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VISITA PASTORALE IN ROMAGNA

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CITTADINANZA IN PIAZZA DELLA VITTORIA

Forlì - Giovedì, 8 maggio 1986

 

Signor ministro, signor sindaco, fratelli e sorelle di Forlì.

1. Lieto di essere venuto tra voi, voglio esprimere subito a tutti e a ciascuno il mio cordiale saluto. Ringrazio sentitamente il signor ministro Giovanni Spadolini, che mi ha portato il benvenuto a nome del Governo italiano, e ringrazio altresì il signor sindaco, che mi ha parlato a nome di tutta la cittadinanza forlivese. Sento perciò il bisogno di esprimere il mio vivo ringraziamento anche a tutti i presenti, accorsi in questa piazza da vicino e da lontano, e a quanti in questo momento sono in ascolto per mezzo della radio o della televisione.

Il vostro sincero entusiasmo è di per se stesso un segno assai eloquente del fatto che tanta acqua è passata sotto i ponti della storia, con il suo immancabile incrocio di luci e di ombre. Bisogna risalire a 129 anni fa per ritrovare la visita di un altro Papa in Romagna e nella città di Forlì, e precisamente a Pio IX, l’ultimo Pontefice dello Stato Pontificio. Da allora la situazione politica è profondamente mutata, ed è stata come tale ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa. Oggi io vengo a voi, come sono andato in altre parti d’Italia e del mondo, in pellegrinaggio pastorale, col solo fine cioè di portare avanti la missione eminentemente spirituale della Chiesa.

La vostra calorosa accoglienza dice senza bisogno d’altri commenti che voi, cittadini forlivesi, siete animati dal proposito di ricevere il messaggero e rappresentante di Gesù, Salvatore dell’uomo.

2. È stata questa mia intima convinzione a spingermi ad accogliere senza esitazioni l’invito rivoltomi dai vescovi di venire in questa dolce e solatia terra di Romagna, dando inizio alla mia visita in questa vostra operosa città che, sorta lungo l’asse d’una grande strada di comunicazione, la via Emilia, aperta dal genio e dalla civiltà romana, nello stesso nome porta il segno della sua origine.

Non è senza significato che il mio itinerario di “pellegrino apostolico” abbia la sua prima tappa nella città di Forlì, felicemente definita da Dante, che vi dimorò, il centro (“meditullium”), inteso in senso geografico e linguistico, di tutta la provincia (De vulgari eloquentia, I, 14,3). Nella Forlì municipio romano giunse l’annuncio del Vangelo e si organizzò la Chiesa, che ebbe poi a suo simbolo e memoria il vescovo san Mercuriale. Le strutture ecclesiastiche si svilupparono nell’altomedioevo e maturarono nel periodo delle libertà comunali, quando Forlì acquista una coscienza cittadina grazie al culto dei suoi santi patroni, assunti a difesa delle autonomie cittadine. Si erigono nuove chiese e ospedali, sono ricostruite l’antica chiesa e l’abbazia di San Mercuriale distrutte da un incendio, è innalzata l’“alta turris”, il campanile slanciato verso il cielo, che si può dire l’emblema della vostra città. Forlì si arricchisce di nuovi ordini e di nuovi santi, tra i quali san Pellegrino Laziosi, tanto caro alla devozione dei Forlivesi.

In questa vostra pietà cittadina primeggia, a giusto titolo, la devozione verso la Madonna, venerata sotto il titolo di Madonna del fuoco. Dal giorno in cui la sua immagine fu prodigiosamente salvaguardata dalle fiamme dell’incendio nel lontano 1428, la vostra storia è legata alla sua storia, e il cuore di ogni forlivese, vicino e lontano, si commuove al suo nome e la invoca protettrice della città. Voi avete ricevuto una grande eredità, religiosa e civile, ricca di umanità e di profonde aspirazioni alla libertà. Essa deve spingere i forlivesi di oggi a lavorare per un futuro di ideali, dove la dignità dell’uomo sia unita ai valori trascendenti, per dare luogo a un altro risorgimento umano e cristiano, in cui fiorisca la civiltà nuova dell’amore. È questo l’invito che giunge anche dal Monumento ai caduti, ai piedi del quale ho deposto al mio arrivo una corona di fiori.

3. Ripercorrendo il cammino della storia è sempre utile una pausa di controllo per rivedere le tappe effettuate, procedere alle indispensabili correzioni di rotta e riprendere la marcia con lena rinnovata. Io voglio augurarmi che questa visita tra di voi offra a molti l’occasione di un ripensamento capace di risvegliare energie valide ad aprire solchi per la seminagione di un migliore avvenire.

In questa nostra epoca di trasformazioni senza precedenti, in una regione come la vostra, considerata tradizionalmente una terra prospera e felice, a elevata produzione, è necessario fare il punto della situazione e avere il coraggio di una verifica. Ebbene, ho notato con vivo interesse che i vescovi dell’Emilia–Romagna, in una loro recente lettera collegiale, hanno dato il via all’elaborazione di una piattaforma ricca di elementi di riflessione.

La vostra antica tradizione imbevuta di sincero cristianesimo, se riscoperta e approfondita, la laboriosità tradizionale della gente romagnola e il senso radicato della famiglia possono ridiventare uno sprone per una ripresa di più ampio e più vero respiro.

4. Per parte sua la Chiesa, comunità dei figli di Dio, oggi è più che mai consapevole del suo impegno di restare accanto a ogni essere umano per aiutarlo a raggiungere la sua dignità. È recente il documento sulla “Libertà cristiana e la liberazione” che, richiamando il comandamento supremo dell’amore di Dio e del prossimo, ripropone un insieme di principi di riflessione e di criteri di giudizio, che contribuiscono alla realizzazione del vero bene degli uomini.

Fratelli e sorelle di Forlì, voi avete nel tesoro della vostra storia l’esperienza dei santi e gli esempi concreti di tante opere al servizio del prossimo. Siano essi per voi luce e stimolo per le iniziative che al giorno d’oggi s’impongono. Lo stemma di questa città, nel quale l’aquila ghibellina si accompagna agli scudi guelfi, per indicare simbolicamente che la fedeltà verso le istituzioni dell’ordine civile non deve disgiungersi dalla fedeltà alla memoria delle tradizioni cristiane, sia per tutti voi sprone a un solidale impegno per costruire una società degna dell’uomo, chiamato ad essere figlio di Dio.

A tutti il mio augurio più cordiale e il mio benedicente saluto.

 

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