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VIAGGIO APOSTOLICO IN COREA, PAPUA NUOVA GUINEA,
ISOLE SALOMONE E THAILANDIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CLERO, AI RELIGIOSI E AI RESPONSABILI LAICI

Cattedrale di Port Moresby (Papua Nuova Guinea)
Martedì, 8 maggio 1984

 

Diletto popolo fedele di Port Moresby e di Papua Nuova Guinea.

1. Gesù Cristo, Figlio di Dio, “è morto per tutti, perché quelli che vivono, non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro” (2 Cor 5, 15).

Fratelli e sorelle in Cristo, la redenzione del mondo è stata compiuta con la passione morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Prima della redenzione gli uomini erano schiavi del peccato, inclini più a dominare che a servire, a vivere per sé e non per gli altri. Ma con il mistero della sua croce e risurrezione ci è stata data la libertà e la grazia di vivere non più per noi stessi, ma per lui. Meraviglioso dono di Cristo, nostro salvatore!

È proprio per questo motivo che Cristo morì per tutti noi, per liberarci dai legami dell’egoismo dai quali non avremmo mai potuto sfuggire da soli, per renderci liberi, e per renderci capaci di vivere per lui. Questo è il dono che Cristo ha dato a noi tutti: al clero, ai religiosi, ai laici. È il dono che i missionari recarono a Papua Nuova Guinea, che portarono nei loro cuori e che misero a frutto in questo Paese. Penso all’esempio del beato Giovanni Mazzucconi, che diede la sua vita per amore di Cristo. Il suo martirio è un’eloquente proclamazione dell’insegnamento di Gesù, che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi: “Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 33).

2. Con le acque vive del Battesimo, noi tutti abbiamo ricevuto la grazia di vivere per Cristo. Siamo diventati, così, partecipi dell’opera che lui stesso venne a compiere, quella di riconciliare il mondo a Dio. Come abbiamo udito nella prima lettura di oggi: “Dio... ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione” (2 Cor 5, 18).

Tutti i membri della Chiesa partecipano al “ministero della riconciliazione”, ma ciascuno secondo i doni che ha ricevuto.

3. I laici con la loro quotidiana testimonianza di Cristo nella casa, nel lavoro e in tutte le circostanze ordinarie del mondo, lottano contro l’ostilità e le divisioni che esistono ancora in una società segnata dal peccato, e si sforzano di costruire un regno di verità e giustizia, il regno di Dio vivente, un regno di amore e di pace.

Le coppie di sposi danno un importante contributo all’unità e alla stabilità della società restando fedeli alla loro promessa di fedeltà per tutta la vita e dando testimonianza dell’amore generoso di Cristo per la sua sposa, la Chiesa. La famiglia cristiana, unita nella fede e nella preghiera, è come una scuola dove vengono insegnate le lezioni di perdono, di pazienza e di amore reciproco. Nella famiglia i bambini vengono preparati ad assumere il loro ruolo nella vita e nella missione della Chiesa.

I responsabili laici e i catechisti prestano il loro servizio come “ambasciatori di Cristo”, cercando di promuovere l’armonia e la pace. Qui in Papua Nuova Guinea, il vostro impegno apostolico era indispensabile per trasmettere il messaggio evangelico ai vostri fratelli e alle vostre sorelle. Perciò voglio lodarvi per la vostra generosità e fedeltà e per come lavorate in stretta collaborazione con il clero e i religiosi.

4. I religiosi e le religiose, con la loro incarnazione, svolgono un ruolo particolare nel ministero di riconciliazione della Chiesa. Con il loro desiderio di amare Cristo con un cuore indiviso. (cf. 1 Cor 7, 35), danno pubblicamente testimonianza del Vangelo di redenzione e riconciliazione. Ecco perché è così importante che ciascuna comunità religiosa sia unita in se stessa, per avere “un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32). Diletti religiosi: questa unità vissuta tra di voi, che è base della vostra pubblica testimonianza del Vangelo, è rafforzata dalla vostra comunità di vita e di preghiera e dai vostri sacri voti, particolarmente dal voto di obbedienza. Ricordate sempre che il peccato e la divisione entrarono per la prima volta nel mondo “per la disobbedienza di uno solo”, ma che la riconciliazione fu restaurata “per l’obbedienza di uno solo” (Rm 5, 19), l’obbedienza di Gesù. Quando dunque imitate Cristo attraverso l’obbedienza a lui e alla Chiesa attraverso i vostri superiori religiosi, contribuite al ministero di riconciliazione della Chiesa. Come dicevo nella mia recente esortazione apostolica ai religiosi e alle religiose: “Si può quindi affermare che coloro che hanno deciso di vivere secondo il consiglio dell’obbedienza vengono posti in maniera unica tra il mistero del peccato e il mistero della giustificazione e della grazia salvifica... Proprio con il voto dell’obbedienza essi hanno deciso di lasciarsi trasformare nella somiglianza di Cristo, che riscattò l’umanità e l’ha resa santa con la sua obbedienza. Nel consiglio dell’obbedienza essi vogliono trovare il proprio ruolo nella redenzione di Cristo e la loro propria via di santificazione” (Redemptionis Donum, 13).

5. E ora vorrei dire una parola ai miei confratelli sacerdoti. Le parole di san Paolo nella prima lettura di questo pomeriggio hanno un significato speciale per noi che siamo partecipi del ministero dell’ordine. L’apostolo dice infatti che “È stato Dio a riconciliare a sé il mondo in Cristo... affidando a noi la parola della riconciliazione” (2 Cor 5, 19). Come uomini scelti per proclamare la parola di Dio, come sacerdoti corroborati per questo nobile compito dal Sacramento dell’Ordine, dobbiamo porre la nostra vita interamente al servizio del mondo, “facendoci ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro... Lasciatevi riconciliare con Dio” (2 Cor 5, 20).

Lavorando in comunione gerarchica con il vescovo locale, i sacerdoti si sforzano di costruire l’unità della comunità cristiana locale e di coltivare uno spirito di fratellanza che si effonde non soltanto sulla Chiesa locale ma anche sulla Chiesa universale. Il servizio dell’unità è oggi d’importanza così vitale che diventa ancora più urgente che i sacerdoti stessi non creino mai divisioni attraverso le loro attività, ma invece cerchino di unire la comunità proponendo ai fedeli la parola di Dio.

E soprattutto, fratelli carissimi, dovete promuovere la riconciliazione nella Chiesa e nel mondo amministrando con sollecitudine il sacramento della Penitenza e celebrando l’Eucaristia. Non abbiate mai dubbi o incertezze riguardo al valore del tempo che trascorrete ascoltando Confessioni. È un tempo in cui voi rappresentate in maniera unica il Redentore misericordioso, che gioisce della conversione dei peccati. Ricordate anche le parole del Concilio Vaticano II: “Non è possibile che si formi una comunità cristiana se non avendo come radice e come cardine la celebrazione della santa Eucaristia” (Presbyterorum Ordinis, 6).

6. Nel brano del Vangelo di questa sera abbiamo sentito Gesù parlare di un uomo “che voleva costruire una torre” (Lc 14, 28), e ammonire sull’importanza di calcolare attentamente il costo prima di decidere la costruzione; altrimenti la gente comincerebbe a deriderlo dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro” (Lc 14, 30).

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, anche noi desideriamo costruire qualche cosa in unione con Gesù nostro redentore. Desideriamo costruire il regno di Dio vivente. Pur desiderandolo, non dimentichiamoci di calcolare il costo, il costo di costruire il regno, il costo dell’essere discepoli. Gesù, infatti, ci ha avvertito: “Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 27).

Per vivere per Cristo e non più per noi stessi, per collaborare nel ministero di riconciliazione, per costruire il regno di Dio, dobbiamo portare la croce alla sequela di Gesù. Non dobbiamo avere paura di essere segno di contraddizione. Abbracciamo la croce, nella fiducia che è “albero di vita eterna”, confidando nella ferma promessa della risurrezione.

In unione con la Vergine Maria e con tutti i santi, costruiamo il regno di Dio qui in terra, per poter vivere in eterno con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.

 

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