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VIAGGIO APOSTOLICO IN COREA, PAPUA NUOVA GUINEA,
ISOLE SALOMONE E THAILANDIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DI PAPUA NUOVA GUINEA

Parrocchia di San Giuseppe - Port Moresby (Papua Nuova Guinea)
Martedì, 8 maggio 1984

 

Fratelli carissimi nel Signore Gesù Cristo.

1. Sono lieto dell’occasione che mi viene data, in una giornata così piena di attività pastorali diverse, di restare solo con voi, i successori degli apostoli in Papua Nuova Guinea e nelle isole Salomone. È stata per me una grande gioia unirmi a voi e al vostro popolo nel lodare il nome di Dio e ringraziare il Signore della storia per le tante benedizioni che ha riversato sulla Chiesa nei vostri Paesi. Sono particolarmente grato alla Santissima Trinità per questa opportunità di celebrare il sacrificio eucaristico qui a Port Moresby e a Mount Hagen, e penso già adesso alla liturgia che celebrerò domani a Honiara. Pur attribuendo il loro profondo valore a tutte le altre manifestazioni che punteggeranno questa visita pastorale, ritengo che questi siano i momenti forti del periodo che trascorrerò tra di voi. Nella costituzione dogmatica sulla Chiesa, il Concilio Vaticano II ci parla della nostra identità quando dice che: “Il vescovo, insignito della pienezza del sacramento dell’Ordine, è l’economo della grazia del supremo sacerdozio, specialmente nell’Eucaristia, che offre egli stesso o fa offrire, e della quale la Chiesa continuamente vive e cresce” (Lumen Gentium, 26).

2. Nel vostro incontro odierno provo gioia nel vedere in quale modo Dio ha fatto fruttificare abbondantemente l’opera missionaria del secolo scorso. Vi è stata veramente una grande fioritura della fede cristiana in queste isole nonostante i numerosi ostacoli che spesso sono apparsi quasi insormontabili. Penso alle varie difficoltà come quelle degli spostamenti, della mancanza di strade e comunicazioni, e ai problemi nel proclamare Cristo a popoli parlanti centinaia di differenti lingue e dialetti.

Vi ringrazio dal profondo del cuore per quello che avete fatto e quello che andate facendo per il Vangelo, e per il vostro amore per Gesù Cristo e per il suo popolo. Provo gioia anche per i grandi passi compiuti verso la maturità dalle giovani Chiese missionarie. Ne sono esempi, tra tanti, l’istituzione della gerarchia ecclesiastica ordinaria da parte di Paolo VI nel 1966, e più recentemente l’erezione delle sedi metropolitane di Honiara e Mount Hagen.

3. La Chiesa nei vostri Paesi è stata dotata dallo Spirito Santo di unità nella diversità. I fedeli appartengono ad una grande varietà di culture e collocazioni storiche, come appare dalle loro numerose lingue e tradizioni. Anche i missionari provengono da ogni parte del mondo e da differenti istituti religiosi. Le vostre diocesi sono molto diverse l’una dall’altra, sia per il loro sviluppo storico, sia per la loro situazione pastorale odierna. Eppure, in tutte queste diversità, voi siete una sola cosa nella fede, nella speranza e nella carità, una sola cosa nella dottrina e nella disciplina della Chiesa cattolica, una sola cosa nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

4. Uno dei tanti modi in cui si manifesta questa unità è la collaborazione e l’azione congiunta della conferenza episcopale di Papua Nuova Guinea e delle isole Salomone. Voglio incoraggiarvi in questo importante impegno collegiale, che è strettamente legato alla vostra carità fraterna e al vostro zelo pastorale per la missione universale affidata a voi quali successori degli apostoli. Oggi più che in ogni altro momento nella vita della Chiesa c’è bisogno di un organismo nel quale i vescovi possano condividere le loro osservazioni ed esperienze, mettere in comune le loro risorse e redigere programmi per far fronte alle sfide e ai problemi urgenti della Chiesa e della società. Questa necessità è stata espressa dal Concilio Vaticano II con queste parole: “Tutti i vescovi sono stati consacrati non soltanto per una diocesi, ma per la salvezza di tutto il mondo. Il comando di Cristo di predicare il Vangelo ad ogni creatura (Mc 16, 15) riguarda innanzitutto e immediatamente proprio loro, insieme con Pietro e sotto la guida di Pietro. Da qui deriva quella comunione e cooperazione a livello delle Chiese, che oggi è così necessaria per svolgere l’opera di evangelizzazione. In forza di questa comunione, le singole Chiese sentono la preoccupazione per tutte le altre, s’informano reciprocamente dei propri bisogni, si scambiano l’una con l’altra i propri beni” (Ad Gentes, 38).

5. L’attuazione concreta di questa comunione ecclesiale e azione unitaria da parte di una conferenza episcopale assume diversi aspetti. Vorrei sottolinearne due che hanno particolare rilevanza nel nostro impegno a proclamare il Vangelo.

Prima di tutto, le conferenze episcopali devono cercare di affrontare i principali problemi pastorali che interessano la vita della Chiesa. Dopo un esauriente dibattito e un’ampia consultazione, è spesso utile per le Chiese locali e per i sacerdoti, religiosi e catechisti che i vescovi prendano una posizione pastorale comune su determinate questioni. In molti campi è richiesto l’insegnamento chiarificatore e incoraggiante dei vescovi. Per esempio: la famiglia, i sacramenti, l’evangelizzazione, la catechesi e la preghiera. Documenti pastorali unitari danno la possibilità di presentare la dottrina ufficiale della Chiesa in termini chiari e comprensibili, tenendo presenti allo stesso tempo le situazioni e i problemi concreti. Oltre a queste iniziative della conferenza episcopale, vi invito individualmente, nelle vostre diocesi, a servirvi della parola scritta nella proclamazione del Vangelo, adempiendo così al vostro ruolo di maestri dell’autentica dottrina cattolica.

Una seconda questione che non può essere trascurata nasce dalla nostra missione profetica di vescovi. Esistono stretti legami tra evangelizzazione e promozione umana, perché le persone che evangelizziamo sono allo stesso tempo soggette a fattori sociali ed economici. È dunque importante affrontare insieme questioni riguardanti l’ordine sociale, come il lavoro dell’uomo, l’etica politica, l’alcolismo, la corruzione burocratica, eccetera. Alla luce del Vangelo, la Chiesa ha sempre qualche cosa da dire in questioni attinenti il bene comune della società.

6. Permettetemi ora di richiamare la vostra attenzione sull’argomento del laicato. Da molti anni mi giunge notizia dell’eccezionale contributo all’evangelizzazione che viene dato dai vostri catechisti e responsabili laici nella Chiesa. Hanno dato e continuano a dare un contributo realmente indispensabile alla vita e alla missione della Chiesa nei vostri Paesi. Il loro ruolo di mediatori e ausiliari dei sacerdoti e religiosi è estremamente importante, come lo sono i compiti, che sono loro propri, della catechesi, del servizio cristiano e della diffusione del lievito del Vangelo nella società. Vi lodo per l’incoraggiamento e l’appoggio che date a questi responsabili laici nelle vostre Chiese, specialmente con i vostri centri di formazione che svolgono un servizio estremamente valido per la catechesi e l’evangelizzazione.

Sono anche lieto che qui fioriscano numerosi movimenti laici. Quando movimenti come questi agiscono in unione con la Chiesa locale, sono realmente un segno dell’opera dello Spirito Santo fra la vostra gente, e possono aiutare i laici ad integrare più pienamente la fede nella loro vita quotidiana. Questi movimenti hanno tuttavia bisogno della guida pastorale e della sollecitudine del clero. So che siete perfettamente consapevoli di questa esigenza e che avete provveduto in questi ultimi anni a nominare rappresentanti ecclesiastici in questi gruppi, che li aiutano ad evitare eventuali errori e a servire la causa della verità e della carità tra i fedeli.

Parlando ai laici, non posso omettere di parlare di quella parte così vitale di ogni comunità che è la famiglia. In ogni società il matrimonio e la vita della famiglia sono minacciati oggi da mali morali e sociali. Eppure mai come oggi la stabilità e la vitalità di un focolare cristiano sono stati così necessari. Come vescovi abbiamo la grande responsabilità di dare la nostra assistenza alle famiglie e alle coppie sposate. Il nostro particolare servizio è quello di proclamare la verità del Vangelo, di trasmettere in tutta la sua purezza e interezza l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la vita della famiglia. Gesù Cristo stesso ci esorta a non dubitare che la potenza della sua grazia trionferà nella vita del suo popolo.

7. Nel visitare le vostre Chiese così promettenti per il futuro, voglio incoraggiarvi nei vostri sforzi per suscitare vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Le vostre giovani Chiese vanno rapidamente assumendo maggiore responsabilità verso se stesse e stanno facendo sempre meno affidamento sui missionari e sull’aiuto di altri cristiani da altre parti del mondo, e per questo motivo si rende particolarmente urgente la necessità di vocazioni alla vita religiosa e al sacerdozio. Il problema più importante e più urgente in questo momento di transizione è quello di un aumento costante delle vocazioni autoctone cui si accompagnerà un’attenta sollecitudine per la formazione spirituale, educativa e culturale di questi giovani.

Il seminario regionale maggiore di Bomana sta svolgendo a questo riguardo un servizio di vitale importanza, un servizio senza il quale non potrebbe essere garantito il futuro sviluppo delle vostre singole diocesi. Come sapete, è importante che i candidati all’ordinazione e alla vita religiosa siano ben preparati per abbracciare una vita di celibato e che siano aiutati a entrare in una fervente vita di preghiera centrata sull’Eucaristia e sulla liturgia delle Ore. So bene che suscitare vocazioni è un compito pastorale altrettanto presente nei vostri cuori quanto lo è nel mio. Vi assicuro che sono unito a voi nella preghiera in vista di questa opera così vitale. Che la Madre di Gesù riempia le vostre vite di gioia e di speranza.

8. Fratelli carissimi in Cristo: è un motivo di grande gioia per me essere con voi in Papua Nuova Guinea e nelle isole Salomone. Vi ringrazio per la vostra calda ospitalità e per tutti i preparativi che avete fatto per la mia visita pastorale. Uniti dai vincoli della comunione gerarchica e del servizio collegiale, dalla universale comunanza nella carità e nella fede che lega tutte le Chiese locali tra di loro e al Signore, procediamo insieme nel nome di Gesù. Proclamiamo insieme il messaggio di salvezza. E diamo lode e gloria a Dio “che in tutto ha il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli” (Ef 3, 20-21).

 

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