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VISITA PASTORALE A BARI E BITONTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE CATEGORIE PRODUTTIVE

Fiera del Levante - Domenica, 26 febbraio 1984

 

Illustri signori e cari amici di Bari.

1. Sono lieto di questo incontro con voi, qualificati rappresentanti delle categorie produttive e dei servizi della città di Bari: imprenditori dell’industria; addetti ai trasporti delle ferrovie e dei servizi urbani ed extra-urbani; lavoratori del mare: pescatori, portuali, marittimi; artigiani e commercianti; addetti al pubblico impiego e al servizio sanitario. Voi recate e impersonate la struttura dinamica e laboriosa di questo capoluogo apulo.

Vi ringrazio con vivo calore per la vostra presenza e porgo a ciascuno di voi il mio saluto più cordiale.

Il primo sentimento che ora sorge nel mio animo è quello di apprezzamento per l’impegno intenso di questa città, al fine di raggiungere il massimo dell’occupazione e un sufficiente livello di benessere e di sicurezza sociale per tutti.

Bari che, oggi, con le sue nuove costruzioni periferiche ha assunto l’aspetto tipico di un moderno centro industriale e commerciale, è sempre stata città dalle vivaci risorse, operosa e impegnata. Non è certo questo il momento di riandare sulle onde della storia a una sintesi dei passati eventi, ma non si può non ricordare che Bari ha mantenuto nei secoli la sua funzione essenziale di porta verso l’Oriente, di polo di sviluppo e di scambi.

Tutto ciò, rivissuto in sintetico “flash”, permette di comprendere il carattere del cittadino barese e della provincia; ingegnoso, desideroso di lavorare, di intraprendere nuove esperienze; di tenersi all’altezza dell’aggiornamento imprenditoriale e commerciale. Tale fervore della città, della provincia e della regione trova la sua espressione spettacolare nella fiera del Levante, prestigiosa vetrina delle varie attività, punto di riferimento per tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e quindi concreta dimostrazione del valore del dialogo tra le nazioni. È significativo, dunque, che questo mio incontro con le forze dell’economia barese avvenga proprio nei locali che ospitano la suddetta fiera.

2. Naturalmente esistono numerosi problemi da risolvere; ed è qui che il mio sincero compiacimento diventa esortazione per tutti voi a non perdere mai l’entusiasmo; a non lasciarsi sopraffare dal peso delle difficoltà e dall’amarezza dell’insuccesso; ad impegnarsi fedelmente per programmare lo sviluppo, per preparare i giovani ai settori più promettenti dell’occupazione, per servire la comunità saggiamente, non tanto al fine di arricchire, ma piuttosto per distribuire in modo equo la sicurezza sociale e il benessere.

Questo impegno diretto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo, nel suo contesto familiare e sociale, è certamente un’impresa nobilissima, ma al tempo stesso delicata e difficile. Anche i problemi economici più gravi vanno affrontati alla luce di una conoscenza globale dell’uomo e delle sue fondamentali esigenze spirituali.

È necessario uscir fuori dalle teorie e dalle mode, anche da quelle politiche ed economiche, e ricondurre sempre le cose dell’uomo - comprese le sue attività produttive - alla fondamentale iniziativa creatrice e redentrice di Dio, vera chiave di interpretazione di ogni valore umano.

Ora è certo che, nel piano di Dio, l’uomo è destinato a realizzare ed esprimere l’amore, l’amicizia, la comunione anzitutto con Dio stesso e poi con tutti i fratelli. Quindi una politica economica, pur osservando il necessario rigore, l’auspicata oculatezza e lungimiranza, deve tendere anch’essa a favorire e a stabilire l’amore vicendevole, nel rispetto di tutti i diritti della persona umana. Solo così l’uomo “pellegrino verso l’eterno” potrà percorrere il cammino terrestre in una vitale atmosfera di solidarietà fraterna che lo conforti e lo incoraggi.

Nessuna legge del profitto economico e della produzione ottimale dovrà vanificare od ostacolare il raggiungimento di tali traguardi spirituali, essenziali all’uomo.

Ad esempio eloquente di un tale stile globale nell’affrontare i problemi economici e politici in sintonia con la realtà spirituale dell’uomo, desidero ricordare in questa città che gli diede i natali e che da lui fu tanto amata, la figura dell’onorevole Aldo Moro che consacrò tutta la sua vita all’azione politica per il bene dell’intera nazione italiana e che concluse così tragicamente, nella luce di una definitiva oblazione ai supremi ideali, la sua nobile esistenza di statista. Egli scriveva: “Il cristiano deve essere estremamente cauto nel ricercare, dovunque si presentino e spesso nei modi più impensati, le vere cause che ostacolano il progresso del mondo: intransigente nel rimuoverle in se stesso e negli altri; coraggioso nelle grandi e nelle piccole cose; fiducioso nel lavoro oscuro . . . paziente nell’anelito infinito del bene”. E concludeva: “Noi riconosciamo il valore dell’economia e della politica, ma le subordiniamo al supremo valore umano che è nella comunione dell’uomo con Dio” (Aldo Moro, Un mondo migliore, in “Pensiero e vita”, 9 settembre 1944).

Sono asserzioni serie che assumono il valore di un programma anche per chi non condivide la stessa fede, e che incoraggiano pure voi a perfezionare il vostro impegno di lavoro.

3. Concludo queste mie parole con l’auspicio di un avvenire sempre più prospero; ma soprattutto formo un augurio di conversione evangelica, cioè che il vostro domani possa vedere i cuori di tutti sempre più aperti agli ideali della fraternità, della mutua comprensione, della sensibilità operante in favore di quanti sono particolarmente stretti dalle angustie del bisogno e dell’insicurezza sociale. Affido al Signore questi voti e li pongo sotto la protezione della Vergine Odigitria, affinché essa vi assista in questo cammino di autentica promozione umana, mentre rinnovo a tutti voi il mio saluto, estendendolo ai vostri colleghi, alle vostre famiglie e ai vostri cari. Con la mia benedizione.



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