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CONVEGNO NAZIONALE «EUCARESTIA E PROBLEMI DI VITA DEI SACERDOTI, OGGI»

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CLERO ITALIANO

Domus Mariae - Giovedì, 16 febbraio 1984

 

Carissimi sacerdoti!

1. Tra le soddisfazioni che mi è dato provare lungo il corso di questo Anno Giubilare, una delle più grandi è quella di potermi incontrare con i membri del clero, con i miei confratelli nel sacerdozio. Ben volentieri, perciò, accogliendo il desiderio degli organizzatori del vostro convegno, mi trovo qui per farvi sapere anche sensibilmente che il Papa vi è vicino, vi segue nel vostro lavoro, partecipa alle vostre gioie, alle vostre ansie, alle vostre trepidazioni in un momento così significativo per la vita della Chiesa.

Il vostro incontro a Roma si è svolto nel clima profondamente spirituale di questo anno di grazia che ormai volge alla fine, e io godo sinceramente nel sapere che siete stati impegnati in questi giorni nella riflessione di un tema di così alto e comune interesse, “L’Eucaristia e i problemi di vita dei sacerdoti oggi”: tema destinato a promuovere quella sempre maggiore comunione di sentimenti e di opere, quella circolazione di idee, quello scambio e confronto di esperienze, che oggi soprattutto sono indispensabili per adattare l’esercizio del ministero sacerdotale alle necessità, alle aspirazioni e allo sviluppo della comunità ecclesiale.

Dunque, eccovi il mio saluto, il mio incoraggiamento e la mia benedizione.

Ma voi certamente attendete anche una parola sull’argomento specifico delle vostre riflessioni per sapere, attraverso la voce del Papa, che cosa la Chiesa oggi attende da voi, affinché possiate vivere in maniera sempre più efficace e autentica la donazione di voi stessi al Signore e alle anime.

2. Lo faccio ben volentieri, esprimendovi innanzitutto il mio apprezzamento per l’oggetto del vostro convegno, il quale coincide molto opportunamente con le finalità dell’Anno Giubilare, il cui intento, essendo quello di mettere a profitto in forma più intensa i benefici della Redenzione, non è che un nuovo pressante invito alla conversione rivolto a tutti i fedeli, e in modo particolare ai sacerdoti.

Se la conversione, per un sacerdote, significa un ritorno alla grazia stessa della vocazione per riscoprire di continuo le dimensioni del sacerdozio e attingere nuovo slancio nel suo dinamismo evangelico, quale miglior tema di riflessione può essere offerto di quello che ci fa meglio comprendere il rapporto vitale e profondo che unisce il sacerdozio all’Eucaristia e l’Eucaristia al sacerdozio?

Non si può capire il sacerdote senza l’Eucaristia. L’Eucaristia è la ragione del nostro sacerdozio. Siamo nati sacerdoti nella celebrazione eucaristica. Il nostro principale ministero e potere è in ordine all’Eucaristia. Essa, senza noi, non potrebbe esistere; ma anche noi senza l’Eucaristia non esistiamo o ci riduciamo a larve prive di vita. Il sacerdote perciò non potrà mai realizzarsi pienamente se l’Eucaristia non diventerà il centro e la radice della sua vita, così che tutta la sua attività non sia che l’irradiazione dell’Eucaristia.

3. È importante richiamare queste verità in un tempo in cui si avvertono voci insidiose che tendono a misconoscere il primato di Dio e dei valori spirituali nella vita e nell’azione del sacerdote. E ciò si fa in nome di un adeguamento ai tempi che è invece conformità allo spirito del mondo, sollevando dubbi e incertezze sulla vera natura del sacerdozio, sulle sue primarie funzioni, sulla sua giusta collocazione nella società.

Carissimi fratelli, non lasciatevi mai suggestionare da queste teorie. Non abbiate mai a credere che l’anelito all’intimo colloquio con Gesù eucaristico, le ore trascorse in ginocchio davanti al tabernacolo arrestino o rallentino il dinamismo del vostro ministero. È vero esattamente il contrario. Ciò che si dà a Dio non è mai perduto per l’uomo. Le profonde esigenze della spiritualità e del ministero sacerdotale restano, nella loro sostanza, immutate nei secoli, e domani, come oggi, avranno il loro fulcro e il loro punto di riferimento nel mistero eucaristico.

È la grazia dell’ordinazione che dà al sacerdote il senso della paternità spirituale, per cui come padre si presenta alle anime e le conduce sulla via del cielo; ma è la carità eucaristica che quotidianamente rinnova e feconda la sua paternità, che lo trasforma sempre più in Cristo, e, come Cristo, lo fa diventare pane delle anime, loro sacerdote, sì, ma anche loro vittima, perché per esse volontariamente si consuma, imitatore di colui che ha dato la vita per la salvezza del mondo.

In altre parole, un sacerdote vale quanto vale la sua vita eucaristica, la sua messa soprattutto. Messa senza amore, sacerdote sterile; messa fervorosa, sacerdote conquistatore di anime. Devozione eucaristica trascurata e disamata, sacerdozio in pericolo ed evanescente.

4. Ma la centralità dell’Eucaristia nella vita del sacerdote va ben oltre la sfera della devozione personale; essa costituisce il criterio orientativo, la dimensione permanente di tutta la sua azione pastorale, il mezzo indispensabile al rinnovamento autentico del popolo cristiano. Non è possibile - ci ricorda sapientemente il Concilio Vaticano II - che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della sacra Eucaristia, dalla quale deve quindi prendere le mosse qualsiasi educazione tendente a formare lo spirito comunitario” (Presbyterorum ordinis, 6).

Se si vuole perciò che l’amore cristiano si faccia realtà nella vita; se si vuole che i cristiani siano una comunità compatta nell’apostolato e nell’atteggiamento comune di resistenza alle forze del male; se si vuole che la comunione ecclesiale diventi un autentico luogo d’incontro, di ascolto della Parola di Dio, di revisione di vita, di presa di coscienza dei problemi della Chiesa, occorre con ogni sforzo adoperarsi per dare alla celebrazione eucaristica l’intera forza espressiva di evento di salvezza della comunità. Il che comporta una programmazione pastorale che inserisca l’Eucaristia nei dinamismi propri della vita umana, dell’esistenza personale e comunitaria. Una buona catechesi renderebbe certamente un grande servizio alla comunità ecclesiale illuminando e realizzando la circolarità vivente tra la messa celebrata nella Chiesa e la messa vissuta negli impegni quotidiani.

5. È così che la celebrazione eucaristica sarà l’espressione della fede viva di una comunità, la quale scopre e rivive l’esperienza dei discepoli di Emmaus che riconoscono il loro Maestro e Signore nello spezzare il pane (Lc 24, 31). È questa la testimonianza che la Chiesa oggi richiede da voi, carissimi sacerdoti. Offritela pronta e generosa, in serenità e letizia. Ed è bello che questo impegno sia riaffermato da voi qui davanti al Papa, in risposta alle comuni attese di questo Anno Giubilare, così fecondo di grazie.

Io vi incoraggio a riprendere il vostro lavoro nel ministero sacro con spirito di fede e di sacrificio. Pregherò per voi Maria Santissima, Regina degli Apostoli, affinché vi aiuti a perseverare nei vostri santi propositi, e come Ella magnificò il Signore per il dono del Salvatore, ogni sua parola conservò nel cuore e lo servì con amore e piena dedizione, così anche voi possiate esprimere la vostra gioia nel ringraziamento per l’Eucaristia celebrata, radicando in essa sempre più profondamente la vostra vita e il vostro apostolato. Con la mia Benedizione Apostolica.



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