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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELL
’INDIA NORD ORIENTALE
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 20 giugno 1986

 

Cari fratelli vescovi.

1. Non molti mesi sono passati da quando il nostro Padre celeste mi consentì di celebrare l’Eucaristia con voi e con i rappresentanti delle vostre rispettive diocesi a Shillong. Insieme ascoltammo la parola di Dio, partecipammo allo spezzare del pane e alle preghiere (cf. At 2, 42). Mentre voi, vescovi dell’India nord-orientale, siete in visita “ad limina”, è fonte di profonda gioia per me ricordare la bellezza delle colline e delle pianure del Nord-Est, la ricca varietà dell’eredità culturale ed etnica della vostra gente, e la vitalità delle vostre Chiese locali. Le parole di san Paolo ai Corinzi riecheggiano i miei sentimenti: “Ringrazio continuamente per voi il mio Dio, a motivo della sua grazia che vi è stata data in Cristo Gesù” (1 Cor 1, 4).

La grazia di Dio vi è stata data in Cristo Gesù. Il lavoro di evangelizzazione che fu iniziato nella vostra terra solo un centinaio di anni fa, il lavoro in atto che voi oggi presiedete è un dono di Dio alla gente della vostra terra. La parola che è stata predicata è la parola di Dio. I sacramenti che hanno alimentato la vita delle vostre comunità sono i segni efficaci della grazia di Cristo presente tra voi. La vita cristiana che è cresciuta costantemente tra i vari gruppi etnici della regione è davvero un dono prezioso di Dio.

Gli uomini e le donne che hanno piantato il seme e lo hanno nutrito con cura sono stati i fedeli “servi di Cristo, che fanno di buon cuore la volontà di Dio” (Ef 6, 6). Oggi, in quello stesso campo voi e i vostri collaboratori siete “gli operai di Dio” (1 Cor 3, 9). Questo è il vostro privilegio e la vostra grande responsabilità.

2. La mia visita ebbe luogo all’interno di un contesto di particolare significato per la Chiesa nell’India nord-orientale. Le vostre diocesi sono ora nel sesto anno di una novena di preparazione per la celebrazione nel 1990 del centenario della fondazione della Chiesa nella vostra regione. Quando fui tra voi a Shillong parlai brevemente alla vostra gente della storia della missione di Assam e degli uomini e delle donne consacrati che erano apostoli del Vangelo di Cristo. Ancora oggi ringraziamo Dio per loro. Ispirati dal loro esempio, possano tutti coloro, che esercitano i vari gradi di responsabilità nelle vostre Chiese locali, rinnovare la loro decisione nel continuare con gioia e diligenza il lavoro incominciato quasi un centinaio di anni fa.

In preparazione al centenario voi avete pubblicato ogni anno una lettera pastorale congiunta su un tema di fondamentale importanza per la vita delle vostre comunità. Avete scritto sulla Chiesa, sulla vita cristiana, sull’evangelizzazione, sulla catechesi, sul matrimonio cristiano e sulla famiglia, recentemente avete trattato il tema della giovinezza. Questo è un tema particolarmente vicino ai vostri cuori poiché i vostri giovani hanno un ruolo vitale per la crescita della Chiesa nell’India nord-orientale. In queste lettere pastorali voi avete focalizzato l’attenzione su aspetti della vita della Chiesa sui quali il Concilio Vaticano II offrì autorevoli insegnamenti e preziosi discernimenti pastorali.

Così la straordinaria grazia di rinnovamento che il Concilio rappresentò per l’intero corpo ecclesiale sta per essere assimilata nelle menti e nei cuori dei fedeli; in primo luogo nelle menti e nei cuori dei preti, dei religiosi e delle persone laiche impegnate che lavorano con voi per la costruzione delle Chiese affidate a voi. Come vostro fratello nel ministero episcopale, condividendo con voi la responsabilità di provvedere alla Chiesa di Dio (cf. At 20, 28), desidero lodarvi per la tempestività della vostra iniziativa.

Come san Paolo incoraggiò gli anziani della Chiesa di Efeso: “Vi raccomando a Dio e alla parola della sua grazia, che può edificare e dare la sua eredità” (At 20, 32). Preghiamo perché il Signore, che solo dà la vita (cf. 1 Cor 3, 7), benedica l’apertura del secondo centenario di presenza della Chiesa tra le vostre genti con un’ulteriore fioritura di vita cristiana.

3. All’interno delle vostre comunità, voi pastori avete una missione specifica affidatavi dal Signore stesso: quella di diffondere la sua Chiesa, di provvedere ad essa sotto la sua guida e di guidarla fino a quando egli tornerà. C’è un aspetto della vostra missione pastorale sul quale desidero riflettere con voi e con tutti coloro che hanno una parte nel servizio della Chiesa alla famiglia umana. È una questione di centralità e di primato della persona in relazione ad ogni aspetto di attività della Chiesa.

Questa riflessione si rivolge prima di tutto al vero contenuto di evangelizzazione. Il cuore del vostro ministero pastorale è la predicazione della buona novella della salvezza nella persona di Gesù Cristo, la Parola fatta carne. Il messaggio non è solo una teoria o una dottrina comunque sublime. Il primo obbligo dell’apostolo è di testimoniare al nostro Signore e Salvatore “che ciò che abbiamo visto e udito lo annunciamo anche a voi” (1 Gv 1, 3).

Il contenuto di base di evangelizzazione e catechesi non è quindi astratta lezione di vita, ma la realtà del Figlio di Dio e del Figlio dell’Uomo, nostro Signore Gesù Cristo. Infatti, “evangelizzare è prima di tutto testimoniare in modo semplice e diretto Dio rivelato da Gesù Cristo, nello Spirito Santo: testimoniare che nella sua Parola incarnata egli ha dato l’esistenza a tutte le cose e ha chiamato gli uomini alla vita eterna” (Evangelii Nuntiandi, 26).

Nei primissimi giorni della Chiesa gli apostoli diedero una posizione elevata all’annuncio della redenzione resa possibile attraverso la morte e risurrezione di Gesù di Nazaret: “essi ammaestravano il popolo e annunciavano, nella persona di Gesù, la risurrezione dei morti” (At 4, 2). Anche Paolo fece della persona di Cristo l’oggetto principale della sua predicazione: “mi proposi di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso” (1 Cor 2, 2). La Chiesa non ha mai smesso di annunciare colui nel quale “Dio si compiacque di far abitare tutta la sua pienezza (Col 1, 19).

4. Nelle vostre Chiese locali voi siete i testimoni di Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente (cf. Mt 16, 16). Con le parole usate quando parlai a tutti i vescovi dell’India radunati a Nuova Delhi: “Voi siete chiamati a proclamare la salvezza, misericordia e compassione nel nome di Dio che “ha così amato il mondo da dare al suo unico Figlio” (1 febbraio 1986). In relazione alla catechesi scritta da voi stessi: “riconoscere Cristo come centro di catechesi implica che noi lo annunciamo, che qualsiasi cosa noi diciamo o facciamo ha un riferimento a lui, e soprattutto che egli stesso è il Maestro” (Lettera pastorale congiunta sulla catechesi nell’India nord-orientale, 1984, n. 4).

Desidero incoraggiarvi perché non perdiate mai di vista la centralità della persona di Gesù Cristo in ogni attività finalizzata alla costruzione della comunità cristiana. I servi del Vangelo devono sempre essere attenti a non insegnare un messaggio privato della sua sostanza o a trasformare il messaggio di salvezza in una paura teoria di giustizia sociale ed economica. Il fervore e la pienezza di risorse delle vostre Chiese dipende dalla misura in cui la persona di nostro Signore rimane il punto focale delle vostre esistenze e dei vostri sforzi. L’importanza che voi date alla Bibbia nella formazione delle vostre comunità offre la sicurezza che la loro preghiera e vita spirituale sarà fondata sulla solida base della parola di Dio. Noto felicemente che voi avete sostenuto varie iniziative in questo campo.

5. Desidero inoltre rivolgermi brevemente al primato della persona in relazione alla pianificazione, educazione ed esecuzione dei programmi di evangelizzazione e progresso umano. L’oggetto di attenzione della Chiesa è la persona umana fatta a immagine di Dio e chiamata a vivere, agire ed essere trattata secondo il supremo comandamento di amore.

L’evangelizzazione, nelle concrete circostanze delle vostre Chiese, abbraccia molte forme di servizio per il benessere e lo sviluppo delle vostre genti: spirituale, sociale, materiale. Come l’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi (Evangelii Nuntiandi, 31) puntualizza, “tra evangelizzazione e progresso umano, sviluppo e liberazione, ci sono infatti profondi legami”. Questi collegamenti sono antropologici. La gente alla quale è rivolta l’evangelizzazione vive e agisce all’interno di strutture sociali ed economiche particolari che sono destinate ad essere influenzate dal messaggio di liberazione del Vangelo. Veramente il piano di redenzione “tocca situazioni molto concrete di ingiustizia da combattere e di giustizia da salvaguardare”. Non c’è dubbio quindi che l’attività della Chiesa sia diretta al progresso e avanzamento del popolo ad ogni livello di esistenza. Il vostro ministero abbraccia una moltitudine di impegni, manifestati in una grande varietà di attività educative, caritatevoli e sociali che voi promuovete e incoraggiate.

La dottrina sociale della Chiesa che guida i vostri sforzi nel promuovere lo sviluppo integrale del vostro popolo è interamente costruita sul valore della persona umana e sulla domanda della sua dignità nel contesto del piano di Dio per la famiglia umana. Nella missione pastorale della Chiesa “è importante evangelizzare la cultura dell’uomo e le culture . . . sempre considerando la persona come punto di partenza e sempre tornando ai rapporti delle persone tra loro e con Dio” (Evangelii Nuntiandi, 20).

Questa verità ha bisogno di essere costantemente ripetuta oggi quanto così tanti individui tendono ad essere sommersi nell’anonimato della vita o a sentirsi considerati solo parte di una categoria in termini di pianificazione e azione politica e sociale.

6. Nel sottolineare la centralità della persona nella missione della Chiesa noi evitiamo il pericolo di perdere il contatto con gli uomini e le donne, giovani e vecchi, ai quali il Signore ci ha mandati. Il comando “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore” che Gesù diede a Pietro (cf. Gv 21, 15-17) rimane per sempre il paradigma dell’azione pastorale.

Avere detto questo non significa avere risolto tutte le questioni che voi dovete fronteggiare ogni giorno nel vostro ministero. È solo per ricordare insieme il cammino di servizio della Chiesa. La mia preghiera è che l’amore di Cristo per ogni donna e uomo riempia sempre i vostri cuori e i cuori di tutti i vostri collaboratori. In questo modo il lavoro necessario per lo sviluppo, la giustizia e la libertà sarà infatti il lavoro evangelico di salvezza e la costruzione di una vera “civiltà dell’amore”.

7. Attraverso voi desidero mandare il mio più caldo saluto ai sacerdoti, agli uomini e alle donne religiosi e ai catechisti che voi qui rappresentate. Vi chiedo di portare la mia benevolenza e incoraggiamento ai giovani, ai bambini, ai vecchi e agli ammalati.

Possa Maria, Madre della Chiesa, sostenere voi tutti con le sue preghiere e il suo esempio. Ella vi ricorderà sempre di fare di Gesù il centro della vostra vita e delle vostre azioni. Possa Dio darvi gioia e pace nel suo servizio.

 

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