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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEGLI STATI UNITI D
’AMERICA

 

Ai miei venerabili fratelli i vescovi degli Stati Uniti d’America.

In occasione del vostro incontro a Collegeville, nello Stato del Minnesota, desidero assicurarvi la mia vicinanza spirituale e la mia preghiera di sostegno per la vostra iniziativa pastorale. Vi radunate in uno spirito di responsabilità collegiale per riflettere sul tema vitale delle vocazioni per le vostre Chiese locali. Le vostre riflessioni sulle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa sono legate alle riflessioni sulle necessità per tutti i membri della Chiesa di essere coscienti della loro comune chiamata a vivere il messaggio del Vangelo e a costruire il corpo di Cristo.

È veramente giusto sottolineare ancora una volta la vocazione universale alla santità dell’intero popolo di Dio. È opportuno proclamare con insistenza la necessità per tutti i fedeli di essere coscienti delle precise responsabilità che derivano dal loro Battesimo e Cresima. A questo riguardo il Concilio Vaticano II esplicitamente dice che il laicato “è destinato all’apostolato dal Signore stesso” (Apostolicam Actuositatem, 3).

Un’acuta realizzazione della sua dignità cristiana è un grande incentivo a tutto il popolo di Dio per compiere il suo sacro ruolo nell’adorazione, nella vita cristiana, nell’evangelizzazione e nell’umano progresso. Come pastori del gregge è nostra responsabilità incoraggiare tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede a vivere una vita degna della chiamata che essi hanno ricevuto (cf. Ef 4, 1). È nostro compito assicurarli della loro responsabilità per il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo, e nello stesso tempo incoraggiarli nei loro contributi individuali alla chiesa e all’intera società. Questi contributi individuali sono espressione della ricca varietà che caratterizza il corpo di Cristo.

Uno dei più grandi compiti di tutti i cattolici è di promuovere quelle condizioni nella comunità che facilitano la vita cristiana individuale e sociale. Solo se i fedeli risponderanno alla loro vocazione cristiana personale la comunità sarà sostenuta nel suo rispetto e amore per il matrimonio cristiano, per il sacerdozio e per la vita religiosa.

Una parte integrale della vita della famiglia cristiana è l’inculcazione nei suoi membri di un apprezzamento del sacerdozio e della vita religiosa, in relazione all’intero corpo della Chiesa. La nostra esperienza pastorale comune conferma il fatto che c’è un bisogno speciale nella Chiesa di oggi di promuovere vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Essa conferma anche di fatto che sforzi generosi e perseveranti fatti per invitare i giovani a rispondere a queste vocazioni sono stati ricompensati. So che nelle vostre discussioni tratterete modi appropriati perché questo possa essere sempre più efficacemente portato a termine. La rispondenza delle vostre diverse esperienze pastorali vi assisterà indubbiamente nella pianificazione per il futuro. Da parte mia mi piacerebbe sottolineare soprattutto l’atteggiamento generale verso le vocazioni che deve essere coltivato tra noi stessi e deve essere condiviso con il clero e i fedeli. A questo riguardo è necessario promuovere una profonda fiducia nel potere del Mistero pasquale come sorgente perenne di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Da sempre la Chiesa non solo ripete la sua stima per queste vocazioni, ma riconosce il loro carattere unico e insostituibile.

La serietà della Chiesa nel promuovere le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa è chiarita dal suo desiderio di essere fedele al volere di Dio nel mantenere sia la struttura gerarchica della sua Chiesa sia lo stato di vita religiosa. La Chiesa esalta e promuove la speciale consacrazione propria di queste due vocazioni anche se un certo numero di funzioni esercitate da preti e da religiosi sono sempre più condivise dal laicato.

Cari fratelli, in unione con l’intera Chiesa fronteggiamo la sfida delle vocazioni con quella serenità e realismo che prendono in considerazione l’efficienza della preghiera e che non sono mai prive di speranza soprannaturale. Proclamiamo pieni di forza il potere di Cristo risorto perché continui a chiamare i giovani a lui in ogni tempo della Chiesa e quindi nel nostro tempo. Guardiamo al Mistero pasquale come fonte inesauribile di forza per i giovani perché seguano Cristo con generosità e sacrificio, in castità, povertà e obbedienza e in perfetta carità.

La Chiesa non può esonerarsi dall’utilizzare ogni mezzo valido per suscitare vocazioni, includendo una propria pubblica manifestazione e l’esempio personale; ancora essa proclama senza esitazione che la sua forza viene solo dal Signore. È solo lui che dà le vocazioni e la grazia di accettarle e di superare gli ostacoli che ad esse si oppongono. Nelle assemblee dei fedeli invochiamo la promessa del Signore di essere con la sua Chiesa fino alla fine del tempo (cf. Mt 28, 20). Dobbiamo incoraggiare la nostra gente ad esprimere la sua speranza nella preghiera. Riconoscenti della fedeltà del Signore nel provvedere ai bisogni della sua Sposa, la Chiesa, noi offriamo un inno di lode all’Agnello di Dio che fu ucciso - a lui che morì ma che ora vive in eterno.

Noi troviamo nel prezioso sangue del Salvatore crocifisso e risorto la forza di sostenere ogni vocazione che Dio dà alla sua Chiesa. “A colui che, mediante la potenza che esercita in noi, può compiere infinitamente più di tutto quanto possiamo chiedere o pensare, a lui sia gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen” (Ef 3, 2).

Dal Vaticano, 14 maggio 1986.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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