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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER IL CATECHISMO

Sabato, 15 novembre 1986

 

1. È per me motivo di particolare gioia salutarvi, venerati e cari fratelli, membri della Commissione pontificia per la redazione del progettato catechismo per la Chiesa universale, che iniziate oggi le vostre riunioni sotto la presidenza del card. Ratzinger.

“La catechesi - come ben sapete - è stata sempre considerata dalla Chiesa come uno dei suoi fondamentali doveri” (Catechesi Tradendae, 1), perché è parte essenziale dell’evangelizzazione, della diffusione cioè di quella “potenza di Dio per la salvezza di tutti i credenti” che è il Vangelo (Rm 1, 16). Anche nei nostri giorni, dopo il Concilio Vaticano II, due assemblee del Sinodo dei vescovi hanno riflettuto sull’evangelizzazione e sulla catechesi nella missione della Chiesa nel mondo d’oggi; frutto di esse sono state le esortazioni apostoliche Evangelii Nuntiandi e Catechesi Tradendae, che illustrano lo stretto rapporto della catechesi con l’evangelizzazione, e mostrano qual è la loro funzione propria.

Quando l’assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi suggerì, nel dicembre dell’anno scorso, la pubblicazione di “un catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia un punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni” (SYNODI EXTRAORDINARIAE EPISCOPORUM Relatio Finalis, II, B, a), aveva certamente presente il notevole sforzo fatto dalla catechesi negli ultimi anni, con i molti suoi pregi ma anche con i suoi limiti e deficienze, che “devono suscitare un’attenta revisione dei mezzi impiegati e della dottrina trasmessa” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII [1985/1], p. 110).

2. È in questa prospettiva di rinnovamento e progresso della catechesi, che voi siete chiamati a presiedere al difficile ma importantissimo compito di elaborare un progetto di catechismo per la Chiesa universale. Certamente il catechismo non è la catechesi, ma ne è soltanto un mezzo o strumento. (IOANNIS PAULI PP. II Catechesi Tradendae, 28) Infatti, mentre il catechismo è un compendio della dottrina della Chiesa, la catechesi, “essendo quell’azione ecclesiale che conduce le comunità e i singoli cristiani alla maturità nella fede” (Congregazione per il Clero, Direttorio Catechistico Generale, 21) trasmette questa dottrina - con i metodi adatti all’età, alla cultura e alle circostanze delle persone - affinché la verità cristiana diventi, con la grazia dello Spirito Santo, vita dei credenti (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII [1985/1], pp. 38-39). E tuttavia l’importanza del catechismo nella catechesi è grande come è ampiamente dimostrato dall’esperienza multisecolare della Chiesa. Se infatti anche il genere “catechismo”, così come oggi lo intendiamo, divenne d’uso comune soltanto al tempo della Riforma, la sua essenza quale struttura fondamentale della trasmissione della fede è tanto antica quanto il catecumenato, vale a dire antica quanto la Chiesa e, nella sua sostanza, è irrinunciabile.

Il catechismo, che siete chiamati a elaborare, si colloca dunque nel solco della grande tradizione della Chiesa, non per sostituirsi ai catechismi diocesani o nazionali, ma al fine di essere per essi “punto di riferimento”. Non vuol essere quindi uno strumento di piatta “uniformità”, ma un importante aiuto per garantire “l’unità nella fede”, che è una dimensione essenziale di quell’unità della Chiesa che “scaturisce dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (S. Cipriano, De oratione dominica, 23: PL 4, 553).

3. Com’è naturale, questo progetto di catechismo, a sua volta, dovrà avere come costante punto di riferimento gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, considerati nella loro continuità e complementarietà con tutto il magistero precedente della Chiesa. È questa un’esigenza fondamentale affinché il catechismo, nel dovuto rispetto per la gerarchia delle verità cristiane, sia veramente “completo”, e risulti perciò valido strumento per una catechesi che “cerca di adattare il suo insegnamento alla capacità di coloro che lo ricevono, ma non si attribuisce il diritto di velare o di sopprimere una parte della verità che Dio stesso ha voluto comunicare agli uomini”. In questo senso, il Sinodo dei vescovi ha augurato che, nel catechismo, la presentazione della dottrina sia “biblica e liturgica”. La catechesi è uno dei modi della trasmissione della rivelazione nella Chiesa e, di conseguenza, deve necessariamente essere regolata, nei contenuti e nei metodi, “dalla struttura propria di tale trasmissione, la quale comporta la connessione inscindibile tra Sacra Scrittura, Tradizione e Magistero (cf. Dei Verbum, 10)” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 (1985) 111).

4. Il servizio che vi accingete a compiere alla Chiesa universale non è privo di difficoltà. Ma so che siete anche profondamente consapevoli che nel vostro lavoro potete contare sull’aiuto costante dello Spirito di Verità, che anima e dirige ogni sforzo veramente ecclesiale per la fedele trasmissione della parola di Dio.

Ringraziandovi a nome dell’intero popolo di Dio per l’impegno da voi generosamente assunto, mi è particolarmente caro affidare il vostro lavoro alla protezione di Maria, Madre della Chiesa, e di accompagnarvi con la mia benedizione.

 

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