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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA SUI SIGILLI

Martedì, 19 febbraio 1985

 

1. Sono venuto volentieri a inaugurare questa mostra di sigilli, che è un’altra degna iniziativa per commemorare il centenario della fondazione della Scuola Vaticana di Paleografia, eretta presso l’Archivio Vaticano dal mio Predecessore Leone XIII col Motu proprio: Fin dal Principio del 1° maggio 1884.

Porgo il mio cordiale saluto ai venerati fratelli cardinali e vescovi, alle autorità e ai rappresentanti del mondo della cultura e a tutti i convenuti che onorano con la loro presenza questa manifestazione. Un grato saluto ai superiori e al personale dell’Archivio segreto vaticano e particolarmente alla direzione e al corpo insegnante della scuola.

È stata infatti una loro idea quella di scegliere il sigillo come oggetto della mostra. Si sa che la sigillografia è una disciplina che si insegna nella Scuola vaticana; e, come scienza, può servire a mettere in luce un patrimonio culturale di prim’ordine (purtroppo poco conosciuto), conservato nell’Archivio vaticano. Il sigillo, infatti, chiamato giustamente un “microcosmo di cultura”, è una fonte importante di informazione per la scienza storica, per la scienza giuridica e per l’arte. La mostra ha per finalità la “lettura” del sigillo e tende appunto a insegnare come si debba “leggerlo” nell’ambito culturale, storico, giuridico e artistico.

2. La conservazione di tanti sigilli, coi relativi documenti che essi convalidano, e la loro messa a disposizione degli studiosi sono un aspetto del servizio che l’Archivio segreto vaticano rende alla cultura. È doveroso riconoscere quanto viene fatto anche in questo campo per la scienza: lo conferma quotidianamente la numerosa presenza dei frequentatori.

Di fatto, l’Archivio conserva anche l’importante e vasta raccolta del mondo di sigilli d’oro: sono sigilli di imperatori, re, principi, eccetera (un solo sigillo, e uno dei più piccoli, è di un papa).

Mi piace anche il fatto che in questa mostra sono esposti e spiegati non soltanto i sigilli dell’ambito della cultura europea, ma anche di quella cinese e di quella araba. Questo fatto illustra bene e mette in rilievo l’universalità della Chiesa. Del sigillo cinese ha già parlato e scritto il celebre viaggiatore italiano Marco Polo nel suo famoso libro “Il Milione”, dove dice tra l’altro: “. . . e tutte queste carte, o vero monete, sono fatte con tant’autorità e solennità, come se elle fossero d’oro, o d’argento puro, perché in ciascuna moneta molti officiali, che a questo sono deputati, vi scrivono il loro nome, ponendovi ciascuno il suo segno. E quando del tutto è fatta, come la deve essere, il capo di quelli per il signor deputato, imbratta di cinaprio la bolla concessagli e improntala sopra la moneta, sì che la forma della bolla tinta nel cinaprio, vi rimane impressa: e allora quella moneta è autentica. E se alcuno la falsificasse sarebbe punito dell’ultimo supplizio” (Il Milione, LXXXI, Milano 1955, p. 134).

Per la sua importanza storica, giuridica, artistica e culturale, il sigillo è dunque un vero e proprio tesoro archivistico che bisogna tutelare con la massima cura: va pertanto messo in condizioni ambientali buone e custodito con mezzi idonei onde prevenire e ripararne i danni che possono presentarsi. Ciò viene fatto nell’Archivio vaticano da persone specializzate alle quali auguro ottimi risultati.

3. Un’altra lodevole iniziativa dell’Archivio è la riproduzione plastica dei sigilli, e questo costituisce un modo efficace, e spesso unico, per conservare ai posteri il prezioso patrimonio sigillografico che permette agli studiosi di consultarlo e di studiarlo.

Come i documenti dell’Archivio vaticano in genere, così anche i sigilli testimoniano l’universalità della Chiesa, e al tempo stesso la preoccupazione della Chiesa per la conservazione e lo sviluppo delle culture dei popoli. Di questo si parla molto ai nostri giorni. La Chiesa comunque è stata sempre sensibile a questo tema anche se non tutti hanno sempre compreso questa premura. Basta qui riportare l’atteggiamento di papa Gregorio Magno di fronte ai costumi e alla cultura dei popoli britannici, nonché le parole della Sacra congregazione “de propaganda fide”, che si trovano in una famosa istruzione dell’anno 1659: “Non compite nessuno sforzo, non usate alcun mezzo di persuasione per indurre quei popoli a mutare i loro riti, le loro consuetudini e i loro costumi, a meno che non siano apertissimamente contrari alla religione e ai buoni costumi. Che cosa c’è infatti di più assurdo che trapiantare in Cina la Francia, la Spagna, l’Italia o qualche Paese d’Europa? Non è questo che voi dovete introdurre, ma la fede, che non respinge né lede i riti e le consuetudini di alcun popolo, purché non siano cattivi, ma vuole piuttosto salvaguardarli e consolidarli [. . .]. Non fate dunque mai paragoni tra gli usi locali e gli usi europei; cercate piuttosto con tutto il vostro impegno di abituarvi ad essi”. Così la Sacra congregazione diceva ai suoi missionari in Cina e Indocina (cf. Collect. S. C. de Propaganda Fide, I, Roma 1907, p. 42).

Auspico pertanto che questa mostra contribuisca non solo a far conoscere ancor meglio il prezioso patrimonio dei sigilli, conservato nell’Archivio vaticano, ma anche a far comprendere e stimare la premura della Chiesa per la cultura e per la scienza.

Nel congratularmi nuovamente con i promotori, con quanti hanno collaborato per la realizzazione della mostra e con tutto il personale dell’Archivio, auguro che una manifestazione così significativa trovi pieno successo, e imparto di cuore a tutti i presenti l’apostolica benedizione. 

 

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