità tra presenze diverse, la mutua stima, un costruttivo dialogo, una reale collaborazione con quanti nella Chiesa si ispirano ai medesimi ideali di santificazione personale e di impegno di presenza cristiana.

In terzo luogo, promuovete una testimonianza di vivacità apostolica, attraverso esperienze significative, riscontrabili all’interno della realtà pastorale e civile. Vi è un campo altamente espressivo, riservato alla genialità della Chiesa, il quale coincide con l’intero raggio di penetrazione dell’evangelizzazione comprensiva della promozione umana.

Sempre illuminante rimane, a tale riguardo, il documento scaturito dal Sinodo generale dei Vescovi del 1971 dedicato a “La giustizia nel mondo”. Vi si dice infatti: “La missione di predicare il Vangelo, ai nostri giorni, richiede che ci impegniamo per la totale liberazione dell’uomo già nella sua esperienza terrena. Infatti, se il messaggio cristiano intorno all’amore e alla giustizia non dimostra la sua efficacia nell’azione a favore della giustizia nel mondo, più difficilmente acquisterà credibilità presso gli uomini del nostro tempo” (La giustizia nel mondo, n. 2).

Con ciò, la riflessione che state svolgendo nell’odierna sessione del Consiglio nazionale, in ideale collegamento all’indimenticabile figura del vostro Presidente Vittorio Bachelet, in tema di diritti umani, potrà portare a risultati di vera utilità.

Se la Chiesa - come ho detto nella mia prima enciclica (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 17) - è coinvolta in modo preciso e irrevocabile nell’affermazione dei diritti dell’uomo, quelli riguardanti sia la distribuzione delle risorse materiali, sia il godimento delle libertà individuali e sociali, sia l’esercizio della più radicale di queste libertà, qual è quella religiosa, perché ciò possa effettivamente conseguirsi anche nelle più umili e quotidiane dimensioni dell’esistenza, occorre che vi sia un’azione vigile e premurosa da parte di uomini e donne, espressamente impegnati nei singoli ambienti.

6. Siate dunque tra i propugnatori di tale difesa dei diritti dell’uomo, prodigandovi con la consapevolezza, l’animo, l’ardore, che sono propri di chi evangelizza, cioè di chi sa che l’annuncio della morte e della risurrezione di Gesù getta luce di giustizia, di libertà, di verità, a vantaggio di ogni creatura umana vivente sulla terra, a cominciare dagli ultimi.

Siate promotori della garanzia di tali diritti sulle varie frontiere: quelle della vita in tutti i suoi stadi fin dal concepimento, quella dell’infanzia, degli anziani, di chi ha fame, è solo, è orfano, è ammalato, o abbandonato, o scoraggiato; e vi chiedo di farlo educando voi stessi alla più severa consequenzialità tra parole e gesti, tra affermazioni di principio e applicazioni concrete.

7. Sostenuti dal vostro nuovo Assistente ecclesiastico, moltiplicate i vostri sforzi affinché l’Azione Cattolica italiana sia sempre più degna della sua storia bellissima e risponda alle attese e alle necessità dei nostri giorni.

Questo impegno vi porterà anche a vivere in modo degno e a valorizzare l’Anno Giubilare della Redenzione. Convertirsi, credere al Vangelo, promuovere l’uomo e i suoi diritti fino al raggiungimento della misura intera di Cristo, è il senso di questo prossimo eccezionale avvenimento che ci attende.

Il Papa è cordialmente con voi, tutti i giorni e in ogni luogo in cui voi esprimete la vostra presenza “cattolica” in fedele coerenza con la vostra visione di fede dell’uomo e della storia, sapendo lucidamente discernere, nel dialogo col mondo, ciò che con questa visione di fede è incompatibile.

Maria, che ieri abbiamo festeggiato col titolo di Beata Vergine di Lourdes, ella che è la Madre degli apostoli e dei discepoli e la “Regina dell’Azione Cattolica”, guidi costantemente il vostro cammino di servitori umili e ardimentosi del Regno di Dio.

La benedizione apostolica, che di gran cuore imparto a voi qui presenti e a tutta l’Associazione, vuol essere propiziatrice di abbondanti e feconde grazie celesti.

 

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