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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SUPERIORI PROVINCIALI DELL'ORDINE
DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI

Sala del Trono - Giovedì, 1 marzo 1984

Fratelli carissimi!

1. Saluto in voi, Ministri provinciali e Consiglieri provinciali d’Italia, tutti i vostri confratelli italiani e il benemerito Ordine dei frati minori Cappuccini.

La vostra presenza oggi, qui, obbedisce, prima di tutto, a un desiderio chiaro di manifestare la vostra fedeltà al Vicario di Cristo come voleva il vostro Serafico Padre: essere “sempre sudditi e soggetti ai piedi della santa madre Chiesa” (Regola, c. 12). E obbedisce anche al desiderio filiale di ricevere una parola di incoraggiamento per il difficile compito dell’odierna “formazione permanente”.

2. So che il vostro ordine ha cercato, in questi ultimi tempi, di affrontare seriamente la trattazione di questo problema. Chiara prova di ciò sono, sul piano legislativo, le norme presenti nelle vostre Costituzioni del 1982 (Costituzioni del 1982, n. 41- 44) e, sul piano pratico, l’organismo centrale creato per attuare tali norme. In tutto questo non posso che approvarvi e incoraggiarvi.

Ed è nel quadro di tale programma che voi, ministri provinciali, avete voluto unirvi durante due interi mesi per un corso di formazione permanente, cioè per un periodo più intenso di preghiera, di riflessione e di studio. Avete così voluto imitare in qualche modo Gesù che, “sotto l’azione dello Spirito Santo, andò nel deserto dove rimase quaranta giorni” (Lc 4, 1-2) e si ritirava spesso a pregare; e avete voluto imitare anche san Francesco che trascorreva lunghi e frequenti periodi di ritiro - specialmente la Quaresima - alla Verna e in altri luoghi solitari. Avete sentito il bisogno di un rinnovamento spirituale e di un approfondimento culturale, ponendovi così anche quale esempio e incitamento per i vostri fratelli,

3. La formazione permanente si è venuta facendo sempre più urgente e necessaria ai nostri giorni a causa dei continui e molteplici mutamenti della nostra età, sia in campo civile sia in quello più strettamente religioso, mutamenti che provocano “un’accelerazione tale della storia, da poter difficilmente essere seguita dai singoli uomini” (Gaudium et spes, 5). Gli uomini vengono posti di fronte a valori nuovi o, a ogni modo, a nuovi modi di sentire i valori. Tutto questo esige un animo allo stesso tempo più vicino a Dio e più vicino agli uomini, un animo attento alla “voce dello Spirito” che parla nell’intimo delle coscienze come nei “segni dei tempi”. È necessaria quindi una vita spirituale più profondamente vissuta e una preparazione culturale che vi rendano capaci - alla luce del Vangelo e dell’insegnamento della Chiesa - di rispondere appieno alla vostra vocazione e di interpretare rettamente il mondo contemporaneo.

4. In una mia Lettera a tutti i Sacerdoti della Chiesa, dopo aver ricordato due principi fondamentali, cioè quello della necessità della conversione di ogni giorno e quello della necessità della preghiera “sine intermissione”, dicevo: “La preghiera dobbiamo unirla a un continuo lavoro su noi stessi: è la formazione permanente” (Ioannis Pauli PP. II, Epistula ad universos Ecclesiae Sacerdotes, adveniente Feria V in Cena Domini, 10, die 9 apr. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II [1979] 859), che dev’essere a un tempo interiore, pastorale e intellettuale (Cf. Sacrae Congragationis Pro Clericis Litterae Circulares die 4 nov. 1969 date Inter Ea : AAS 62 [1970] 123ss.). Ciò significa che “se la nostra attività pastorale, l’annuncio della parola e l’insieme del ministero sacerdotale dipendono dall’intensità della nostra vita interiore, essa deve egualmente trovare il suo sostegno in uno studio assiduo. Non basta arrestarci a ciò che abbiamo un tempo imparato in seminario, anche nel caso che si sia trattato di studi a livello universitario . . . Questo processo di formazione intellettuale deve protrarsi per tutta la vita . . . Come maestri della verità e della morale, noi dobbiamo rendere conto agli uomini, in modo convincente ed efficace, della speranza che ci vivifica. E ciò fa anche parte del processo della conversione quotidiana all’amore mediante la verità” (Ioannis Pauli PP. II, Epistula ad universos Ecclesiae Sacerdotes, adveniente Feria V in Cena Domini, 10, die 9 apr. 1979 : Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II [1979] 859). Questa dottrina della Chiesa si trova nel nuovo Codice di Diritto Canonico e viene posta in evidenza anche dalle vostre Costituzioni rinnovate, due documenti che certamente stimate e studiate con impegno.

5. La formazione permanente, nella sua duplice dimensione di conversione e di aggiornamento culturale continui, ha di mira una più piena e coerente adesione alla propria vocazione: “Sarebbe vano lo sforzo degli istituti religiosi per un aggiornamento di obiettivi e di metodologie, se non fosse ispirato e accompagnato da approfondimento e rilancio di spiritualità” (Eiusdem, Allocutio ad participantes CVI Capitulo Generali Tertii Ordinis regularis S. Francisci, 3, die 19 maii 1983 : Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI/1 [1983] 1275).

Vorrei mettere in rilievo alcuni obiettivi che devono caratterizzare il vostro modo specifico di realizzare la formazione permanente.

Prima di tutto l’approfondimento di quel tesoro che è la vita fraterna, alla quale siete stati chiamati. Questo valore della fraternità, così vivo e vero nel santo di Assisi, è stato considerato dagli uomini di tutti i tempi come un sublime ideale di perfezione umana e comunitaria. Tocca a voi in modo speciale porlo con convinzione, nei fatti prima che nelle parole, nel quotidiano paziente vivere, pregare e operare insieme.

Nella vostra storia, il messaggio di fraternità si è spesso tradotto nel favorire accordi di pace sia a livello di pubblici poteri - basti ricordare l’opera di pace dei vostri fratelli Lorenzo da Brindisi e Marco d’Aviano - sia a livello delle tensioni sociali, con una predicazione itinerante e un esercizio del ministero della Riconciliazione, pieni di sapienza e di buoni frutti nel fervore della semplicità, sempre sul fondamento della parola di Dio. San Leopoldo, il beato Geremia da Valacchia, padre Pio, padre Mariano da Torino sono stati annunciatori di amore e perciò facitori di pace (cf. Mt 5, 9).

6. Il carisma del vostro Ordine, sorto dal robusto albero piantato da Francesco d’Assisi, si caratterizza per la pratica fervorosa della preghiera, congiuntamente a quella “perfetta letizia” (Gc 1, 2), che non viene dal mondo, ma da una profonda comunione contemplativa con Gesù crocifisso e risorto.

Se il cammino di questi ultimi anni vi ha portati a un’attività apostolica forse troppo intensa e dispersiva, è ora di rivedere le vostre scelte a questo riguardo; date maggiore tempo, cuore e mente a Dio, insegnate con la vita ai fratelli che Dio ha diritti sacrosanti nell’esistenza dell’uomo e non può essere relegato all’ultimo posto della casa, all’ultimo momento della giornata. La ricerca dell’intimità con lui deve essere l’insonne impegno di vostri giorni.

7. La scelta dei poveri. Oggi il mondo scopre con senso di responsabilità nuova la presenza dei poveri. Spesso però tale scoperta rimane a livello teorico.

Voi avete scelto i poveri: e le vostre Costituzioni sono lì a ricordarvi ogni giorno come vivere le beatitudini del Signore; “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio” (Lc 6, 12).

Ci saranno diversi modi di identificarsi con i poveri del Signore, ma essi saranno sempre la parte da voi prediletta e la condivisione delle loro sofferenze e disagi dovrà essere sempre una componente fondamentale del vostro vivere e operare.

8. Seguendo queste linee di condotta, potrete essere quei testimoni della Buona Novella che la Chiesa e gli uomini attendono da voi, secondo gli insegnamenti e gli esempi di san Francesco.

Voi che siete detti e siete “i frati del popolo” (Cf. Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/3 [1982] 1287) e avete un più facile accesso al cuore degli umili, potete anche più facilmente, in modo particolare attraverso l’apostolato itinerante, portare Gesù, il Redentore dell’uomo, nella società, specialmente verso le larghe masse dei poveri, dei piccoli, dei deboli.

Gli uomini del nostro tempo, sconvolti da lotte e da guerre, da ingiustizie e da crisi di ogni genere, hanno bisogno di gioia e speranza, che sole si possono attingere dalla divina sorgente. Dissetati ogni giorno ad essa, andate anche voi per il mondo, come Francesco, dicendo a tutti: “Il Signore ti dia pace!” (Testamento di San Francesco) e annunciando, quali “custodi di speranza”, la salvezza che viene dalla riconciliazione con Dio.

Il ministero della riconciliazione è uno dei vostri grandi compiti, dei vostri gloriosi compiti! Si deve continuare nella stessa gloriosa tradizione. Penso che voi avete il carisma della Confessione, che dovete mantenere sempre vivo nel vostro cuore e nel vostro ministero. Questo grande, importante carisma! Specialmente ai nostri tempi, quando, nella vita umana e cristiana, questo carisma da una parte viene quasi un po’ abbandonato e da un’altra parte viene invece ricercato! Durante il Sinodo, tanti vescovi hanno detto che, se c’è una crisi della Confessione sacramentale, è anche a causa dei confessori che non sanno confessare bene. Ora si deve capovolgere questo capitolo e ritrovare l’amore per le confessioni. E dove cercare grandi amatori della Confessione se non nell’Ordine dei Cappuccini, specialmente dopo la canonizzazione di san Leopoldo?

In questo impegno, sempre rinnovato, vi guidi il maestro divino Gesù e vi assista la vergine Maria, che conservava e meditava nel suo intimo la parola del Signore (Lc 2, 51).

Scenda su di voi e su tutto l’Ordine cappuccino la benedizione apostolica, che di cuore vi imparto.

 

 



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