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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RESPONSABILI DELLE PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE

Venerdì, 6 aprile 1984

 

Carissimi direttori nazionali delle Pontificie opere missionarie!

1. Vi ringrazio sinceramente per il cortese pensiero di aver voluto includere nel calendario dei lavori della vostra assemblea generale questo incontro col Papa, per esprimere la vostra comunione ecclesiale e per ricevere una parola di esortazione e di incoraggiamento. Ho accolto volentieri questo vostro desiderio e sono lieto di vedere e di salutare voi tutti, responsabili delle Pontificie opere missionarie della propagazione della fede, di san Pietro apostolo, della santa Infanzia e dell’Unione missionaria. Saluto in particolare il cardinale Agnelo Rossi, a cui va il mio ringraziamento per le cortesi parole testé pronunciate, e con lui saluto monsignor Simon Lourdusamy, quale presidente delle medesime Opere missionarie.

2. Nell’esprimervi il mio compiacimento per questa vostra testimonianza di amore e di fedeltà alla Chiesa, non posso fare a meno di manifestarvi i sentimenti della mia gratitudine per il bene da voi compiuto: mi è ben noto, infatti, l’impegno con cui sostenete, materialmente e spiritualmente, l’azione apostolica svolta talora tra difficoltà e sacrifici dagli annunciatori del Vangelo, i quali operano nelle stazioni missionarie più sperdute della terra, in mezzo a popoli che ancora non conoscono, o conoscono appena, Cristo e il suo messaggio salvifico.

Questa azione preziosa di cooperazione missionaria è da voi portata avanti non solo in seno alle Chiese di antica fondazione, ma anche in quelle di recente conversione al cristianesimo, e ciò al fine di formare in tutti i fedeli una forte coscienza missionaria. Il Concilio Vaticano II, infatti, mettendo in rilievo che la Chiesa “è per sua natura missionaria” (Ad Gentes, 2), coinvolge oggi più che mai tutti i membri del Popolo di Dio - in modo, direi, imperativo - nell’attività missionaria. Tale dovere è stato richiamato anche dal nuovo Codice di diritto canonico (Codex Iuris Canonici, can. 781).

La complessa e impegnativa opera di cooperazione missionaria ha i suoi strumenti idonei nelle Opere missionarie, che già da parecchi decenni hanno dato prova della loro validità ed efficienza.

Esse, pur operando in settori specifici, convergono nell’unico intento di dilatare il regno di Cristo redentore. È tale la loro importanza che, come ebbe a dire il mio venerato predecessore Paolo VI, nel suo messaggio per la Giornata missionaria del 1974, se “non esistessero bisognerebbe crearle”.

3. In questo ultimo periodo c’è stato il trasferimento dell’Opera della santa Infanzia nella sede di Propaganda Fide, a Roma. Questo passo non mancherà di portare i suoi frutti, perché faciliterà l’azione di coordinamento centrale con le altre Opere.

Prendo atto parimenti con soddisfazione del nuovo impulso dato all’Opera di san Pietro apostolo, che, con la creazione di nuovi seminari, col sostegno economico alle numerose vocazioni sacerdotali e religiose - in promettente fioritura nelle regioni missionarie - assicura l’assistenza ministeriale alle nuove, future generazioni.

Sono pure informato che nella sessione pastorale state studiando il tema: “Le basi bibliche nell’azione pastorale delle Pontificie opere missionarie”. Non c’è dubbio che la Sacra Scrittura, insieme alla tradizione, costituisca la fonte prima della rivelazione divina. Tanto più opportunamente, quindi, è stato scelto questo argomento, in quanto approfondendolo, voi potrete comprendere sempre più adeguatamente come la parola di Dio, se deve costituire la guida e la base di tutta l’azione pastorale della Chiesa, dovrà essere, a maggior ragione, il fondamento dell’attività missionaria, che è essenzialmente volta a trasmettere i contenuti della rivelazione stessa.

Pertanto, studiare adeguatamente e con metodo la Bibbia, commentarla con chiarezza e competenza ai fedeli, adattandone, ovviamente, l’illustrazione alle capacità, alla preparazione e all’età degli ascoltatori, potenzierà meravigliosamente l’opera delle Opere missionarie. Così facendo, i fedeli riconosceranno in voi i testimoni viventi di quella parola salvifica, i continuatori del mandato missionario di Cristo.

4. Voi sapete che, a Dio piacendo, intraprenderò prossimamente un nuovo viaggio apostolico e “missionario”, che si svolgerà in territori affidati alle cure pastorali della Congregazione di Propaganda Fide. Sarà per me una gioia immensa portare personalmente una testimonianza della “sollicitudo omnium ecclesiarum” (2 Cor 11, 28), che, quale Pastore universale del gregge di Cristo, sento di compiere come uno dei miei precipui doveri.

Si tratta di Chiese giovani, ma ricche di fermenti evangelici, come la Chiesa di Fairbanks in Alaska, quella della Corea, che celebrerà il bicentenario della sua evangelizzazione, di Papua Nuova Guinea, delle Isole di Salomone, della Thailandia. Chiese molto lontane geograficamente, ma tutte molto vicine ed egualmente care al mio cuore, anzi predilette in ragione delle loro difficoltà e prove di ogni genere.

Pregate, e fate pregare i fedeli delle vostre nazioni, perché questo prossimo viaggio sia anche una nuova occasione che permetta ad ogni cristiano di avvertire sempre più la tensione missionaria che deve far vibrare tutti all’unisono nello sforzo di trasmettere i benefici incommensurabili della redenzione ai fratelli che ancora ne sono privi. E il Giubileo straordinario che ormai volge al termine, sia per ognuno ulteriore motivo di stimolo e di sprone.

La mia benedizione vi accompagni nel vostro impegno per la promozione delle Opere missionarie dei Paesi ai quali farete ritorno, portando nel cuore le parole di Cristo stesso: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni . . . insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20).

 

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