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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DOCENTI E AGLI STUDENTI
DELL'UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ANCONA

Giovedì, 5 aprile 1984

 

Signor Rettore Magnifico,
cari Docenti ed Alunni dell’Università degli Studi di Ancona!

1. Ho accolto volentieri l’invito che mi è stato amabilmente rivolto di ricevervi in speciale udienza in occasione del vostro pellegrinaggio a Roma. Anche se nell’imminenza della Santa Pasqua, che segna ad un tempo il culmine e la conclusione dell’Anno Giubilare della Redenzione, gli impegni non sono ovviamente pochi, ho desiderato questo incontro con voi sia perché venite da una città che mi è cara, sia perché rappresentate quel “mondo accademico”, a cui per mia personale esperienza sono rimasto e rimarrò sempre legato.

Ricordo bene, infatti, la sosta che feci nella vostra bella città nel settembre del 1979 al ritorno dal mio viaggio a Loreto, e so che tra quanti in quella circostanza convennero nella zona portuale a porgermi il proprio deferente saluto erano anche i rappresentanti del vostro ateneo. Un ateneo - so ancora - che è di fondazione relativamente recente, ma è già ben articolato nelle sue strutture, è ormai ricco di frutti, operante in “sinergismo” non soltanto con autorevoli e prestigiose università o istituti d’Italia, ma con le altre sedi universitarie della regione Marche, quali Camerino, Macerata e Urbino.

Io auguro fin d’ora al vostro giovane ateneo un ulteriore sviluppo lungo la via maestra che intende coniugare il “sapere scientifico”, con la “probità di vita”, che sono in fondo i poli indeclinabili per ogni scuola degna di questo nome, a qualsiasi grado o livello essa operi.

2. Che cos’è la probità di vita? Sembrerebbe, questa, un’espressione desueta, anche per via di quel sostantivo astratto e latinizzante; ma così certamente non è né può essere. Difatti, probità vuol dire onestà, e quindi l’espressione è tale da evocare immediatamente quel complesso di valori e di beni che costituiscono la vita morale.

L’Università certamente, nella sua specifica fisionomia, dice subito ricerca, e ricerca qualificata e originale, ricerca di ordine superiore, ricerca finalizzata ad una scoperta, o a scoperte che segnino un reale progresso nella sfera delle conoscenze umane. Ma pure questa primaria ed essenziale funzione è inseparabile dall’altra funzione, del pari connaturale ad ogni università, di aiutare contemporaneamente il giovane a sviluppare se stesso, ad educarsi e formarsi secondo i canoni dell’onestà e della moralità. Che sarebbe di un qualsiasi istituto di studi se, assolvendo la prima funzione, trascurasse la seconda? La personale esperienza, a cui accennavo all’inizio, mi suggerisce di raccomandare lo sviluppo armonico e parallelo di entrambe queste funzioni, e tale mia raccomandazione - com’è evidente - impegna e associa fra loro tutte le componenti della comunità universitaria: i dirigenti, i maestri e gli alunni.

3. In risposta alle particolari esigenze e necessità della vostra regione, ad Ancona è stato dato e si sta dando speciale impulso a due facoltà cosiddette scientifiche e veramente importanti, cioè a quella di Ingegneria civile e di Medicina e chirurgia, che rappresentano per essa come due direzioni fondamentali. Entrambe sottolineano, anzi impongono il dovere della ricerca: ricerca intorno alle principali leggi fisiche e chimiche del mondo - ricerca approfondita intorno a quel “microcosmo”, che è l’uomo. E la ricerca implica o sollecita - l’ho già detto - la scoperta se non sempre come risultato, almeno come tentativo, come traguardo, come ideale da raggiungere.

Ecco allora si studia l’uomo, si studia il mondo, ma fin dove si arriva? Si arriva a un punto veramente conclusivo e definitivo? No: si fanno scoperte sempre nuove e mirabili, e poi ancora altre scoperte, e intanto si intravede la possibilità di procedere ulteriormente . . . Ma sempre rimane una zona d’ombra: è il mistero, è la sfera del trascendente che da noi si allontana man mano che ci si avvicina. È il mistero dell’essere; è il mistero di Dio! In questo incessante variare di prospettiva sia il mondo esterno a noi, sia il mondo interno a noi ci indicano e - direi quasi - ci rivelano il Dio creatore, ordinatore, legislatore. Arriviamo così fin sulla soglia della fede.

A questo punto quella ricerca che, congiunta con la probità, già ci parlava di un ordine morale, si apre e si proietta verso la fede religiosa, che non è certo uno pseudo-problema, ma è, al contrario, un problema di vitale importanza per ciascuno di noi, un problema che tanto più si impone alla coscienza individuale, quanto più essa studia, ricerca e scopre. Maggiore - senza dubbio - è la responsabilità dello studioso e del ricercatore, in ragione della maggior luce di cui gode. Perché a chi più è stato dato, più sarà richiesto (cf. Mt 25, 14-30; Lc 19, 12-27).

4. Per noi cristiani il problema di Dio ha un nome preciso: Cristo Signore, che è il suo Figlio unigenito. Cristo è ad un tempo il rivelatore del Padre e il redentore dell’uomo, al quale egli stesso va incontro per fargli conoscere la verità e renderlo libero (cf. Gv 8, 32). Perciò, io vi dico: Accogliete Cristo nel profondo della vostra persona e, riprendendo il motto programmatico del presente Anno Santo, ancora una volta proclamo: “Aperite portas Redemptori”!

Siete venuti a Roma per il Giubileo. A voi, dunque, io desidero ripetere questo invito, che è stato proposto a tutti i cristiani. Per voi esso ha un significato del tutto singolare: come e più che gli altri cristiani, voi siete invitati ad aprire mente e cuore alla persona e all’azione redentrice di Cristo. Per voi, in conseguenza dei doni che più in abbondanza avete ricevuto da Dio, e in risposta, altresì, alle più ampie possibilità che avete come studiosi e studenti universitari, l’invito è molto più forte: sappiate essere “ricercatori” del Cristo e della sua dottrina di vita. Vogliate aprire a lui non soltanto voi stessi e la vostra coscienza, ma anche agli altri fratelli di fede e i colleghi e gli amici nell’esercizio di una carità intellettuale, che sia luce e amore.

Con questi voti, di cuore vi benedico.

 

© Copyright 1984 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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