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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ISTITUZIONE RELIGIOSA
«PICCOLA OPERA DELLA REDENZIONE»

Lunedì, 30 gennaio 1984

 

1. Sono assai lieto di incontrarmi quest’oggi con voi, cari alunni ed ex alunni della Piccola Opera della Redenzione, la quale a 40 anni dalla sua fondazione a Visciano, in diocesi di Nola, intende ricordare con questo pellegrinaggio alle memorie degli Apostoli e dei Martiri tale felice ricorrenza, che cade significativamente nell’Anno Santo della Redenzione.

A tutti do il mio cordiale benvenuto e tutti saluto nel nome del Signore; rivolgo un pensiero particolarmente affettuoso al Padre Arturo D’Onofrio fondatore e superiore generale della benemerita Piccola Opera, la quale ha visto sorgere nel suo seno due Congregazioni religiose: i Missionari della Divina Provvidenza e le Piccole Apostole della Redenzione. Anche a questi missionari e a queste apostole vada il mio saluto e il grato apprezzamento per la generosa attività che essi svolgono in Italia e nell’America Latina in favore dei ragazzi e dei giovani.

Alla luce del motto programmatico: “Amare e far amare Gesù, la Chiesa, il Papa, le Anime con Maria, per Maria e in Maria”, la vostra Opera, in questi 40 anni di vita, ha promosso la formazione morale, religiosa, civile e professionale di circa 25.000 ragazzi orfani, abbandonati e poveri, qualificando schiere di tipografi, saldatori, tornitori, aggiustatori meccanici, fabbri, fresatori, elettricisti, bobinatori, elettromeccanici, tecnici della radio-televisione, falegnami, sarti, calzolai, marmisti, eccetera. Fa piacere anche sapere che la vostra Opera ha preparato per la Chiesa 45 sacerdoti, di cui 24 sono a servizio di varie diocesi e gli altri svolgono il loro specifico apostolato fra i giovani.

È questo un bilancio confortante che lascia ben sperare per il futuro dei vostri istituti sorti per la gloria di Dio e per il servizio dell’uomo. Auspico che questo binomio continui ad essere sempre la nota distintiva del vostro esistere e operare in seno alla Chiesa e alla società.

2. Al saluto, ora espresso, aggiungo una parola di compiacimento a quanti sono responsabili e impegnati nella direzione e animazione dei vostri istituti, e di lode a voi, alunni ed ex alunni, che oggi affollate quest’aula, testimoniando col vostro entusiasmo e con la vostra fede la vitalità e la bontà dei principi e dei metodi educativi, a cui si ispirano le vostre scuole. Voi avvertite che la scuola vi ha dato qualcosa di più che una semplice istruzione; vi ha acceso nel cuore ideali chiari, forti e vitali; vi ha resi coscienti dei doveri che vanno oltre quelli personali e professionali, perché vi ha sensibilizzati nei confronti delle grandi cause della giustizia e della fratellanza sociale; vi ha dato la sicurezza della vostra vocazione cristiana e della “speranza che non delude” (Rm 5, 5).

3. La ricorrenza dei 40 anni della vostra Opera, che prende nome e si ispira alla Redenzione, costituisce inoltre per voi un motivo speciale per celebrare il Giubileo della Redenzione in piena consonanza con la vostra specifica spiritualità. Cristo Redentore, che vi ha condotti come per mano in questi anni della vostra nascita e del vostro sviluppo, vi conceda di vivere in profondità le esigenze di questo anno di grazia e di misericordia, di penitenza e di riconciliazione. La Croce che occupa nel vostro animo un posto eminente, sia il vessillo che illumina i vostri passi. Sappiate riconoscere in essa l’incontro della colpa con l’innocenza, della crudeltà con la bontà, della morte con la vita; lo strumento di liberazione dalla schiavitù del peccato e di esaltazione ai fulgori della grazia santificante. È in essa che prende luce e si attua il mistero della penitenza e della riconciliazione. A queste realtà sublimi l’Anno Santo vuol richiamare le menti e i cuori dei fedeli. Per rispondere adeguatamente a questo messaggio, occorre ristabilire mediante il sacramento della penitenza nuovi rapporti con Dio e far rinascere amichevoli e pacifiche relazioni con i fratelli. Occorre estirpare dall’animo le radici dell’odio, che inaridisce il cuore e dissecca le sorgenti dell’amore e del bene; è necessario tornare all’ideale evangelico di quella eroica carità che Cristo non ebbe timore di proporre ai suoi seguaci: “lo vi dico: amate i vostri nemici, fate del bene a chi vi odia, e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano” (Mt 5, 44). Queste parole dimostrano come la riconciliazione sia una necessità costituzionale del Regno di Dio. Nessuno si può qualificare cristiano se non sa “vincere il male col bene” (Rm 12, 21) e se non è in grado di diffondere la bontà, la generosità e la magnanimità.

4. Carissimi fratelli e sorelle, accogliete questi pensieri e queste esortazioni con lo stesso affetto col quale ve le ho comunicate, e portatele nel vostro cuore sempre. La Vergine santissima, che voi venerate sotto il titolo di Maria Consolatrice del Carpinello, vi assista e vi ottenga dal suo figlio Gesù, Redentore dell’uomo, di tradurre in pratica i vostri buoni propositi e le vostre sante aspirazioni per il futuro. Sia ella ancora e sempre in mezzo a voi, come nel Cenacolo, per infondervi luce e conforto.

Con questo augurio e con questa preghiera vi imparto la benedizione apostolica, che volentieri estendo a tutti i vostri familiari e a quanti vi sono cari.

 

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