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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI AMMALATI DURANTE LA VISITA
ALL'ISTITUTO DERMOPATICO DELL'IMMACOLATA (IDI)

Sabato, 21 dicembre 1985

 

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore!

1. In prossimità della solennità del Santo Natale ho desiderato vivamente di venire a visitarvi, per porgervi i miei auguri più cordiali e per assicurare la mia preghiera nella Notte radiosa che ricorda la nascita di Gesù su questa terra. Ringrazio i responsabili dell’Ospedale per la loro accoglienza, ed esprimo il mio apprezzamento al padre Giampetruzzi, superiore generale dei “Figli dell’Immacolata Concezione” e al dottor Sandro Staccioli, presidente dell’Unità sanitaria locale, per le nobili parole che mi hanno rivolto. Rivolgo poi il mio deferente saluto al cardinale vicario, all’arcivescovo mons. Angelini, pro-presidente della Pontificia commissione per la pastorale degli operatori sanitari, al padre Carazza, presidente di questo Istituto Dermopatico e al prof. Cavalieri, direttore del Dipartimento dermatologico, ai religiosi, ai medici, alle caposala, agli infermieri, alle infermiere, al personale amministrativo, a quanti collaborano per il buon andamento del nosocomio. Ma soprattutto con grande affetto saluto voi, cari malati, fanciulli e giovani, adulti e anziani, degenti in questo grande Istituto Dermopatico dell’Immacolata, specializzato per la diagnosi e la terapia delle malattie dermatologiche: per voi principalmente sono venuto.

2. Esprimo il mio apprezzamento per l’alta professionalità che caratterizza questo Ospedale, strutturato in sei divisioni specialistiche; per la competenza, l’esperienza e l’impegno dei religiosi e dei medici; per il senso di umanità che alimenta l’intera comunità; per il rilevante servizio ambulatoriale prestato.

Voi ben sapete che questo Centro di cura è nato spiritualmente dalla fede e dalla carità di padre Luigi Maria Monti, fondatore nel 1857, nell’Ospedale Santo Spirito di Roma, dei “Figli dell’Immacolata Concezione”, tanto stimati da Pio IX; padre Monti voleva che fossero dediti a un servizio infermieristico animato e plasmato da due nobili valori: la carità e la competenza. Fu poi nel 1925 che sorse materialmente l’edificio, ancora modesto, con il contributo di Benedetto XV e la solerzia di Pio XI, dopo l’opera infaticabile di padre Antonio Sala nella cura dei poveri, presso la “Vigna dell’Immacolata”, qui ai Monti di Creta, nell’Agro Romano, e con la lungimiranza e la tenacia del fratello dottor Emanuele Stablum. Da allora l’Istituto si è ingrandito e perfezionato, fino a divenire di fama nazionale ed europea.

Ringrazio insieme il Signore e la Vergine Immacolata, che suscitano in ogni tempo anime grandi e intrepide, le quali con la forza della fede e nel nome della fraternità, si dedicano all’esercizio della carità, anche nel campo specifico della medicina.

3. Voi, cari malati, siete qui per curare le vostre infermità, e io, in occasione del Natale, sono venuto per augurarvi la guarigione con tutto il cuore, per chiederla con voi al Divin Salvatore Gesù, e nello stesso tempo sono venuto anche per confortarvi, per esortarvi alla pazienza, alla fiducia, alla confidenza.

Mi rendo conto della vostra sofferenza, dei momenti di avvilimento e di frustrazione che vi turbano e vi tentano, del disagio che provate per tanti motivi. La vostra malattia è indubbiamente una prova ben dolorosa e misteriosa. Ma proprio a Natale, vicino al presepio, si trova il coraggio della fede, si contempla la luce divina che ci libera dalle tenebre dell’angoscia e si confida totalmente nella bontà dell’Altissimo, che ha voluto farsi uomo per esprimere visibilmente il suo amore per tutti e specialmente per i malati e i sofferenti: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). Come suonano consolanti e commoventi queste parole dette da Cristo stesso, che, nato per noi a Betlemme e sempre presente nell’Eucaristia, non abbandona nessuno e stringe ognuno al suo cuore, specialmente se si trova nella tribolazione e nella solitudine!

4. La commozione della nascita di Gesù Bambino porti pace e serenità a voi tutti! Sappiamo che purtroppo molti non conoscono la realtà del santo Natale, altri la conoscono male, altri ancora addirittura non la vogliono conoscere! Eppure il Natale è prima di tutto un avvenimento storico, inoppugnabile, che fa parte della narrazione delle vicende umane ed è documentato dai Vangeli, libri storici, autentici, veridici. A Betlemme, in Palestina, nella terra di Giuda, al tempo di Cesare Augusto nacque veramente un Bambino, al quale fu posto nome “Gesù”. Egli ha dato origine a una civiltà giustamente detta “cristiana”, che interpella le singole coscienze e l’intera storia umana. Commemorando il Natale non si può rimanere soltanto nell’ambito della dolcezza dei sentimenti o dei soavi racconti legati all’infanzia. “Natale” significa che Dio si è fatto uomo, si è incarnato, si è inserito nella nostra storia, ha preso su di sé e in sé le gioie e i tormenti dell’umanità: “In principio era il Verbo - scrive l’apostolo ed evangelista Giovanni - e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui . . . E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 1.14). Perché Dio, puro Spirito, onnisciente e onnipotente, ha voluto farsi uomo, senza con questo cambiare né le leggi che governano il cosmo né le forze che guidano la storia nel suo sviluppo? Gesù stesso ci ha dato la risposta: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Il Natale è dunque la festa dell’amore di Dio per noi. Egli infatti è venuto per essere luce, via, vita, redenzione.

La realtà storica del Natale acquista allora il suo vero significato soprannaturale e salvifico, e diventa di conseguenza la festa della gioia: una gioia spirituale, interiore, misteriosa, divina, che può sussistere anche con le lacrime e le sofferenze, perché nasce dalla grazia portata da Cristo, dalla vita intima con Dio, dalla fiducia nel suo amore, dall’impegno nella bontà e nella carità.

5. In questo Istituto Dermopatico, mi è caro ricordare quanto Padre Luigi Maria Monti scriveva in una lettera del 1896, quattro anni prima della morte, rievocando un periodo di grande sofferenza interiore, patita verso i trent’anni, quando era ancora in ansia circa la realizzazione della sua vita di consacrazione: “Combattuto da gagliarde tentazioni - così scriveva - ero caduto in un estremo avvilimento. Passavo delle ore davanti a Gesù in Sacramento, ma erano tutte ore senza una stilla di rugiada celeste, il mio cuore rimaneva arido, freddo, insensibile”. Era proprio sul punto di abbandonare tutto, quando nel coretto della Chiesa ebbe - così egli afferma - la visione di Gesù e di Maria, che gli dissero a voce alta: “Luigi, molto avrai ancora da soffrire; altre lotte maggiori e varie avrai da incontrare. Sta’ forte; di tutte ne uscirai vincitore; il nostro potente aiuto non ti verrà mai meno. Prosegui la via che incominciasti!”.

Furono parole profetiche! E infatti noi oggi siamo qui a ricordare con ammirazione la persona e l’opera caritativa; e sono parole che ripeto anche a voi, religiosi, medici, collaboratori, malati: “Siate forti nella fede, nella fiducia, nella carità! Proseguite la via della confidenza in Dio, della santificazione compiendo il vostro dovere, della devozione a Maria Immacolata e a San Giuseppe!”. E la pace e la gioia del Natale siano sempre presenti nei vostri animi e nei vostri ideali!

Con gli auguri più sentiti di buon Natale e di sereno anno nuovo, vi imparto ora con grande affetto l’apostolica benedizione.

 

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