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VISITA PASTORALE A BARI E BITONTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DURANTE L'INCONTRO CONCLUSIVO

Domenica, 26 febbraio 1984

 

Carissimi giovani!

1. L’incontro con voi, a conclusione di questa indimenticabile giornata ricca di emozioni, mi allieta profondamente e mi fa già pregustare quelli che avrò fra qualche settimana con i giovani di tutto il mondo, allorché converranno a Roma per la celebrazione del Giubileo della Redenzione.

Le vostre voci trovano immediata rispondenza nel mio animo. Mi dicono la vostra esuberante volontà e la vostra gioia di vivere. Non mi nascondono, tuttavia, i problemi che vi assillano e tentano di soffocare gli entusiasmi di codesta primavera della vita.

A voi e a tutti i vostri coetanei, che siete le promettenti speranze della cara Chiesa di Bari, io porto un affettuoso messaggio di fede, di speranza e di impegno.

Perciò mi pongo sulla soglia del vostro cuore, sicuro che voi mi concederete volentieri la gioia e il privilegio di parlarvi col semplice e trasparente linguaggio dell’amore.

Aprendovi il mio cuore, cari giovani, vi invito a rientrare in voi stessi e a riflettere sull’orientamento da dare alla vostra vita.

2. Sono convinto che voi, quali giovani fervidi di entusiasmo, pieni di generosità e di spirito di sacrificio, saprete compiere ogni sforzo in vista della propria “autorealizzazione”, e che nella serena apertura agli ideali più nobili e nella costante operosità, troverete la forza di far fronte a difficoltà di vario genere, senza lasciarvi condizionare da quei fenomeni di delusione, d’insoddisfazione, d’insicurezza che assumono talora dimensioni vistose e preoccupanti, quando si traducono in forme di profonda inquietudine, e sfociano in disorientamenti del pensiero e del cuore, facendo perdere la fiducia verso il futuro, che è la molla propulsiva della stagione giovanile.

Tra pochi anni, carissimi giovani, sarete nel pieno della vostra maturità: sarete gli uomini del Duemila! Allora, tornando indietro col pensiero, vi domanderete non solo che cosa abbia dato a voi la società ma, anche e soprattutto, che cosa voi avete fatto per essa. La scadenza bimillenaria ha le sue premesse nell’oggi, in cui si esplica il vostro impegno personale e comunitario; nell’oggi, che avete ereditato dal passato e in cui si configura la piattaforma della tradizione che voi, a vostra volta, dovrete trasmettere alle generazioni future.

3. Abbiate coscienza del valore della giovinezza, delle sue possibilità, come pure dei suoi limiti. È nel cuore, prima che altrove, che va cercato il senso vero e totale della giovinezza.

Essa non è semplicemente un raccordo di transizione fatalisticamente posto all’incrocio tra l’eredità del passato e le prospettive dell’avvenire. Se bastasse il criterio del tempo, avrebbe ragione quella polemica che suole inserirsi da sempre nei rapporti tra una generazione e l’altra.

La giovinezza ha un valore in se stessa; per ciò che è; per ciò che dà. Per la stessa verità del suo essere. Per la fecondità del suo dare.

Se agli adulti incombono gravi doveri verso i ceti giovanili, voi giovani dovete avere una chiara consapevolezza di ciò che siete. Questo è un presupposto elementare perché possiate dare una risposta valida ai problemi personali e contribuire a rivitalizzare l’ambiente in cui vivete non come spettatori né, tanto meno, come contestatori, ma come veri protagonisti volenterosi e responsabili.

Questa consapevolezza ha il suo principale pilastro nel senso di Dio e nel primato dei valori spirituali e morali, vera sorgente di serenità anche in quelle circostanze che, per molti motivi, rendono più pesante la fatica di essere uomini.

4. Abbiate pertanto una coscienza cristiana sempre più robusta e coerente.

La fede avvalora il senso della giovinezza, non lo mortifica. Non abbiate perciò paura di aderire a Cristo. Tutto ciò che di grande e di buono andate cercando, lo troverete in lui. Poiché Cristo è la luce in senso assoluto: dissipa ogni ombra, abbatte le incertezze, sconfigge i dubbi, assicura le più belle conquiste.

Cristo dà un significato preciso a quel senso di religiosità che non manca nella gioventù moderna, nel momento in cui assistiamo al tramonto delle ideologie.

Cristo arricchisce di contenuto e di slancio quei messaggi umanitari, in cui si pensa talvolta di poter esaurire il fenomeno religioso.

Cristo conferisce concretezza al generico bisogno di trascendenza che germoglia tra i ruderi di concezioni materialistiche in via di disfacimento.

Cristo offre fondamenti sicuri e stabili a chiunque decida di costruire l’edificio della propria esistenza non sulle sabbie mobili, ma sulla solida roccia.

Non v’è oggi un giovane o una giovane che non possa trovare nel verbo cristiano benefici fermenti per il proprio spirito. Non v’è delusione, dissipazione, peccato, che, in Cristo, non possano essere superati; come non v’è anelito, necessità, speranza che, immessi nell’orbita di Cristo, Signore e Redentore, non ricevano i benefici sperati.

È vero, Cristo è esigente. Domanda tutto. Fa appello a una generosità incondizionata. Ma è proprio per questa totalità che il cristianesimo rimane una religione sempre attuale ed è destinato a trovare piena sintonia con la coscienza giovanile, la quale è incline alla totalità della donazione, aliena dalle mezze misure, ostile al formalismo e alla superficialità.

Al giovane, Cristo apre un orizzonte immenso. Gli svela i rapporti che corrono tra l’eterno e il tempo, tra la vita futura e quella presente. Gli mostra che c’è un nesso profondo tra la verità e il bene, e che pertanto il livello morale di un’esistenza dipende essenzialmente dalla propria capacità di coerenza, che ha radici nella sfera intima del pensiero e del cuore.

La vocazione cristiana, cari giovani, richiede che sia manifestata anche all’esterno, dapprima tra il mondo dei vostri coetanei, perché esso attraverso di voi possa ricevere la parola di Cristo e comprenderne tutto il suo fascino. Richiede che si espanda in ogni ambiente della vita comunitaria, perché la vostra partecipazione alle gioie e alle speranze, alle tristezze e alle angosce degli uomini d’oggi si traduca in un vostro concreto apporto ai grandi valori verso i quali siete particolarmente sensibili: il rispetto della vita umana fin dal primo germoglio, la libertà, l’onestà, la fratellanza e la giustizia, la pace.

5. Abbiate inoltre una solida coscienza ecclesiale.

L’appartenenza alla Chiesa, nella sua espressione locale e in quella universale, è un dono immenso e una risorsa feconda.

La Chiesa - voi lo sapete! - non ha propositi né programmi demagogici; ma la sola ambizione di amare e di servire, secondo il mandato affidatole da Cristo per tutti gli uomini e per tutti i tempi.

Essa, più si interroga su se stessa, come ha fatto durante il Concilio e come fa tuttora alla luce di quel grande evento, più riscopre la propria vocazione al servizio degli uomini.

Dal dialogo quotidiano col suo divino Fondatore, e confidando nelle sue promesse, essa riceve le energie necessarie per navigare con l’ardimento dei primi apostoli sui flutti della storia.

Le generazioni che salgono devono sentirsi coinvolte profondamente in questa azione della Chiesa. Con la preghiera, con la vita eucaristica, con la devozione alla Madonna, con l’esercizio dell’apostolato capillare e organizzato, con l’attività della catechesi e dell’evangelizzazione, voi dovete far risplendere quella luce che la Chiesa ha posto nelle vostre menti. Questa luce vi guidi sulle strade del genuino progresso e in quello spirito di riconciliazione che ci ripromettiamo dalla celebrazione dell’Anno Giubilare, tappa quanto mai significativa di questo ultimo scorcio del millennio cristiano.

Carissimi giovani!

Ecco il messaggio che desidero lasciarvi a coronamento di questo mio pellegrinaggio.

Lo depongo nel vostro cuore con fervido affetto, auspicando che dalla profondità della coscienza cristiana ed ecclesiale tutta la cara gioventù di Bari tragga alimento per la propria fedele testimonianza cristiana, mentre vi benedico tutti nel nome del Signore.



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