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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI DEPUTATI LIBANESI 

Martedì, 10 gennaio 1984

 

Signori deputati.

La vostra presenza qui, questa mattina, è per me motivo di profonda soddisfazione.

Saluto in voi, innanzitutto, i membri della nobile comunità maronita, che la Chiesa universale ha sempre tenuto in alta considerazione non solo per le sue tradizioni spirituali, ma anche per il coraggio con cui i suoi figli hanno saputo testimoniare la loro fede in Cristo a volte fino al martirio.

Non dimentico poi che avete ricevuto dai vostri concittadini il mandato di esercitare la carica parlamentare in un Paese che ha voluto ispirarsi all’ideale democratico e garantire così una fruttuosa coesistenza tra diverse religioni e culture. In questo modo è possibile comprendere l’influenza del Libano nella regione e anche fuori.

La Santa Sede segue con attenzione particolare l’evoluzione della situazione politica del vostro Paese e non risparmia alcuno sforzo, lo voglio sottolineare, affinché venga ristabilita al più presto la pace e i libanesi possano vivere una vita rispondente alle aspirazioni di un popolo che ha troppo a lungo sofferto per l’atroce scatenarsi delle passioni e dei conflitti, interni o imposti dall’esterno.

Facendo questo, la Sede Apostolica intende non solo contribuire alla difesa dei diritti fondamentali dell’uomo sui quali si fonda la stabilità della società, ma intende sostenere e promuovere risolutamente ogni sforzo per il riconoscimento dell’esistenza e dei diritti delle comunità cristiane. Certamente, non si tratta di reclamare privilegi indotti, ma semplicemente si tratta di garantire, nella giustizia, la presenza, l’attività e lo sviluppo di queste comunità. In questo modo, esse saranno meglio in grado di testimoniare nella società pluralistica libanese i valori evangelici e costituiranno un apporto e una ricchezza di cui beneficerà l’intero Paese.

Desidero dire, inoltre, quanto mi senta vicino a quei padri e madri di famiglia che piangono per la perdita dei loro cari, hanno visto gli sforzi di tutta un’esistenza distrutti nella perdita dei loro beni e sono preoccupati per il futuro dei loro figli, come pure sono vicino a tutti quei libanesi sinceri, che anelano ad un Libano prospero e felice, che non hanno davanti che il desolante spettacolo di un campo di battaglia. Il pericolo da evitare, di fronte alla stanchezza e alla disperazione, è quello di rassegnarsi ad accettare una soluzione politica qualsiasi pur di porre fine alle lotte che distruggono il Paese. Se un tale stato d’animo è ben comprensibile nel drammatico contesto del Libano d’oggi, io sento il dovere di richiamare a tutti il coraggio della speranza che trova la sua origine in Dio misericordioso, nel quale tutti i libanesi, cristiani e musulmani, attingono il loro senso dell’uomo, della sua dignità e della sua capacità di rispetto dell’altro.

Sono molto cosciente che tanti anni di guerra - con le vittime, spesso innocenti, le distruzioni e le apprensioni per il futuro - hanno generato reazioni eccessive e atteggiamenti intransigenti. Ma sono tanto più convinto che non è troppo tardi per superare diffidenza e rancore. Lo ricordavo recentemente, nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace: “la pace nasce da un cuore nuovo”.

In questo inizio d’anno, non ci sono da formulare auguri migliori per il Libano, se non che i cittadini di questa nazione così provata, uniti attorno alle legittime autorità, trovino la volontà e la forza per far nascere, in un dialogo lucido e sincero, quei valori indispensabili per la sopravvivenza del Libano che sono la solidarietà e l’unità. Un tale progetto suppone che tutte le parti in causa siano disposte a sopportare dei sacrifici, a rinunciare a qualcosa, affinché solo il bene comune sia vittorioso.

Questa riconciliazione - e il rispetto della sovranità e dell’indipendenza del Libano da parte di tutti i Paesi preoccupati della sua dignità - contribuirà a consolidare i generosi sforzi e la buona volontà per l’avvento di una pace duratura alla quale aspirano tutti i libanesi.

Signori, è a voi, deputati maroniti, che affido questi ferventi voti affinché, sempre più convinti delle vostre responsabilità di cristiani e di politici, voi possiate, con tutti coloro che hanno potere decisionale, promuovere il bene del Paese ed essere artefici di un Libano nuovo in cui ciascuno si senta ascoltato, parte attiva di un destino comune!

La mia paterna benedizione vi accompagni e si estenda all’intero popolo del Libano!

 

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