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VIAGGIO APOSTOLICO IN TOGO, COSTA D'AVORIO II, CAMERUN I,
REPUBBLICA CENTRO-AFRICANA, ZAIRE II, KENYA II, MAROCCO

INCONTRO ECUMENICO NELLA SEDE DELLA NUNZIATURA APOSTOLICA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE CRISTIANE

Yaoundé (Camerun) - Lunedì, 12 agosto 1985

 

Cari Fratelli in Cristo.

1. Vorrei ringraziarvi tutti per essere venuti questo pomeriggio, per incontrarmi. In particolare ringrazio il Reverendo Dottor Ambadiang per gli auguri di benvenuto che mi ha rivolto, a nome dei membri della Federazione delle Chiese e Missioni evangeliche del Camerun.

Durante le mie visite pastorali attraverso il mondo, annetto una grande importanza ai miei incontri con i rappresentanti delle altre Chiese e comunità, in ogni Paese in cui mi reco. Infatti, come spesso ho ripetuto con insistenza, l’ecumenismo, l’impegno a servizio dell’unità di tutti coloro che credono in Cristo, è una dimensione essenziale della pastorale della Chiesa cattolica, una dimensione strettamente legata al mio servizio dell’unità, al mio ministero di Vescovo di Roma. Per questo, pur esprimendovi la mia riconoscenza e, tramite voi, a coloro che rappresentate, rivolgo a Dio la mia azione di grazie più profonda: è lui, il Padre di nostro Signore Gesù Cristo che, nel suo misterioso disegno, vuole unire tutte le cose in lui, quello che è nei cieli e quello che è sulla terra (cf. Ef 1, 10).

2. Ogni volta che dei cristiani - uomini e donne che sono già uniti per il loro Battesimo nel nostro Salvatore crocifisso e glorioso - sono divisi, si crea una situazione alla quale bisogna trovare con urgenza un rimedio. E l’urgenza è ancora più pressante in un Paese come il vostro, in cui le comunità cristiane, benché già numerose e forti, sono ancora relativamente giovani. Per quanto forti esse siano, il compito affidato loro da Dio di annunciare la buona novella a tutti gli uomini è disturbato, intralciato dal male della divisione. “Cristo è stato forse diviso”? (1 Cor 1, 13). Come possiamo predicare il Vangelo se le nostre voci non sono unanimi, ma discordanti?

3. Tuttavia, dobbiamo umilmente ringraziare Dio per il fatto che le nostre divisioni non sono totali. Ho spesso ricordato “quanto le comuni fondamenta della nostra fede cristiana siano grandi e solide” di questa fede che noi proclamiamo nel grande Credo di Nicea-Costantinopoli (cf. per esempio, Giovanni Paolo II, Allocutio ad Commissionum Oecumenicarum Nationalium Delegatos, 27 aprile 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/1 [1985] 1137ss.). Su queste fondamenta possiamo già costruire, prima ancora che spariscano le divisioni esistenti, sforzandoci di essere insieme testimoni, di fronte a tutti quelli che ci circondano, della salvezza che ci apporta Gesù Cristo, nostra via, nostra verità e nostra vita. Le nostre persistenti divisioni limitano inevitabilmente la testimonianza che possiamo dare. Ma questi limiti non devono impedirci di dare l’esempio di una vita cristiana e di una testimonianza comune ogni volta che possiamo farlo, proclamando la buona novella, nell’amore, e insieme in tutta la misura del possibile.

4. Voi fate già questo in una maniera particolare, nel lavoro di traduzione e di distribuzione dei testi della Sacra Scrittura, attraverso le attività dell’alleanza biblica del Camerun. Sono lieto di sapere che le diocesi cattoliche di questo Paese cooperano sempre più a questo lavoro, perché la parola viva e permanente del Signore è il seme incorruttibile con il quale i cristiani sono stati rigenerati (cf. 1 Pt 1, 23). Siccome collaboriamo sempre più a servizio di questa parola che è cibo, possa il Signore di ogni grazia condurci verso questa piena unità nella fede che, sola, potrà permetterci di ritrovarci insieme alla mensa dove il corpo del Signore si fa nutrimento (cf. Dei Verbum, 21; Sacrosanctum Concilium, 48).

Certo, il cammino è arduo, a seguito delle tensioni del passato di cui siete eredi, dopo le divisioni verificatesi in Europa, ma soprattutto a causa delle esigenze, della profondità dell’unità come la vuole nostro Signore. Restiamo tutti umili, lucidi, coraggiosi, aperti, fortificati dalla speranza. La piena comunione sarà il risultato di una vera conversione di tutti, del perdono reciproco, del dialogo teologico e delle relazioni fraterne, della preghiera e della totale disponibilità al Vangelo, all’azione dello Spirito Santo e al disegno di Dio sulla Chiesa.

Questa grazia della piena unità nella verità, nella totale fedeltà a Dio, è ciò che io chiedo oggi con voi nella preghiera che facciamo insieme. La nostra riunione non può essere lunga, e anche le mie parole devono essere brevi. “Pace ai fratelli e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo.

La grazia sia con tutti quelli che amano il Signore nostro Gesù Cristo, con amore incorruttibile” (Ef 6, 23-24).



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