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VIAGGIO APOSTOLICO IN TOGO, COSTA D'AVORIO II, CAMERUN I,
REPUBBLICA CENTRO-AFRICANA, ZAIRE II, KENYA II, MAROCCO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CONFERENZA EPISCOPALE

Kinshasa (Zaire) - Giovedì, 15 agosto 1985

 

Cari Fratelli nell’episcopato.

1. Il nostro incontro corona una giornata veramente storica per la Chiesa dello Zaire. Sono felice di trascorrere questa serata con voi, per condividere l’azione di grazia dei pastori dinanzi al dono di Dio manifestato dalla beatificazione della vostra sorella Marie-Clementine Anuarite. Il vostro Presidente, Monsignor Monsengwo Pasinya, ha or ora espresso la vostra fervida gioia; lo ringrazio di queste parole pronunciate in nome di tutti voi e vi assicuro che partecipo profondamente alla letizia di questo giorno nel quale la beata Anuarite ci conferma nella speranza.

2. Sì, la prima zairese innalzata sugli altari ci ispira una profonda azione di grazie. Ecco presentata allo sguardo dei suoi fratelli e delle sue sorelle il frutto ammirevole del Battesimo di questo popolo. Ecco che dopo più di un secolo di pazienti sforzi dei costruttori, l’edificio della Chiesa in questa terra si trova consolidato. Le opere di evangelizzazione, compiute con una pazienza e una generosità eccezionali da tanti uomini e donne venuti da altri Paesi, hanno dato esito a una comunità vitale, in seno alla quale il Signore ha chiamato i propri pastori. Di tutto cuore mi associo all’omaggio che avete reso ai pionieri missionari venuti da lontano, e apprezzo la vostra determinazione di unire in uno stesso corpo di operai apostolici sacerdoti, religiosi e religiose, africani o no, poiché tutti servono un’unica fede nell’unico Signore e Salvatore Gesù Cristo. Quanto è significativo il fatto che nella vita religiosa Anuarite sia stata guidata prima da una direttrice spirituale venuta dal Belgio, poi da una superiora originaria del suo Paese, mentre un vescovo missionario, che la consigliava e l’ascoltava con fiducia, venne a mancare qualche giorno prima di lei!

Vicinissima alle generazioni attuali, questa umile religiosa dello Jamaa Takatifu prende tra il suo popolo il posto dei santi che essa stessa venerava. Grazie alla sua vita religiosa equilibrata e generosa, alla sua devozione fino alla morte e alla verginità offerta al Signore, Anuarite è tra di voi un segno provvidenziale della presenza di Dio nella sua Chiesa: essa testimonia della grandezza della fede, mostra quale ammirevole trasfigurazione compia la grazia di Dio nell’essere umano a lui unito nel santo Battesimo. Unita a Cristo nella morte ed entrata con lui nella vita nuova del suo regno, possa essa trascinare i propri fratelli e sorelle nella via di santità da lei tracciata! Possa questa martire eletta da Dio diffondere vivamente la propria luce su tutte le vostre diocesi!

3. Tra di voi, Anuarite rende particolarmente presente quell’appello universale alla santità sul quale avevamo già meditato in occasione del centenario dell’evangelizzazione dello Zaire. Senza dubbio vi torna spesso alla mente quel momento commovente dell’ordinazione episcopale nel quale si invocano i santi apostoli, i martiri e tutti i santi della storia a favore di chi, prostrato a terra, si prepara a essere incaricato della plenitudine del sacerdozio. Vescovi, noi siamo i primi chiamati a condurre il popolo di Dio sulle vie della santità; siamo chiamati a conformare noi stessi alla santità dello Spirito che consacra tutto il nostro essere. Che la nostra preghiera, che tutta la nostra vita s’ispiri all’ardore dell’apostolo Paolo impaziente d’impegnare tutto se stesso a imitare Cristo: “E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione, solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo” (Fil 3, 10-12).

Pastori, noi seguiamo il Buon Pastore che “offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11), “con la santità e sincerità che vengono da Dio” (2 Cor 1, 12). Noi affidiamo all’intercessione di Anuarite, fedele fino all’estremo, la santificazione di coloro che hanno avuto la missione di essere per il suo popolo gli intermediari della santità che viene da Dio. E in questo giorno dell’Assunzione invochiamo Maria, Madre della Chiesa, alla quale Gesù sulla croce ha detto che siamo suoi figli; certi del suo appoggio, possiamo svolgere nella pace il nostro compito.

4. Investito della plenitudine del sacerdozio, il vescovo adempie l’atto centrale della propria missione quando celebra il sacrificio di Cristo. Ufficiante supremo della Chiesa locale, in realtà gli è dato agire “in persona Christi”. Sacerdote partecipante al sacerdozio di Cristo egli unisce il suo popolo al sacrificio e all’azione di grazie di Gesù, offrendo tutto il proprio essere al Padre affinché la moltitudine sia riconciliata e salvata. Successore degli apostoli, il vescovo è colui che permette alla comunità diocesana di comunicare col pane di vita, di nutrirsi del corpo del Signore e così integrarsi a quel solo corpo composto di innumerevoli membri di cui Cristo è a capo.

L’Eucaristia e l’insieme dei sacramenti costituiscono il fulcro del servizio sacerdotale. Essi sono i veri segni della presenza vivente del Signore. Celebrare il Battesimo, la Cresima, il perdono, che dispongono i cristiani a partecipare pienamente all’Eucaristia, santificare le coppie attraverso il matrimonio, confortare i malati attraverso la grazia dell’Unzione: tutti questi atti sono un elargire i doni della santità affidati da Cristo alla sua Chiesa. È compito ammirevole quello di permettere ai fedeli l’incontro col Signore nella liturgia sacramentale.

Compete innanzitutto al vescovo aiutare i cristiani a ricevere i sacramenti e la liturgia della Chiesa nella devozione alla loro istituzione e anche nella bellezza della preghiera espressa dal popolo con tutte le ricchezze della propria anima. La santa liturgia è come il nodo che raccorda tutte le diverse linee dell’azione pastorale; i sacramenti, infatti, segnano e unificano le vie della santità.

5. Il vostro ministero di vescovi si prolunga in quello dei sacerdoti che ad esso partecipano attraverso l’ordinazione che voi avete il compito di conferire loro. Insieme a voi, essi assicurano la coesione della comunità diocesana, fanno sentire il medesimo appello alla santità, preparano e permettono l’incontro dei fedeli col Signore. Il loro legame con voi è ben stretto, poiché siete voi che li mandate in missione con l’autorità della quale siete rivestiti. Dunque uno dei primi e dei più bei compiti del vescovo è quello di assicurare l’unità del presbiterio, nella sua legittima diversità. La solidarietà spirituale si estende in modo del tutto naturale nei rapporti umani pieni di fiducia, che costituiscono un sostegno indispensabile per i sacerdoti il cui compito è arduo. L’appoggio che essi trovano nel loro vescovo li rende liberi e disponibili in modo da essere pastori devoti e evangelizzatori assidui della comunità nella quale sono mandati.

È vostro compito vegliare come un padre a che i sacerdoti rimangano fedeli ai loro impegni, che dispongano dei mezzi di sostentamento spirituale e intellettuale che permettano loro di progredire incessantemente nel servizio disinteressato del Signore e dei propri fratelli. Oggi nel vostro Paese numerosi giovani rispondono alla vocazione al sacerdozio, e questo è un segno positivo della vitalità della Chiesa. Conosco gli sforzi che mettete in atto per effettuare la cernita necessaria e prevedere una solida formazione. Voi che avete la responsabilità dell’appello al sacerdozio, sapete che non vi è nulla di più utile che il sostenere i candidati in un approfondimento spirituale nutrito dalla preghiera, affinché assimilino una giusta sintesi del messaggio evangelico illuminato dalla tradizione di tutta la Chiesa, e siano preparati da una vita esigente alle rinunce necessarie alla loro fedeltà. Il popolo di Dio merita sacerdoti che compiano generosamente nella propria vita ciò che adempiono nel loro ministero, come richiede il rituale dell’ordinazione.

6. Come non ricordare anche, ora che abbiamo appena vissuto la beatificazione di Anuarite, la vostra responsabilità nei confronti dei religiosi e delle religiose! Le persone consacrate offrono una testimonianza insostituibile dell’importanza della preghiera, del valore della verginità, del bene costituito dalla vita comunitaria, della devozione alla Chiesa, dalla disponibilità all’aiuto verso gli uomini più poveri e più disorientati. Tutti, uomini e donne, testimoniano attraverso la propria vita offerta e disinteressata la bellezza dell’appello del Signore, gli uni dedicandosi più al rendere lodi e all’intercessione in monasteri da cui esse si irradiano, altri assegnando un posto preminente ai servizi spesso umili e discreti nel campo della carità e dell’educazione. Rispettando i carismi e le strutture proprie di ciascun istituto, seguendo i vescovi fondatori da voi stessi ricordati, vegliate affinché i religiosi e le religiose ricevano tutto l’appoggio spirituale e tutta la formazione che permettano loro di rispondere, attraverso tutta la loro vita offerta senza chiedere nulla in contraccambio, alla grandezza dei voti attraverso i quali si sono impegnati col Signore in seno alla Chiesa.

7. Nelle vostre comunità diocesane, le attività, le preoccupazioni sono numerose. Animatori, sacerdoti, religiosi o laici, che abbiamo incontrato insieme questo pomeriggio nella Cattedrale, perseguono obiettivi complementari in seno a svariati gruppi o movimenti. Voi avete espresso molte delle vostre preoccupazioni pastorali a questo riguardo, mettendo in evidenza l’ampiezza delle vostre responsabilità. Le tengo tutte molto presenti. Del resto avevamo già affrontato insieme molti di questi temi in occasione dei nostri incontri di lavoro due anni fa a Roma. Questa sera, mi limiterò a dire che è compito del vescovo coordinare tutti gli sforzi e orientarli verso l’obiettivo primo che è l’unità di tutta la vita umana trasfigurata dalla luce del Vangelo. Sia che ci si adoperi nel campo della carità, sia che si lavori a promuovere la giustizia della società, sia che ci si dedichi all’educazione dei giovani, che si sostenga la vita della famiglia o che si difenda la dignità di ogni persona umana, la luce principale dell’azione dei cristiani è quella dell’alleanza che Dio stringe con gli uomini attraverso il dono del proprio Figlio, affinché siano santificati il suo nome e coloro che egli ama. La dottrina sociale, e in particolare la morale familiare, presentano delle esigenze indispensabili per adempiere la volontà di Dio. Non si può rinunciare a esporle e a spiegarle, una volta riconosciuta la bellezza dell’uomo unito a Cristo, che lo rende forte e sostiene la sua fedeltà a colui che è venuto in nome del Signore a cercare e salvare chi si era perso. Sì, ci dice San Paolo: “fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore” (Ef 5,  1-2). I membri del popolo di Dio nella loro diversità rispecchiano, ciascuno secondo la propria vocazione, la presenza di Cristo nella loro vita, grazie alla luce dello Spirito. Insieme, essi formano come un grande mosaico di tessere di colore diverso che formano l’ammirevole immagine di Cristo che comprende tutta l’umanità. È questa Chiesa che Gesù ha affidato al proprio Padre prima di morire. Egli ha pregato affinché i suoi discepoli fossero consacrati nella verità, affinché continuassero la sua missione nel mondo presso coloro che, grazie alla loro parola, avrebbero creduto in lui, affinché tutti fossero una cosa sola (cf. Gv 17, 17-20).

8. Vescovi di oggi, voi siete, in nome di Cristo, i servitori dell’unità della Chiesa che prosegue e rinnova l’opera di evangelizzazione. Solidali con tutti i successori degli apostoli in ogni angolo del mondo, uniti al successore di Pietro, come testimonia il nostro incontro di questa sera, è vostra missione e anche vostro carisma unire la Chiesa dello Zaire alla Chiesa che vive in tutti i continenti. La vostra Chiesa ha molto ricevuto. Ormai essa è illuminata e sostenuta dalla santità della prima delle sue figlie, presentata al mondo quale inestimabile frutto della sua maturità. Alla vostra Chiesa ora viene chiesto molto, perché segua Cristo con il devoto ardore testimoniato da Anuarite nell’unirsi alla passione al fine di entrare nella vita beata dei redenti.

Fratelli nell’episcopato, prego con voi perché Cristo che vi ha scelti vi dia la pienezza della sua gioia (cf. Gv 17, 13). Siate i discepoli portatori della parola santa, della buona novella per il mondo; saldi nella fede, ardenti nella carità, testimoni della speranza del regno futuro, superate coraggiosamente difficoltà e prove. Condividendo coi vostri fratelli l’inesauribile dono di Dio, siate felici di contribuire all’autentica formazione degli uomini elevati alla dignità di figli di Dio riuniti sotto un solo capo, Cristo. Invoco per voi il Dio vivente e trino nel suo incommensurabile amore, il Dio misericordioso e fedele, affinché vi colmi delle sue benedizioni.



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