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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RELIGIOSI CAPITOLARI DEHONIANI

Venerdì, 14 giugno 1985

 

Carissimi fratelli della Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore di Gesù!

1. Al termine del vostro Capitolo Generale, per l’elezione del nuovo Consiglio, avete manifestato il desiderio di un’udienza particolare; e ben volentieri vi accolgo in questa circostanza così importante per il vostro Istituto. Porgo il mio saluto al Padre Antonio Panteghini, che avete rinnovato nell’incarico di Superiore Generale, ai Membri del Consiglio, a voi tutti che partecipate alla qualificata assemblea, ed estendo il mio affettuoso pensiero ai vostri Confratelli sparsi in vari Paesi del mondo; vi ringrazio altresì per questa richiesta che vi onora, perché manifesta in voi quel profondo amore a Roma e al Papa, tipico del venerato vostro Fondatore, il Servo di Dio Padre Leone Dehon.

Esprimo il mio apprezzamento per l’opera che la vostra Congregazione ha compiuto e sta compiendo a servizio della Chiesa e per il bene della società: fondata nel 1878, è costituita attualmente da 19 Province e 7 Regioni, in Europa, America del Nord e del Sud, Africa e Indonesia. Le ultime statistiche indicano 2692 membri, dei quali 1889 Sacerdoti, 314 Fratelli cooperatori, 395 chierici studenti e 94 Novizi.

Queste notizie recano un grande conforto e vi stimolano ad essere sempre più fervorosi e perseveranti nel vostro lavoro, sulle orme del venerato Fondatore “profeti dell’Amore” e “costruttori della riconciliazione degli uomini e del mondo in Cristo”, seguendo le direttive delle vostre rinnovate Costituzioni.

2. Nella spiritualità del Padre Dehon il fondamento e il centro della vostra Istituzione è il culto e la devozione al Cuore di Gesù. Ciò deve orientare sia la riflessione teologica sia la formazione ascetica, come pure l’attività pastorale e missionaria. Si potrebbe affermare che egli ebbe sempre dinanzi la scena drammatica e sublime del Calvario, descritta dall’Evangelista Giovanni: “Venuti [i soldati] da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua” (Gv 19, 33-34).

Richiamandosi al messaggio e alle apparizioni di Paray-le-Monial, Padre Dehon vedeva nel costato trafitto il cuore di Gesù, simbolo dell’amore di Dio verso gli uomini, dal quale sgorgarono la “grazia” santificante, i Sacramenti, la Chiesa e da quel Cuore, insanguinato e coronato di spine, attingeva il suo ardore apostolico e la sua profonda pietà eucaristica e riparatrice. Nell’ultimo quaderno del suo famoso “diario”, ormai vecchio e malato, annotava: “Assisto alla grande messa perpetua del cielo: Gesù che si offre al Padre, l’Agnello immolato dal principio; il Cuore di Gesù vittima di amore per la gloria di Dio e la salvezza degli uomini”.

Il 6 settembre 1888 Padre Dehon fu ricevuto in udienza privata da Leone XIII; da poco aveva ottenuto il Decretum laudis e il Pontefice, manifestando il suo compiacimento, gli disse: “Molto bello il vostro intento; perché la riparazione è davvero necessaria . . . Predicate le mie Encicliche, ove si combattono gli errori contemporanei: bisogna inoltre pregare per i Sacerdoti . . .”. Queste parole furono il programma della sua vita sacerdotale e della Congregazione, che fin da giovane sacerdote ebbe in animo di fondare: un amore ardente e affettuoso a Cristo, per riparare i peccati del mondo; un instancabile e coraggioso apostolato, anche sociale, per far conoscere e amare il Divin Redentore; e infine una scrupolosa attenzione al Magistero della Chiesa, per avere la garanzia circa la verità annunziata e per dare un aiuto autentico alla formazione e alla perseveranza dei sacerdoti. Egli, come stenografo del Concilio Vaticano I e nei vari incontri con i Padri Conciliari, aveva profondamente compreso il significato e la missione della Chiesa e del papato nel disegno salvifico della Provvidenza; inoltre nel ministero pastorale e durante i viaggi aveva potuto constatare dal vivo che la “questione sociale” si poteva risolvere in modo concreto e positivo solo alla luce del messaggio di Cristo.

“Quanto a noi - diceva - dobbiamo essere tutti di fuoco per fare conoscere e amare il Maestro buono, così come l’ammirabile amore che il suo Cuore divino ci ha testimoniato in tutti i suoi misteri e che ancora si manifesta ogni giorno, nella Santa Eucaristia”.

Fin dal 1887 egli aveva scritto: “. . . lo studio secondo lo spirito di Roma e la riparazione al Sacro Cuore di Gesù, la verità e la carità, sono state le due grandi passioni della mia vita e non ho se non un desiderio, che siano le due sole attrattive dell’Opera che lascerò”.

3. È passato più di un secolo dall’umile e nascosto inizio della Congregazione “dehoniana”: ma il messaggio e il “carisma” del fondatore sono sempre attuali, perché la società di oggi sente ancor più il bisogno assillante di incontrarsi con il Cuore di Gesù, per trovarvi pace, serenità, conforto e perdono.

Predicate pertanto con ardore l’amore di Dio, presentando il Cuore di Cristo, simbolo e centro di tale realtà divina. Infatti “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito” (Gv 3, 16). “In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio Unigenito nel mondo . . . come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 8-10). All’uomo, lacerato da tante tribolazioni e da tanti interrogativi, additate in Cristo crocifisso e risorto la certezza suprema dell’amore di Dio!

Curate con particolare sollecitudine e senso ecclesiale l’apostolato della stampa, che occupa non piccola parte del vostro servizio ecclesiale. Esso è molto importante per la diffusione dei principi cristiani e per la difesa dei valori cattolici. Confido che non mancherà da parte vostra in questo settore un rinnovato impegno di fedeltà e di vigilanza per contribuire sempre al vero bene delle anime e all’edificazione della Chiesa. Formate le coscienze cristiane, presentando con chiarezza le verità che devono guidare la vita ed eliminando tutto ciò che può turbare e confondere. Siate pienamente fedeli al Magistero e alla Sede Apostolica.

Testimoniate il vostro amore a Cristo con l’adorazione eucaristica e con la vita penitente, in riparazione del male che pesa sul mondo. “Lo studio, l’azione, la preghiera - ripeteva spesso Padre Dehon -. Abbiamo bisogno di dottori, di apostoli, di santi!”. Ma soggiungeva anche: “Dio non sa che farsene del nostro sapere e delle nostre opere, se non ha il nostro cuore”.

4. Carissimi! Nel Natale del 1921 Padre Dehon scriveva da Bruxelles: «Chiedo a voi tutti che vi rinnoviate nel fervore. Siamo in tempi difficili; ma io vi ripeterò la parola incoraggiante di Nostro Signore: “Confidite! Ego vici mundum!». Anch’io nella circostanza solenne del Capitolo Generale rivolgo a voi e a tutti i “Dehoniani” le medesime parole: confidate nel Cuore di Cristo e di Maria Santissima, rinnovando ogni giorno il vostro fervore e proseguendo con coraggio e con serenità nel cammino indicato dal venerato vostro Fondatore. Immenso è il lavoro da compiere e non possiamo perdere tempo!

In pegno di copiosi favori celesti, vi imparto ora di cuore la Benedizione Apostolica, che estendo con affetto all’intera Congregazione.



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