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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DEL XX ANNIVERSARIO
DEL DECRETO CONCILIARE «APOSTOLICAM ACTUOSITATEM»

Lunedì, 18 novembre 1985

 

Signori Cardinali,
Cari Fratelli,

1. Questa data, che segna il XX anniversario della promulgazione del decreto conciliare Apostolicam actuositatem sull’apostolato dei laici, non poteva passare inosservata. Il merito di averla ricordata, di aver organizzato questo Colloquio commemorativo, di avervi convocato tante illustri personalità va al Pontificio Consiglio per i Laici del quale saluto il presidente, il cardinale Pironio, e tutti i membri, come saluto pure tutti voi, che partecipate al Colloquio. Ma permettetemi di rivolgere un pensiero speciale agli uditori laici del Concilio Vaticano II - alcuni qui presenti, altri uniti a noi nella preghiera, altri ritornati nella Casa del Padre - la cui presenza in quello straordinario evento ecclesiale costituì già allora un segno significativo di quanto sarebbe stato posto in rilievo e sviluppato nei documenti conciliari sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo.

Il nostro pensiero e la nostra gratitudine vada a quanti - in quella vasta, complessa e ricca scena di lavori preparatori, di studi e consultazioni, di interventi e redazioni, illuminata dalla guida dello Spirito Santo - contribuirono in modi diversi alla elaborazione e stesura definitiva del decreto Apostolicam actuositatem. lo stesso, come padre conciliare, ebbi l’opportunità di offrire la mia collaborazione in quel laborioso processo. Ma come non includere nel nostro grato ricordo tante personalità, associazioni, cristiani che, in momenti diversi della storia, sono stati protagonisti del lungo processo di “promozione del laicato”, che acquisì forza speciale già nel secolo scorso e che si è delineato poi come una delle correnti più feconde e vive del rinnovamento della Chiesa nel nostro secolo?

Traendo forza dalla ricchezza insondabile del mistero della Chiesa nonché riflettendo sulla realtà della sua comunione e missione nelle condizioni del tempo contemporaneo si sono mobilitate tutte le forze vive della Chiesa e si sono riconosciute pienamente la dignità e la responsabilità dei laici cristiani. Per questo il decreto Apostolicam actuositatem, il primo documento che un Concilio abbia interamente dedicato ai laici, si situa necessariamente e perfettamente nel disegno globale del Concilio, come sviluppo specifico dell’ecclesiologia integrale della costituzione dogmatica Lumen gentium e della Costituzione pastorale Gaudium et spes.

2. Il decreto Apostolicam actuositatem trova il suo nerbo nel pieno riconoscimento della dignità e responsabilità dei laici in quanto “Cristifideles”, in quanto incorporati a Cristo, ossia in quanto membri vivi del suo corpo, partecipi di questo mistero di comunione, in virtù del sacramento del Battesimo e della Confermazione e del conseguente sacerdozio comune e universale di tutti i cristiani. Essi sono chiamati alla santità di vita e all’apostolato nel tessuto delle condizioni ordinarie della vita familiare e sociale, in tutti gli ambiti della convivenza umana per “animare e perfezionare tutto l’ordine temporale con lo spirito evangelico” (cf. Lumen gentium, 21 ss.; Apostolicam actuositatem, 5).

È importante mirare sempre all’essenziale; e questo, per quanto riguarda i laici, è proprio la fruttificazione della grazia battesimale mediante un incontro sempre più intimo e vitale con Cristo, che chiama alla sua sequela, e vuole stabilire con ciascuno una relazione personale di dono e di reciproca appartenenza, un’alleanza di verità e di vita.

Nella pratica della vita sacramentale e della preghiera, nella obbedienza filiale ai Pastori in comunione con tutti i discepoli di Cristo, nella passione cristiana per il destino dell’uomo, la fede dei laici - in quanto “Christifideles” - deve diventare sempre più intensamente vita, cultura, moralità, missione. Essi sono chiamati a vivere, a testimoniare, a condividere la potenza della redenzione di Cristo - chiave e pienezza di senso per l’esistenza umana - in seno a tutte le comunità ecclesiali e in tutti gli spazi della convivenza umana: nella famiglia, nel lavoro, nella nazione, nell’ordine internazionale. I laici hanno un “diritto” e “dovere” all’apostolato, al quale li destina il Signore stesso e un diritto e dovere che “derivano dalla loro stessa unione con Cristo capo” (Apostolicam actuositatem, 3).

Il decreto offre preziosi orientamenti su questa essenziale e pressante vocazione all’apostolato e sui suoi fondamenti cristologici, ecclesiologici, spirituali e pastorali; sulla finalità integrale dell’apostolato dei laici, come espressione della missione di servire l’uomo nella verità, nella carità e nella giustizia; sui diversi campi nei quali questo apostolato deve esercitarsi - nulla di quanto è umano può essergli alieno -; sulla base imprescindibile e insostituibile dell’apostolato individuale, nel contesto delle necessarie forme associative di comunione e missione dei “Christifideles”.

Molto si potrebbe dire al riguardo della sua applicazione in questi venti anni del post-concilio. Si sono vissute esperienze feconde, come lo sviluppo incoraggiante di nuovi movimenti ecclesiali. Si è acuita l’urgenza prioritaria di una presenza e testimonianza cristiana nel mondo dei giovani, nella vita familiare, nel campo della cultura e della comunicazione sociale, nel mondo del lavoro e nei movimenti dei lavoratori. Sono sorte nuove questioni, come quella dei ministeri non ordinati, della promozione della dignità della donna, dell’impegno e della ricerca di nuove forme di sociabilità alle soglie del duemila . . . Non posso soffermarmi ora su temi tanto vasti e complessi, alcuni dei quali sono del resto oggetto della vostra riflessione in questi giorni. Il pensiero va spontaneamente, con fiducia e speranza, alla mobilitazione dei laici per la preparazione del Sinodo 1987 sulla “Vocazione e missione dei laici nella vita della Chiesa e della società”. Al riguardo spero molto nella collaborazione delle forze vive del laicato, che il Pontificio Consiglio per i Laici vorrà stimolare in tal senso.

3. Non poteva esservi data più felice di oggi per l’inizio dei lavori dell’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici. A ciascuno dei membri di questo dicastero, venuti da tutti i continenti, il mio saluto affettuoso, l’attestazione della mia stima, la mia cordiale parola di incoraggiamento. Avete scelto il tema della “formazione dei laici”, che è prospettiva fondamentale per l’effettiva realizzazione della vocazione cristiana alla santità e all’apostolato. Molto più che di una “informazione”, si tratta di una “conformazione” della vita a Cristo, perché crescano continuamente nel Signore e sappiano rileggere e orientare tutta la vita alla luce dell’avvenimento della sua Presenza pasquale. La Chiesa ha bisogno soprattutto di grandi correnti, movimenti e testimonianze di santità fra i “Christifideles” perché è dalla santità che nasce ogni autentico rinnovamento della Chiesa, ogni arricchimento dell’intelligenza della fede e della sequela cristiana, una riattualizzazione vitale e feconda del cristianesimo nell’incontro con i bisogni degli uomini, una rinnovata forma di presenza nel cuore dell’esistenza umana e della cultura delle nazioni.

Auspico che lo Spirito di Dio illumini e renda fecondi i vostri lavori. So che culmineranno nella vostra partecipazione alla Santa Messa, che celebrerò nella basilica di San Pietro, insieme ai vescovi di tutto il mondo, per inaugurare il Sinodo straordinario. Conto sulle vostre preghiere perché, unite a quelle di tutta la Chiesa, impetrino dal Signore il dono dell’unità e della verità; della fortezza e della fedeltà, per i membri del Sinodo, affinché sulla scia del Concilio, il messaggio e la testimonianza di Cristo risplendano sempre più trasparenti e vigorosi nella vita della comunità dei “Christifideles”, a gloria del suo nome, a bene della Chiesa, a vantaggio dell’umanità intera.

Vi benedico di cuore.



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