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VISITA PASTORALE NEI PAESI BASSI

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA POPOLAZIONE DI LIEGI

Domenica, 19 maggio 1985

 

Cari abitanti di Liegi,

si dice della vostra città che sia la “città ardente”. Non è forse essa a somiglianza del suo buon popolo, reputato accogliente, pronto all’entusiasmo, allegro e schietto?

Da parte mia, vi ringrazio della vostra calorosa accoglienza. Il Vescovo di Roma saluta gli abitanti di Liegi, uomini e donne riuniti sulla piazza Saint-Lambert sulle vestigia gallo-romane che testimoniano l’antichità della loro storia e nel luogo in cui il Vescovo Saint-Lambert ha versato il proprio sangue.

Saluto Liegi, “figlia della Chiesa romana”, terra della fede in Gesù Cristo. È da voi che è nato il Corpus Domini, ben presto diffusosi nella Chiesa universale, e che sempre ci invita all’adorazione del Signore presente nel santissimo Sacramento. Terra anche di devozione affettuosa e confidente alla santa Vergine Maria. Voi la venerate nelle vostre chiese, da Outremeuse a Saint-Martin, e in particolare a Banneux, ma l’avete anche voluta presente nella vostra vita quotidiana nelle numerose “edicole” che avete eretto nei vostri vicoli. Rendo ugualmente grazie a Dio per il dinamismo della vostra fede che ha spinto numerosi figli e figlie del vostro Paese a portare lontano la buona novella di Gesù Cristo, anche nel mio Paese natale sin dall’XI secolo.

Saluto, tra voi, il mio fratello nell’episcopato, Monsignor Guillaume-Marie van Zuylen, insieme a tutti coloro, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, laici, che cooperano alla missione della Chiesa, in questa diocesi contrassegnata nei tempi moderni dall’industrializzazione. Tengo inoltre a ricordare la memoria di quel grande pastore che è stato Monsignor Louis-Joseph Kerkhofs.

Saluto i responsabili civili della città e della provincia di Liegi che hanno tenuto ad onorare la mia visita.

Saluto Liegi, città amante della libertà e della democrazia, profondamente attaccata ai valori umani. “figlia della Mosa” e vicina alle frontiere, essa è aperta sul mondo, invitata a rimanere fraterna e accogliente. I suoi dotti, i suoi artisti, i suoi musicisti, i suoi scrittori hanno fatto di lei un alto luogo della cultura europea. Il coraggio e l’abilità dei suoi operai e artigiani, minatori, fabbri e orefici l’hanno resa rinomata e l’hanno portata ad essere una punta del progresso industriale.

Oggi di fronte a una dura crisi, in particolare del carbone e della siderurgia, vi impegnate in una fase di rinnovamento, eredi della determinazione e dell’ingegnosità dei vostri antenati che seppero uscire vincitori da tutti gli sconvolgimenti che ha conosciuto la vostra città nel corso della sua storia millenaria. Vengo a Liegi proprio per conoscere e incoraggiare le numerose iniziative degli uomini e delle donne del vostro Paese risolutamente impegnati nell’edificazione di un mondo più giusto, più fraterno, più felice, più conforme al disegno di Dio. Mi accingo ora ad incontrare i rappresentanti di questo laicato.

Ma a tutti gli abitanti di Liegi e della regione, a tutte le famiglie, ai bambini e ai giovani, e in particolare ai malati, agli handicappati e a tutti coloro che sono provati, offro i miei cordiali auspici. Domando al Signore di confortarvi, d’ispirarvi nelle vostre responsabilità, di benedirvi, di colmarvi della sua pace e della sua gioia!

 

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