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VISITA PASTORALE IN CALABRIA

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE AUTORITÀ E AI CITTADINI

Lamezia Terme (Catanzaro) - Venerdì, 5 ottobre 1984

 

1. Nel giungere per la prima volta in questa terra meravigliosa, che con le verdi montagne si slancia verso il cielo e in gran parte del suo perimetro s’affaccia sul limpido mare Mediterraneo, porgo il mio cordiale saluto a tutti voi che siete accorsi così numerosi a ricevermi da centri vicini e lontani: da Lamezia, Nicastro, Mileto, Nicotera e Tropea, Oppido-Palmi e San Marco, e vi ringrazio per la vostra calorosa accoglienza.

Ringrazio in particolare il signor ministro Salverino De Vito che ha voluto essere presente a questo incontro per recarmi il saluto suo, del Governo e del Presidente della Repubblica. Sono grato pure all’arcivescovo di Reggio Calabria, monsignor Sorrentino, presidente della Conferenza episcopale calabra, e a monsignor Rimedio, vescovo di Nicastro, per le nobili parole con cui hanno interpretato i sentimenti del generoso popolo calabro, le cui antiche tradizioni di fede, di pazienza, di laboriosità sono conosciute e apprezzate. Ugualmente porgo un vivo ringraziamento al sindaco di Lamezia Terme.

In questo primo incontro con voi, carissimi fratelli e sorelle, sento il bisogno di andare col pensiero e col cuore al di là dello spazio di questo nuovo aeroporto, segno eloquente di proiezione verso il futuro, per accogliere in un unico abbraccio l’intero popolo calabrese, salutandolo fin d’ora affettuosamente nell’attesa di approfondire la conoscenza nel corso degli incontri in programma per questi tre giorni.

Il mio pensiero non può fare a meno di correre anche indietro nel tempo, fino all’alba della storia della Chiesa quando san Paolo, come ci narrano gli Atti degli apostoli (At 28, 12-13), navigando da Siracusa a Pozzuoli, approdò sulla sponda della Calabria, a Reggio, che visiterò domenica.

La Calabria è stata, così, una tappa del cammino storico del cristianesimo. L’Apostolo delle genti, “costeggiando” questa terra, ha avuto modo di vedere i panorami di una regione ricca di bellezze naturali ancora intatte, che anch’io oggi, a tanta distanza di secoli, ho la gioia di ammirare.

2. Cari fratelli vicini e lontani, il messaggio cristiano ha permeato della sua sostanza la vostra cultura, la vostra storia, e costituisce il vostro più sicuro patrimonio di vita. Nel passato la Calabria si è distinta come terra di fede; lo è ancora oggi, e io sono sicuro che continuerà ad esserlo anche domani.

Come terra di fede ha avuto la sua rappresentanza nell’elenco dei romani pontefici, avendo dato alcuni suoi figli alla Sede di Pietro, ed è stata la culla di molti santi, qualcuno di statura spirituale non comune. Valga per tutti la figura di colui che, conosciuto nel mondo dal nome di una delle vostre più belle cittadine, Francesco di Paola, il santo della “charitas”, della penitenza, della parola coraggiosa e franca, sembra raccogliere emblematicamente in sé i tratti caratteristici della regione natia.

Terra di fede, la Calabria ha inviato in diversi continenti nuclei di generosi missionari; e non pochi suoi figli hanno versato il sangue per rendere a Cristo la testimonianza di fedeltà.

Per la sua conformazione naturale, la vostra regione, posta con i suoi monti fra l’immensità del cielo e quella del mare, si direbbe che spinga spontaneamente all’elevazione verso Dio. E infatti, fin dal primo millennio, in essa si è sviluppata una straordinaria fioritura di centri eremitici e di monasteri, disseminati qua e là, sulle montagne e tra i boschi, e uno di questi, che io avrò il piacere di visitare, è ancor oggi uno dei luoghi più noti di vita contemplativa, di silenzio e di preghiera.

Per la genuinità della sua fede la Calabria è stata pure sempre una terra ospitale ed ecumenica che ha accolto generosamente popolazioni di profughi fuggiti dalle loro terre d’origine, divenendone una nuova patria, e favorendo la formazione di Chiese locali, con propri costumi, lingua e liturgia.

3. Ma la vostra, carissimi fratelli, è stata ed è anche una terra forte, che, nonostante un complesso di fattori negativi accumulati dalle circostanze e dagli uomini, ha saputo resistere e andare avanti con pazienza, operosità e dignità.

A confronto con regioni analoghe dell’Italia e dell’Europa, la Calabria non si colloca in un posto elevato della scala delle ricchezze di ordine materiale. Alla scarsità delle risorse economiche e al ripetersi di calamità naturali, in particolare delle alluvioni e dei terremoti, spoliazioni e stati cronici di abbandono. Gli uomini hanno talvolta finito di distruggere quanto la natura aveva risparmiato.

La Calabria è venuta così configurandosi anche come terra di contrasti: alla ricchezza di alcuni fa riscontro la ristrettezza, quando non addirittura la povertà, di non pochi; alla prosperità di talune zone di pianura a coltura intensiva e altamente specializzata si contrappone l’arretratezza strutturale, di cui in genere soffrono le zone collinari e di montagna, nelle quali l’agricoltura è in una situazione carente soprattutto per quanto riguarda l’ammodernamento tecnologico. È in questo contesto socio-economico che hanno potuto manifestarsi e crescere fenomeni di segno negativo quali l’abbandono delle campagne, l’emigrazione, la disoccupazione; e altresì, il permanere inquietante del fenomeno tristissimo della delinquenza organizzata.

A questi malanni antichi e recenti il popolo calabrese, nella sua stragrande maggioranza, ha reagito e reagisce con ricorso alle proprie virtù tradizionali, allo spirito di sacrificio, alla laboriosità, all’attaccamento alla famiglia, che sono, insieme col dono della fede, i capitali più preziosi dell’uomo. A questo patrimonio occorre attingere con rinnovato impegno in questo momento critico, che può rivelarsi decisivo per il futuro della regione.

4. Io sono venuto fra voi, carissimi fratelli e sorelle, per esortarvi a proseguire con decisione su questa strada. Sono venuto qui per dirvi una parola di fraternità, d’incoraggiamento, di speranza.

Mi auguro che le competenti autorità, a ogni livello, si adoperino per contribuire in maniera adeguata e tempestiva alla soluzione dei vostri urgenti problemi di natura materiale.

È noto che, nell’economia della vostra regione, l’agricoltura ha occupato e occupa un posto fondamentale. Desidero pertanto rivolgere un particolare saluto e una parola di incoraggiamento a tutti i contadini di Calabria, braccianti, coltivatori diretti e a quanti fanno parte della gente dei campi.

Nella mia enciclica Laborem Exercens ho dato grande rilievo alla dignità del “lavoro agricolo e alla situazione dell’uomo che coltiva la terra nel duro lavoro dei campi”; ho elencato le non lievi difficoltà, “quali lo sforzo fisico continuo e talvolta estenuante, lo scarso apprezzamento, con cui è socialmente considerato, al punto di creare presso gli uomini dell’agricoltura il sentimento di essere socialmente degli emarginati, e da accelerare in essi il fenomeno della fuga in massa dalle campagne verso condizioni di vita ancor più disumanizzanti” (Laborem Exercens, 21).

Mentre esprimo la mia solidarietà ai contadini di Calabria, formulo l’auspicio che le competenti autorità locali, provinciali e regionali, e le autorità nazionali diano grande sostegno all’agricoltura, favoriscano con opportune leggi le condizioni di vita dei contadini e dei centri agricoli e attuino quelle riforme che diano all’agricoltura il giusto valore che essa dovrebbe avere nella vostra economia.

Desidero, però, rivolgere contemporaneamente a tutti voi il mio pressante invito ad avere piena consapevolezza delle ricchezze umane e spirituali ricevute in dono e a saperle mettere a frutto. Non tenetele nascoste sotto terra, come il servo neghittoso che il Vangelo rimprovera (cf. Mt 25, 26ss.). È con queste ricchezze che si costruisce la vera civiltà, su di esse potete fare affidamento per il futuro.

Non perdete il senso autentico del bene e del male. La legge divina costituisce il fondamento di ogni vera giustizia, e solo tenendo conto di essa è possibile dar origine a modelli sociali conformi alla dignità umana. Quando si offusca la luce della norma morale, all’uomo viene a mancare la stella polare su cui orientare il proprio comportamento di vita ed egli finisce con l’organizzare la terra contro se stesso.

Conservate e sviluppate l’immenso valore della famiglia, nucleo della società e struttura portante di quella “civiltà dell’amore” che il papa Paolo VI ha ardentemente auspicato. Quando si dissolve il vincolo fondamentale della famiglia, anche la società corre irreparabilmente verso l’abisso della propria disgregazione.

Restate fermi sulla roccia della fede e sarete in grado di donare agli altri, anche ai più apparentemente favoriti, i tesori del cuore e dello spirito, che sono, alla fine, le più vere ricchezze dell’uomo.

La Chiesa nel passato è rimasta al vostro fianco sempre, nei momenti di gioia e in quelli di dolore, condividendo successi e insuccessi con viva partecipazione. Essa è ancora vicina a voi e si impegna anche oggi ad aiutarvi perché l’aspirazione alla prosperità e al progresso nella giustizia e nella pace si realizzi, grazie al concorde e operoso contributo di tutte le forze sociali.

Fatevi animo, dunque, e abbiate fiducia. Il Papa è con voi! Con voi è Cristo, la luce del mondo e Redentore dell’uomo. Con voi è Maria santissima, alla quale questa vostra terra ha tributato nei secoli testimonianze eloquenti di devozione sincera e profonda, e che in questo mese di ottobre venerate particolarmente con la preghiera del Rosario. Con voi sono i santi che hanno onorato questi luoghi, additandoli all’ammirazione e all’affetto del mondo intero. Con voi sono i vostri avi, che nella pace di Dio raccolgono il frutto dei sacrifici affrontati nell’adempimento del dovere.

Sostenuti da queste certezze, camminate con ansiosa speranza verso il vostro domani. Sarà un domani migliore. Ve lo auguro di vero cuore, stringendovi tutti come in un grande abbraccio, condividendo le vostre speranze, e tutti benedicendo con intenso affetto.

 

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