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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II IN OCCASIONE
DEL VII CONGRESSO INTERNAZIONALE SULLA FAMIGLIA

Lunedì, 7 novembre 1983

 

Signore, Signori,

1. In occasione di questo congresso internazionale sulla famiglia - il settimo che organizzate -, sono felice di ricevervi e di incoraggiarvi a proseguire il vostro studio e la vostra azione volta alla promozione della famiglia. Come cristiani, cittadini e capifamiglia, venuti da professioni e da ambienti diversi, voi mettete in questo modo in comune le vostre esperienze, le vostre preoccupazioni, i vostri progetti e - ne sono convinto - le vostre certezze.

Il tema affrontato durante questo congresso - Famiglia e società - continua e completa una serie di riflessioni che avete già iniziato su altri aspetti, ed è esso stesso molto vasto. Vi lascio l’impegno di approfondirlo e di ricavarne dei precisi orientamenti per l’azione. Voi desiderate, come dite, migliorare il vostro impegno sociale e essere così in grado di aiutare un numero sempre più grande di famiglie ad educare i loro figli, cominciando col ricercare una maturazione personale, una conoscenza più oggettiva dei vostri figli e prendendo coscienza della necessità di preoccuparvi anche dei figli di altri.

2. In un tal campo, la prima cosa importante è di essere ben convinti della posizione originale e fondamentale che occupa la famiglia, nella società come nella Chiesa. Dovete riascoltare insieme le parole del Vangelo, l’insegnamento della Chiesa, che rivelano l’identità della famiglia, le sue risorse interiori, l’importanza della sua missione nella città degli uomini e in quella di Dio (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 86). Ma non ho bisogno di riprendere con voi i principali passaggi della mia esortazione apostolica sui compiti della famiglia cristiana: voi l’avete letta e meditata. Siete persuasi che “il futuro dell’umanità passa attraverso la famiglia”, che bisogna permetterle di giocare il ruolo che le compete. Ma non è sufficiente esaltare la famiglia e affermare i suoi diritti: bisogna considerare concretamente come possono articolarsi i compiti della famiglia e quelli della società. Il nostro breve incontro mi permette solamente di ricordare questi problemi. Dirò semplicemente che, da una parte, la famiglia ha una missione che le è propria, al servizio dei suoi membri, ha dei diritti e dunque ha bisogno dell’aiuto della società per esercitarli. E, d’altra parte, essa ha anche dei doveri verso la società, deve offrire cioè la sua collaborazione al servizio della comunità.

3. Sì, in un senso, la società è al servizio della famiglia, che deve rispettare e promuovere, essendo la famiglia una “società che gode di un diritto proprio e primordiale”, senza sostituirsi ad essa, senza invadere il campo delle sue responsabilità né delle iniziative delle associazioni familiari. In questo ambito, più ancora che in altri, deve entrare in gioco la sussidiarietà.

Così, per non citare che qualche esempio significativo, coloro che vogliono fondare una famiglia hanno il diritto di aspettarsi dalla società di essere posti nelle condizioni morali, educative, sociali ed economiche più favorevoli a questo scopo. In particolare, il valore istituzionale del matrimonio deve essere sostenuto dai poteri pubblici. La famiglia ha diritto all’aiuto della società per l’impegno e la responsabilità che rappresentano la messa al mondo e l’educazione dei figli, e in particolare le famiglie numerose hanno diritto ad un aiuto appropriato. Gli orfani e i bambini privati dall’assistenza dei loro genitori o tutori devono godere di una particolare protezione da parte della società; in questo caso lo Stato deve facilitare, con la sua legislazione, l’accoglienza di questi bambini da parte di famiglie adatte.

Per quanto riguarda l’educazione, i genitori - che rimangono i primi e principali educatori dei loro figli - hanno il diritto di educarli conformemente alle loro convinzioni morali e religiose, e dunque di scegliere liberamente le scuole o gli altri mezzi necessari a questo scopo. Essi devono ricevere dalla società l’aiuto e l’assistenza necessari, mediante una giusta ripartizione dei sussidi pubblici. L’educazione religiosa e morale, l’educazione sessuale, devono essere sempre condotte sotto la loro attenta guida.

4. D’altra parte, le famiglie hanno il diritto e il dovere di esercitare la loro funzione sociale nella costruzione della società; è un servizio che deve contribuire al miglioramento della qualità dei rapporti sociali, al clima etico da cui dipendono i costumi della comunità.

Già, per se stessa, la famiglia che adempie bene alla sua missione nei confronti dei suoi membri è una scuola di umanità, di fraternità di amore, di comunione, che prepara dei cittadini capaci di esercitare quello che io chiamo amore sociale, con quello che esso necessariamente comporta: apertura, spirito di cooperazione, di giustizia, di solidarietà, di pace e anche di coraggio nelle proprie convinzioni.

E poi c’è tutto l’aspetto della collaborazione tra genitori ed educatori, nel quadro della scuola o delle organizzazioni per il tempo libero, in cui le famiglie cristiane possono offrire una fruttuosa partecipazione.

Penso ancora all’elaborazione delle politiche familiari, a tutto ciò che concerne lo statuto giuridico e sociale delle famiglie in generale e l’aiuto che deve essere offerto a quelle che sono svantaggiate sul piano materiale e morale. Le famiglie e soprattutto le associazioni familiari hanno qui da offrire un importante contributo, di cui voi siete certamente ben consapevoli.

Come dimenticare del resto l’influenza che ha sempre di più l’uso di mezzi di comunicazione sociale - stampa, opuscoli, radio, televisione, cinema - nel presentare, in un modo che favorisca la dignità dei costumi, l’amore coniugale, la sua preparazione, l’istituto del matrimonio, tutti i valori familiari? Occorre qui, non solamente operare una vigilanza su ciò che, purtroppo, rischia di accentuare la crisi della famiglia, ma anche offrire un contributo positivo: le famiglie che tentano di vivere l’ideale del matrimonio alla luce della fede cristiana devono darne con chiarezza testimonianza nei mass media e anche agire affinché articoli o filmati ne tengano conto.

Insomma, dovete esaminare lucidamente le situazioni che vi si presentano nel contesto della cultura d’oggi, con ciò che esse hanno di carente o di pericoloso, e anche con le possibilità e i punti fermi. Così voi sarete in grado di entrare in vero dialogo con coloro che influenzano i costumi, esercitare la vostra parte di responsabilità, proporre rimedi adeguati, realistici ed efficaci, e soprattutto testimoniare continuamente una visione cristiana della famiglia che la nostra società ha grande bisogno di conoscere e di apprezzare. L’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi parlava di evangelizzare le culture; la famiglia è più che mai una realtà da evangelizzare.

Ecco un’opera meravigliosa che deve essere perseguita nell’interesse della famiglia e della società intera, nell’interesse della Chiesa che conta sulle famiglie a più titoli. Questo servizio, per essere efficace, suppone un’apertura e una ricerca di cooperazione con coloro che se ne preoccupano nei diversi movimenti e associazioni della Chiesa e nella società.

Sono felice di aver avuto l’occasione di incoraggiarvi su questo punto. Pregando lo Spirito Santo di donarvi la sua luce e la sua forza, vi benedico di cuore insieme alle vostre famiglie.

 

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