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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI DELL'ARCIDIOCESI DI NAPOLI

Sabato, 19 novembre 1983

 

Signor Cardinale
e carissimi fedeli dell’arcidiocesi di Napoli!

1. Sono lieto di rivolgere il mio affettuoso saluto a tutti voi che partecipate al pellegrinaggio del trentesimo Sinodo diocesano. Dopo ben diciassette anni di intenso lavoro, che ha mobilitato e interessato tutte le parrocchie e i vari gruppi laicali e religiosi, avete voluto coronare un così vasto impegno ecclesiale venendo a Roma, al centro della cristianità e alla sede di Pietro, in questo anno particolare di grazia per confermare la vostra fede, pregare per tutta l’arcidiocesi e prendere slancio e fervore per l’avvenire, in modo che i frutti del Sinodo siano copiosi e duraturi. Mentre vi esprimo il mio sincero apprezzamento, vi ringrazio per questa vostra visita, voluta e organizzata dal vostro Cardinale Arcivescovo, al quale rivolgo in modo speciale il mio cordiale saluto.

Desidero pure salutare le autorità, i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i responsabili delle varie organizzazioni diocesane, zonali e parrocchiali, tra cui cito solamente la benemerita Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini, le Associazioni, gli Istituti, i Seminari, la Pontificia Facoltà teologica, e, non ultimi, i diaconi permanenti e tutti i ministri della Liturgia e dell’Eucaristia impegnati a vivere con più fervore la loro fede cristiana.

Voglio anche ringraziarvi per la “Lettera di comunione”, che mi avete consegnato e auspico con grande fiducia che la Chiesa di Napoli continui nel suo cammino di fede e di santo entusiasmo.

2. La vostra presenza mi porta col pensiero alla città partenopea contrassegnata da tante vicende storiche; patria di uomini geniali, di pensatori, di artisti, di scrittori; aureolata di indimenticabili bellezze naturali e ricca di sentimenti generosi; e soprattutto fecondata dalla vita e dall’esempio di persone sante, a cominciare dal vostro patrono, il martire san Gennaro particolarmente da voi venerato, fino a sant’Alfonso Maria de’ Liguori, a san Gaetano Thiene, a santa Giovanna Antida, e ai beati Vincenzo Romano, Giuseppe Moscati e Nunzio Sulprizio.

Ma la vostra presenza non può non richiamare anche alla mia memoria quella sera, ormai già così lontana, del 21 ottobre 1979, quando, provenendo dal Santuario di Pompei, in Piazza del Plebiscito incontrai la cittadinanza di Napoli, accorsa in massa a darmi il benvenuto. Desidero tuttora ringraziare per quella magnifica assemblea di fraternità e di amicizia e, come in quella memorabile sera, vi esorto alla speranza e alla fiducia, sulla base della fede cristiana che è vostro patrimonio e in nome altresì di quella bontà spontanea e schietta, che distingue la gente della vostra terra.

3. In questo incontro così significativo non si possono, tuttavia, dimenticare le difficoltà e i gravi problemi della vostra grande metropoli e della regione. Ancora è vivo il ricordo del terremoto del 23 novembre 1980 e i disagi di tante famiglie rimaste senza tetto; come pure è doveroso fare riferimento alla preoccupata e severa “Lettera pastorale” dei Vescovi della Campania, pubblicata lo scorso anno, contro il triste e disumano fenomeno della delinquenza.

Mentre esprimo il mio apprezzamento per tutto ciò che in campo civile e religioso si fa per la cara città di Napoli e per la regione, esorto vivamente voi cattolici ad essere sempre maggiormente impegnati per il bene morale e civile della vostra terra.

Prima di tutto mantenete sempre fermo e illuminato il senso della fede, che è la vostra gioia e la vostra forza. Quando la sofferenza colpisce la vostra esistenza o quando il male imperversa tra le vostre contrade non dimenticate mai che, nonostante tutto, Dio è sempre Padre amoroso e provvidente e che, come diceva san Paolo descrivendo il dramma della storia, nulla ci può separare dall’amore di Cristo (cf. Rm 8, 39).

Abbiate sempre il coraggio del bene e della bontà, vivendo da “uomini nuovi”, creati secondo Dio “nella giustizia e nella verità” (cf. Ef 4, 24).

Sia poi costante e dinamico il vostro senso di solidarietà, mediante il servizio, la collaborazione, l’esercizio della carità. Giustamente è stata sottolineata la necessità di una direzione organica e di un coordinamento tra le varie autorità responsabili e tra i vari gruppi e organizzazioni pastorali e caritative. I gravi problemi della disoccupazione giovanile, dell’urbanistica, della sanità, della cultura e del turismo, degli emarginati e dei sotto occupati, esigono davvero l’impegno fattivo di tutti, e quindi specialmente dei fedeli cristiani. In effetti, sappiamo bene che una autentica evangelizzazione non va mai disgiunta da una efficace promozione umana. Non lasciatevi abbattere dalle difficoltà, ma cercate sempre di vincere il male, facendo il bene (cf. Rm 12, 21).

4. Cari pellegrini di Napoli! Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), gloria della vostra città e Dottore della Chiesa, affermava in un suo opuscolo, che “tutta la nostra perfezione consiste nell’amare il nostro amabilissimo Dio” e che “tutta la perfezione dell’amore a Dio consiste nell’unire la nostra alla sua santissima volontà” (cf. Uniformità alla volontà di Dio). È il pensiero che desidero lasciarvi come ricordo e come programma del vostro pellegrinaggio giubilare. La Vergine santissima, che vi esorto a sempre amare e pregare con viva e coerente devozione, vi ispiri e vi aiuti a compiere sempre la volontà di Dio nell’opera della vostra santificazione, uniti al vostro Arcivescovo e ai vostri pastori e sacerdoti, attingendo la forza di cui avete bisogno alla frequenza dei Sacramenti.

5. Desidero ora rivolgere un particolare saluto ai fedeli di Torre del Greco: sono lieto di vedervi così numerosi e soprattutto mi compiaccio perché avete voluto onorare in modo speciale il beato Vincenzo Romano, vostro antico parroco, nella fausta ricorrenza del ventesimo della sua beatificazione. Leggendo la sua biografia si rimane impressionati dalla zelante azione pastorale che egli esercitò ininterrottamente per ben venticinque anni a Torre del Greco, non allontanandosi mai per un giorno dalla sua parrocchia, talmente era occupato, fin dall’alba, nella preghiera, nella celebrazione della Santa Messa, nell’ascolto delle confessioni, nella catechesi dei bambini e degli adulti, nella visita agli ammalati, nello svolgimento di pratiche familiari e sociali, nell’avvicinare persone lontane dalla fede per stimolarle alla conversione. Egli non cessò mai di predicare la “Parola di Dio”, ripetendo ai suoi fedeli: “Fede viva, fede viva!” e dicendo: “Fate bene il bene!”.

È ciò che anch’io, in suo nome, desidero dire a voi, fedeli di Torre del Greco, esortandovi in particolare alla frequenza alla Santa Messa, secondo il suo insegnamento.

Con questi voti, volentieri imparto a tutti la mia benedizione, che con affetto estendo all’intera arcidiocesi di Napoli, ricordando specialmente le persone malate o sofferenti.

 

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