Index   Back Top Print

[ IT  - PT ]

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL XXII CAPITOLO GENERALE
DELLA CONGREGAZIONE DEI SALESIANI

Martedì, 3 aprile 1984

 

Carissimi capitolari.

1. È per me una grande gioia accogliere in questa udienza speciale voi, che siete i responsabili maggiori della Società salesiana, in occasione del vostro XXII capitolo generale e all’indomani di una data assai significativa: il cinquantesimo anniversario della canonizzazione di san Giovanni Bosco, il vostro santo fondatore, avvenuta appunto il 1° aprile 1934, domenica di Pasqua, per opera di papa Pio XI, che l’aveva personalmente conosciuto e stimato. Porgo a lei, signor rettore maggiore, insieme con un cordiale saluto, le mie felicitazioni per la fiducia che il capitolo generale le ha dimostrato, confermandola nell’ufficio, a testimonianza del comune apprezzamento con cui è stata seguita la sua opera a servizio della grande e benemerita famiglia salesiana. Saluto altresì con vivo affetto i suoi intimi collaboratori e tutti i capitolari, nei quali vedo rappresentata l’intera congregazione, sparsa nei cinque continenti e impegnata in un lavoro apostolico vario, intenso, efficace, a servizio della Chiesa e della società, specialmente della gioventù.

Mi è caro esprimere il sincero compiacimento di tutta la Chiesa per il lavoro compiuto dai Salesiani, a cominciare da quel lontano giorno del 1858, quando don Bosco per la prima volta si trovò qui, nel palazzo apostolico, in udienza da Pio IX, al quale presentava un progetto di regolamento della società che voleva fondare! Era l’inizio, piccolo e nascosto, come il seme descritto dal Vangelo, dell’Associazione di san Francesco di Sales, che si concretizzò poi ufficialmente con l’approvazione definitiva delle costituzioni nel 1874, e che si dilatò per tutto il mondo, con una schiera mirabile di sacerdoti, di missionari, di educatori, di fratelli laici, di allievi ed ex allievi, dal primo successore di don Bosco, il beato don Rua, fino ai martiri monsignor Luigi Versiglia e don Callisto Caravario, che ebbi la gioia di dichiarare “beati” lo scorso anno. Un profondo e sincero sentimento di riconoscenza al Signore deve sorgere dai vostri animi, constatando come in questo lungo periodo di anni, in mezzo a tanti avvenimenti avversi e burrascosi, don Bosco è rimasto sempre presente in mezzo a voi, nelle vostre case, fra i giovani a voi affidati, nelle varie iniziative e attività delle vostre molteplici istituzioni. Anche l’aumento delle vocazioni è motivo di speranza e di consolazione. Certamente anche per la vostra congregazione vi sono problemi difficili e questioni complesse; ma mi è di grande conforto sapere che vi assilla la preoccupazione di essere fedeli allo spirito di don Bosco, ovunque vi troviate.

2. Il mio ringraziamento per questa vostra visita e per i sentimenti di fedeltà e di devozione che la animano, è perciò unito anche alla viva esortazione alla fervorosa e coraggiosa perseveranza. La revisione delle costituzioni deve essere per voi e per tutta la congregazione un motivo e uno stimolo all’impegno apostolico sempre più convinto e deciso.

Nessuno si perda d’animo! Nessuno si lasci smarrire nei momenti delle difficoltà e delle eventuali sconfitte! Nessuno si lasci vincere dalla tentazione della inutilità degli sforzi di fronte alla società secolarizzata, e non di rado dimentica dei valori trascendenti! Ricordate ciò che don Bosco scriveva ad un parroco sfiduciato: “Ella poi stia tranquilla. Non parli d’esentarsi dalla parrocchia. C’è da lavorare! Morrò sul campo del lavoro "sicut bonus miles Christi". Sono buono a poco? "Omnia possum in eo qui me confortat". Ci sono spine? Con le spine cambiate in fiori gli angeli tesseranno per lei una corona in cielo. I tempi sono difficili? Furono sempre così, ma Dio non mancò mai del suo aiuto. "Christus heri et hodie"” (Torino, 25 ottobre 1878).

Non scoraggiatevi mai! Guardate a don Bosco, alla sua vita, alla sua totale dedizione alle anime! Leggete i suoi scritti; ascoltate il suo insegnamento, che è tuttora valido; pregatelo con insistenza e devozione, in modo che il suo “spirito” sia sempre vivo e presente in voi e nelle vostre attività pedagogiche, catechetiche, parrocchiali, sportive, ricreative: “Tutto per il Signore - egli ripeteva -. Facciamo quel che si può "ad maiorem Dei gloriam", riposeremo in paradiso”. Formato alla scuola dei grandi santi e dei grandi mistici, egli tenne in mano con ardimento e lungimiranza il timone della sua vita e del suo progetto e non temette di affermare categoricamente: “Intendo che tutti i Salesiani lavorino per la Chiesa fino all’ultimo respiro!” (S. Giovanni Bosco, Mem. B., XIV, 229). Manifestando le sue ultime volontà, a monsignor Cagliero, il 7 dicembre 1887, diceva: “Tutti lavorino con zelo e ardore: lavoro, lavoro! Adoperatevi sempre e indefessamente a salvare le anime!” (Ivi, XVIII, 477). A questo proposito mi piace portare l’esempio del cardinale August Hlond, primate di Polonia, figlio di don Bosco, che tanto dovette soffrire a causa dei tragici eventi dell’ultimo conflitto mondiale: “Nella Congregazione salesiana - egli affermava - ho imparato che il lavoro non è né peso né croce, ma gioia . . .”, “ogni mattone è una croce, ogni pietra è una sofferenza. Le lacrime li cementano. Così costruirono i santi, così costruì don Bosco. Ho posto tutta la mia confidenza in don Bosco e in Domenico Savio” (cf. Un pastore della Chiesa in tempi difficili, in “Salesianum” 4/1982).

3. Riguardo all’opera educativa e formativa della gioventù, che è il “carisma” proprio della Congregazione salesiana, vi esorto ardentemente a voler edificare come don Bosco sulla roccia consistente della volontà di Dio. È importante sottolineare e tenere sempre presente che la pedagogia di don Bosco ebbe una valenza, e una prospettiva, estremamente “escatologica”: essenziale - come dice ripetutamente Gesù nel Vangelo - è entrare nel regno dei cieli. Ma, parafrasando le parole di Cristo, non l’invocazione semplicemente sentimentale, né l’impostazione ideologica, e neppure l’altruismo sociale e utopistico, possono far entrare nel regno dei cieli; bensì il compimento della volontà di Dio: cade la pioggia, soffiano i venti, straripano i fiumi, si abbattono su quella casa, ma essa non cade, perché è fondata sulla roccia (cf. Mt 7, 21-27). Bisogna perciò costruire anche l’edificio dell’educazione sulla roccia della volontà di Dio: questo fu l’intento primario e costante di don Bosco, che non si può certamente accusare di astratto misticismo o di egoismo spirituale! E questo deve essere l’impegno perenne dei Salesiani: volontà di Dio è certamente la conoscenza della persona e del messaggio di Cristo, il rivelatore del Padre e il redentore dell’umanità, come sono stati annunziati dagli apostoli e insegnati dalla Chiesa; volontà di Dio è certamente la vita di grazia, e cioè l’educazione cristocentrica, che fa perno sulla confessione frequente e ben fatta e sull’Eucaristia. Anche oggi don Bosco ripete a tutti: “Memorare novissima tua et in aeternum non peccabis” (Sir 7, 40). I giovani oggi hanno bisogno e sentono la necessità della direzione spirituale, seria, illuminata, costruttiva: questa è la responsabilità suprema di ogni sacerdote e questa è anche la suprema gioia! Le famiglie attendono con ansia il vostro aiuto, la vostra collaborazione, per “prevenire” il male, per formare le coscienze cristiane, per realizzare nei “singoli” l’opera della redenzione. Don Bosco, un uomo pur così impegnato nei valori terreni, che seppe trafficare così meravigliosamente i suoi talenti di dinamismo e di organizzazione, si potrebbe tuttavia definire: “l’uomo dell’eternità”! Volontà di Dio è certamente la carità, che fa compiere totalmente il proprio dovere, obbedendo all’autorità della Chiesa e dei propri superiori, e dilata il cuore all’amore universale. Un giorno, don Bosco così rispondeva al giovane principe Czartoryski che a lui si rivolgeva come a suo direttore spirituale: “Io prego. Pregate anche voi affinché Dio ci tenga tutti fermi nella strada che meglio ci assicuri il paradiso” (S. Giovanni Bosco, Epistolario, vol. IV, 378). La visione soprannaturale dell’esistenza è l’insegnamento radicale di don Bosco ed è l’unico mezzo per edificare veramente sulla roccia!

4. Leggendo la biografia e gli scritti di san Giovanni Bosco si è impressionati nel vedere il continuo riferimento alla presenza di Maria santissima. Si può affermare davvero che egli tutto ideò e tutto fece alle dipendenze di Maria e avvolto dalla sua materna e spesso anche visibile protezione! Nel 1862 confidava a don Cagliero: “La Madonna vuole che la onoriamo sotto il titolo di Maria ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio il bisogno che la Vergine ci aiuti a conservare la fede cristiana”. Sono parole gravi e serie che possiamo ripetere anche oggi, consolidando sempre più il nostro amore e la nostra fiducia in Maria ausiliatrice. Confidate in Maria! Affidate alle sue materne cure ogni giorno tutte le vostre attività e le vostre preoccupazioni!

Con l’augurio che le vostre decisioni capitolari portino frutti copiosi ed efficaci, vi imparto la mia benedizione, che estendo volentieri all’intera Congregazione salesiana.

 

© Copyright 1984 -  Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana