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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RETTORI DELLE UNIVERSITÀ DELLA COMPAGNIA DI GESÙ

Sabato, 9 novembre 1985

 

Cari fratelli.

Provo una grande gioia nell’incontrarvi, rettori e responsabili degli Istituti di Studi Superiori affidati alla Compagnia di Gesù, in parecchi Paesi, accompagnati da altri rettori e di ricevervi qui a Roma, città del successore di Pietro, tanto più che esiste un legame particolare tra la vostra Compagnia e la Sede di Pietro.

A questa gioia si aggiunge un vivo ringraziamento all’insieme della vostra Compagnia incominciando dal vostro superiore generale, per la generosità con la quale assicura la direzione e la promozione dei vostri numerosi centri accademici distribuiti nel mondo intero.

1. Il nostro incontro di oggi ci ricorda quello che ebbe luogo l’8 agosto 1975 con il mio venerato predecessore Paolo VI. L’allocuzione che egli indirizzò allora ai rettori e ai dirigenti dei vostri Centri Accademici mirava ad affermare e intensificare lo sforzo apostolico della Compagnia in un settore della cultura di alto livello e più precisamente nel campo delle Università Cattoliche.

La parola di Paolo VI ha fatto sentire più vivamente e più efficacemente alla Compagnia di Gesù, nel corso di questi ultimi anni, l’importanza della sua missione specifica nel seno delle Università Cattoliche. Si potrebbe dire che questa allocuzione ha rafforzato presso un certo numero di Gesuiti l’amore e la passione per un settore dell’apostolato che si dimostra molto delicato e difficile, ma decisivo per la vitalità della Chiesa. Bisognerà sempre continuare con questa perseveranza, con coraggio, con entusiasmo contro le difficoltà che si possono incontrare sul cammino.

2. È certo che la Compagnia di Gesù ha un legame veramente particolare con la cultura. Il suo fondatore le ha assegnato infatti, tra gli altri apostolati, ciò che concerne la cultura e la gioventù studentesca. Fedele a questa missione, la Compagnia di Gesù si è dedicata e si dedica ancora a fare in modo che non solo i suoi Istituti Superiori siano all’altezza del loro compito per la serietà della ricerca e la qualità dell’insegnamento, ma anche e soprattutto che siano caratterizzate dal perseguimento dello scopo specifico per il quale la Compagnia è stata fondata: la difesa e la diffusione della fede.

Le sue Università e i suoi Istituti Superiori sono dunque chiamati a garantire e a promuovere in primo luogo e soprattutto il loro carattere di Centri Accademici Cattolici in quanto partecipi alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Tale è lo spirito che anima e che deve principalmente animare le Istituzioni Universitarie affidate alla Compagnia di Gesù, se esse vogliono rispondere con la massima fedeltà alla loro vocazione, al loro carisma.

3. La storia della Chiesa ci insegna quanto sia difficile l’evangelizzazione in periodi di trasformazione culturale come il nostro. Noi siamo consapevoli che le Istituzioni accademiche affidate alla Società di Gesù sono oggi impegnate nella promozione di un coraggioso dialogo tra fede e cultura. Sono particolarmente lodevoli gli sforzi che queste istituzioni stanno compiendo alla luce della dottrina cattolica, per risolvere i problemi connessi con il progresso sociale. Le nuove scoperte scientifiche spesso pongono serie sfide alla fede in campo dottrinario, morale e sociale. Tali sfide esigono un dialogo fra teologi e scienziati, teso a puntualizzare e descrivere i problemi sollevati, e a trovare ad essi una risposta che sia in armonia con la scienza e con la fede. L’Università Cattolica è il luogo adeguato a questo dialogo.

4. Due sono le cose fondamentali che una corretta promozione del dialogo tra fede e cultura esige. La prima è la necessità di restare fedeli alla parola di Dio, alla sua verità al suo potere salvifico per la gente di tutti i tempi, alla sua intrinseca capacità di purificare, trasformare e nobilitare. La fedeltà alla parola di Dio implica una coraggiosa proclamazione del Vangelo. L’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi giustamente sottolinea il fatto che il dialogo tra Vangelo e cultura non può aver luogo senza che il Vangelo sia proclamato (cf. Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 20). È compito delle Università Cattoliche essere annunziatrici impavide della buona novella di salvezza. Ad esse possono anche essere applicate le parole di San Paolo: “Guai a me se non annunziassi il Vangelo!” (1 Cor 9, 16).

Il necessario e costante appello, nell’evangelizzazione, alla fedeltà verso la verità rivelataci da Dio attraverso il suo Figlio incarnato, è stato sentito in ogni epoca, sin dai primi secoli della cristianità. Qui si potrebbe citare uno scrittore ecclesiastico che visse in un periodo di grandi trasformazioni culturali e che tentò di promuovere uno stretto dialogo tra il Vangelo e lo sviluppo culturale: Clemente Alessandrino. Egli scrisse: “C’è verità nella geometria, c’è verità nella musica, c’è verità nella filosofia pura . . . ma l’unica autentica verità è quella che ci è stata insegnata dal Figlio di Dio . . . Noi siamo stati ammaestrati da Dio e istruiti da suo Figlio nelle Scritture che sono veramente sacre” (Clemente Alessandrino, Stromata, I, 20: PG VIII, p. 816). La Parola fatta carne è davvero l’incarnazione della Verità intera.

Fedeltà alla parola di Dio significa studiare quella Parola in profondità, meditarla e metterla in pratica. Significa anche fedeltà al magistero della Chiesa, la Chiesa a cui Cristo ha affidato quella Parola perché sia conservata nella sua purezza e integrità e interpretata in modo autentico. Senza tale fedeltà non può sussistere alcun dialogo efficiente tra fede e cultura.

5. La seconda cosa è la necessità urgente di una riflessione filosofica sulla verità dell’uomo. Oggi è diffusa e prevalente un’idea storicistica dell’uomo e della sua storia. Quest’idea, relativizzando i valori fondamentali, conduce a una infondata supremazia della libertà sulla verità, della pratica sulla teoria, del divenire sull’essere.

Un esame attento delle tendenze culturali di oggi chiarisce l’esigenza di una filosofia antropologica che abbia come scopo quello di chiarire il mistero dell’uomo. Una tale riflessione metafisica sull’uomo, stabilendo un terreno comune per gli uomini di buona volontà, faciliterà il discernimento e la corretta integrazione di ciò che è valido oggi per il progresso dell’uomo. Aiuterà ad evitare le deviazioni di certe correnti ideologiche e di certe forme di condotta morale. Inoltre, essa è essenziale alla preparazione di un’adeguata evangelizzazione della cultura.

Fedeltà alla Parola di Dio e fedeltà alla verità dell’uomo: queste sono le due forme di fedeltà che aiuteranno a garantire che il progresso umano tenga conto del mistero di Dio. Infatti, quanto più si conosce il mistero dell’uomo, tanto più ci si apre al mistero della trascendenza. E quanto più profondamente si penetra il mistero divino, tanto più si scoprono la vera grandezza e la dignità della persona umana.

6. È pure incarico specifico della Compagnia di Gesù l’attenzione ai giovani che frequentano i suoi centri educativi. È conosciuto ed è da elogiare il fatto che nelle istituzioni universitarie affidate alla Compagnia di Gesù si impartisce un insegnamento altamente qualificato, che mira a preparare gli studenti a uno sviluppo adeguato per la propria futura professione.

Secondo lo spirito del proprio carisma, dette istituzioni si sforzano anche, attraverso un insegnamento adeguato, di introdurre gli studenti a una conoscenza più profonda del messaggio cristiano. In questo modo si mette in pratica ciò che è detto nella Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis sull’educazione cristiana della gioventù riguardo all’incarico delle Università Cattoliche miranti ad abilitare gli studenti in modo che “possano formarsi come uomini di autentico prestigio per la loro dottrina, preparati per disimpegnare le funzioni più importanti nella società e perché siano testimoni della fede nel mondo” (Gravissimum educationis, 10).

7. In questa occasione, mentre riconosco i vostri generosi sforzi, vi invito a prestare una speciale attenzione alla formazione integrale degli studenti, in cui occupi uno spazio distinto una solida formazione religiosa, teorica e pratica. Pratica, in quanto la formazione religiosa degli studenti di un’Università Cattolica non può essere solamente teorica mediante l’insegnamento, ma deve far sì che costoro nella stessa vita universitaria imparino a vivere concretamente la dottrina cristiana assimilata intellettualmente. Da qui l’urgenza di offrire nel “campus” dell’Università Cattolica un ambiente idoneo per l’integrazione della formazione intellettuale con la pratica. Per questo scopo occorrerà promuovere ogni volta di più la pastorale universitaria, sotto la guida di scrupolosi sacerdoti che assistano spiritualmente gli studenti e fomentino tutte le iniziative adeguate, per aiutare il giovane ad approfondire la conoscenza e la pratica della vita cristiana, in un’armoniosa sintesi di fede e di vita.

In diversi incontri con gli studenti universitari di tutto il mondo ho avuto occasione di percepire personalmente come sorga da loro stessi, in modo significativo, la questione religiosa, soprattutto come una necessità di dare un senso alla vita. Conviene saper leggere nel loro spirito, comprendendo che essi attendono esempi di vita autenticamente cristiana. Più che per le dottrine esposte teoricamente, si sentono attratti da esempi di dottrine realmente vissute.

8. Nella profonda trasformazione che sta attraversando il nostro mondo a voi si affida un’enorme responsabilità. Sono sicuro che anche voi siete convinti di ciò. Per questo vi invito ad andare avanti nella vostra difficile missione. La Chiesa ha bisogno più che mai di voi, delle vostre Università, qualificate come cattoliche e scientifiche.

Come ben sapete, la Congregazione per l’Educazione Cattolica ha organizzato uno studio per preparare una costituzione apostolica sulle Università Cattoliche, a proposito della missione indispensabile dell’Università Cattolica nel mondo di oggi. Le vostre Università e Istituti Superiori daranno senz’altro a tale studio il loro valido apporto, cosa di cui già da ora vi ringrazio. A nessuno sfugge l’opportunità di detto documento, che è richiesto dalla profonda evoluzione culturale verificatasi in questi ultimi anni, e anche dalla stessa comunità ecclesiale, che desidera che le sue Università siano più efficienti nell’offrire all’uomo il contenuto e il dinamismo del pensiero cattolico.

9. Concludendo queste riflessioni, desidero riferirmi alla vostra lodevole tradizione culturale, che vi vuole presenti, attivi e creatori nei nostri giorni, ma allo stesso tempo vi vuole fedeli: fedeli allo spirito del vostro fondatore, alla Chiesa e al suo Magistero. Che le vostre Università siano sensibili ai segni dei tempi; sensibili alle molteplici istanze culturali attuali, e insieme aperte allo spirito delle Chiese particolari, mediante un fraterno e stretto vincolo con i suoi vescovi, e con lo spirito della Chiesa universale, mediante la vostra sincera adesione alla Santa Sede.

Con questi auspici imparto a voi, ai professori e agli studenti dei vostri centri educativi una speciale benedizione apostolica.

 



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