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VISITA PASTORALE A GENOVA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ DELL'OSPEDALE PEDIATRICO
«GIANNINA GASLINI»

Domenica, 22 settembre 1985

 

Cari Fratelli e Sorelle.

1. In questa mia visita a Genova ho desiderato vivamente che fosse inserito nel programma un incontro con tutte le persone che vivono, soffrono e lavorano in questo Ospedale Pediatrico “Giannina Gaslini”, che non cessa di richiamare alla mente e al cuore di quanti lo frequentano l’inspiegabile mistero del dolore innocente.

Saluto il Presidente e i Membri del Consiglio di Amministrazione, come pure tutti i Dirigenti, con l’auspicio che questo Istituto possa rendere il suo servizio sanitario sempre più rispondente alle esigenze dei tempi. Saluto il personale medico, paramedico e ausiliario; rivolgo uno speciale pensiero alla Contessa Germana Gaslini che ha dedicato tutta la sua vita a questa istituzione: saluto i sacerdoti che collaborano con l’Arcivescovo, il quale è direttamente il Parroco di questo ospedale; saluto gli assistenti sociali, i donatori del sangue e tutti gli appartenenti al gruppo del volontariato incoraggiandoli nel loro impegno: vi esprimo il mio apprezzamento per la vostra opera preziosa in favore dei piccoli, con i quali Gesù volle significativamente identificarsi: “In verità vi dico, ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40).

2. Questo Istituto, fondato nel 1938 da Gerolamo Gaslini, a ricordo della figlioletta Giannina, strappata agli affetti familiari all’età di undici anni, parla di dolore ed è destinato ad alleviare il dolore. Per questo il generoso Fondatore lo volle splendido non solo sotto il profilo delle strutture edilizie e delle attrezzature scientifiche, ma anche per la sua posizione, collocato com’è tra il monte e il mare, e degradante ad anfiteatro verso la luce e il calore del sole mediterraneo. La felice scelta di questo luogo, doveva poi ispirare al fondatore anche il motto che contraddistinse l’Ospedale: “Pueris floribusque lumen solis”.

Questo Ospedale possa veramente restituire ai piccoli degenti il sorriso, la gioia e la luce della speranza. Quanti vi operano, a diverso titolo, sappiano che questo è, sì, un luogo di cura, che si avvale di tutte le tecniche e scoperte della scienza, ma è anche un luogo di incontro tra fratelli maggiori e minori. Crescano sempre più il senso del dovere e l’impegno di rendere familiare ed amichevole questo ambiente, in modo che si possano maggiormente esercitare le virtù della bontà, della pazienza, della carità umana e cristiana.

3. Il rispetto per i piccoli, già proclamato dalla sapienza antica - chi non ricorda la nota sentenza “maxima debetur puero reverentia”? (Giovenale, Satira XIV, v. 47) - esige dedizione totale e premure instancabili per venire incontro alle loro necessità e alla loro particolare situazione di bambini ammalati. Ciascuno sappia portare nel proprio specifico campo di azione lo spirito del Buon Samaritano, il quale, vedendo un uomo percosso e lasciato moribondo sulla strada: “ne ebbe compassione, gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi coricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui” (Lc 10, 33-34).

Cari Fratelli e Sorelle, portate questa carica umana e spirituale nei contatti che avete sia con i piccoli infermi che attendono da voi, con i loro sguardi significativi, un generoso e qualificato servizio come professionisti e come uomini di buona volontà, sia con i loro genitori, che vivono il dramma angoscioso della malattia nei loro figli.

E a voi, cari bambini ricoverati qui al Gaslini, che cosa devo dire? Vi dirò che sono venuto qui apposta per voi: per esprimervi l’affetto che nutro per voi e per portarvi una carezza e un abbraccio, a conforto della vostra presente sofferenza. Vi auguro che presto possiate tornare a casa e vivere felicemente accanto ai vostri genitori e fratelli, e tutti i vostri cari familiari.

A voi, qui presenti, imparto una mia speciale Benedizione, che volentieri estendo ai vostri parenti, persone care e amici.



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