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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI CONSIGLI PASTORALE E PRESBITERALE

Lione (Francia), 6 ottobre 1986

 

Miei cari fratelli e sorelle, vi dirò subito, direttamente, le mie reazioni immediate perché sono tra voi come invitato. È particolarmente importante per me poter conoscere questa Chiesa, una Chiesa speciale, prestigiosa, antica e quindi conoscere la realtà delle Chiese dopo il Vaticano II, la situazione creata dal Vaticano II. È per me un grande privilegio ed è molto importante potervi ascoltare.

Il vostro cardinale diceva, cito più o meno le sue parole: “Quando fui nominato arcivescovo di Lione, sono andato dal Papa a chiedere i suoi consigli. Egli mi ha detto: “Ma voi lo sapete meglio di me, ciò che dovete fare a Lione”, ed è vero: la vera realtà e la struttura della Chiesa, e soprattutto quella dell’episcopato, è esattamente quella della Chiesa universale e nello stesso tempo esiste e si realizza in molte Chiese particolari.

Il Signore ha chiamato dodici apostoli, non solo Pietro, e con questi dodici apostoli egli ha anticipato il duplice carattere della Chiesa, vale a dire il carattere universale; composta da molte Chiese. Dunque qui si tocca il problema del carisma. Se rispondessi al vostro arcivescovo dovrei farlo sottolineando la parola carisma, il “carisma proprio” della Chiesa di Lione. Il Papa ha il carisma nel servizio alla Chiesa universale e quindi indirettamente delle diverse Chiese ma soprattutto in relazione con la Chiesa universale. Se il Papa ha il carisma per servire una Chiesa particolare, è soprattutto quello della Chiesa di Roma. Quel che ho detto è importante perché si comprenda il mio modo di rispondere alle vostre relazioni e sottolineo ancora una volta che tali relazioni sono molto preziose per me.

Devo constatare soprattutto che questi due organismi che si presentano questa sera al Vescovo di Roma, al Papa, corrispondono profondamente e sostanzialmente non solo allo spirito ma letteralmente alle decisioni del Vaticano II. Il Vaticano II ha suggerito la creazione di questo consiglio. Il consiglio presbiterale è come un senato, “senatus episcopalis”. Consiglio presbiterale, consiglio pastorale come espressione della responsabilità apostolica nei riguardi della pastorale di tutto il popolo di Dio.

Questi due organismi esistono e funzionano già da qualche tempo. Evidentemente bisogna vederlo per giudicarlo secondo i criteri della dottrina del magistero del Vaticano II. Ci sono molti punti in questo magistero del Vaticano II per i quali è necessario avere alcuni punti di riferimento, soprattutto la costituzione Lumen Gentium sulla Chiesa come pure la Gaudium et Spes e, evidentemente, i diversi decreti, come quello sul laicato, l’Apostolicam Actuositatem, e anche quello per i sacerdoti, il Presbyterorum Ordinis e per i vescovi. Ma, direi, che per giudicare l’attività, soprattutto le attività operanti dei vostri due Consigli bisogna fare riferimento a tutti i documenti del Vaticano II, e vorrei fare qui riferimento all’ultimo Sinodo, quello straordinario tenuto nel mese di dicembre dello scorso anno nel 20° anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II. E dunque, è una cosa fondamentale, sostanziale di cui constato l’esistenza ed esprimo la mia riconoscenza, la mia gratitudine, la mia soddisfazione per ciò che corrisponde al mio carisma e anche al mio ministero di Vescovo di Roma.

Che cosa debbo suggerirvi? Se vi è un suggerimento da fare torniamo ai nomi dei vostri organismi, i consigli. Ciò definisce profondamente il carattere di questi organismi comunitari, rappresentativi; i consigli presbiterali naturalmente sono rappresentativi del presbiterio della diocesi di Lione; il consiglio pastorale è rappresentativo della pastoralità e la grande partecipazione dei laici è giustificata dal fatto che il Vaticano II ha ampiamente sottolineato che l’apostolato dei laici è un elemento costitutivo della pastorale della Chiesa, dell’apostolato della Chiesa; noi prepariamo per il prossimo anno un altro Sinodo e, questa volta, un Sinodo ordinario dedicato in special modo al laicato e al loro apostolato nella Chiesa.

Vorrei ora toccare un altro aspetto. Si tratta dei Consigli come istituzioni. Il criterio autentico di un consigliere è quello di dare buoni consigli, di avere le qualità, le virtù di un buon consigliere; vale a dire di una persona capace di dare buoni consigli. Ciò presuppone molte circostanze. Lo sappiamo molto bene dall’analisi di san Tommaso soprattutto laddove tratta la virtù della prudenza che costituisce qualcosa di importante per un Consiglio. Si tratta di una prudenza nella dimensione non solo personale o individuale, si tratta di una prudenza e anche di un consiglio nella dimensione sociale ed ecclesiale. Bisogna lavorare, bisogna formarsi a una tale virtù del consiglio o della prudenza. Ma noi sappiamo anche che vi è un dono soprannaturale del consiglio, un dono dello Spirito Santo che aumenta, che approfondisce la nostra virtù di consiglio e di prudenza. Esso rende più disponibili alla mozione soprannaturale, alla mozione dello Spirito Santo; per avere il dono dello Spirito Santo bisogna pregare lo Spirito Santo e creare in noi stessi, nel nostro spirito, una disponibilità a quest’opera dello Spirito Santo che ci illumina con i suoi consigli e ci fa sentire la sua influenza soprannaturale, fatta di buoni consigli, che fa di noi dei buoni consiglieri. Sono elementi che non si trovano in questo discorso. Ho voluto comunicarvi le reazioni che ho avuto mentre ascoltavo i vostri interventi. Mi è sembrato importante suggerirvelo e augurarvelo. Vi auguro dunque di avere questo spirito di buon consiglio, spirito nel senso umano del termine, per ottenere il dono del buon consiglio dallo Spirito Santo per poter adempiere a questa funzione per la quale la Chiesa di Lione vi ha scelto.

È tutto quanto volevo dirvi. Il resto non si può trovare qui. In ogni caso cerco piuttosto di mantenermi sul piano di considerazioni generali e ciò fa parte del mio carisma e della mia missione lasciando al vostro vescovo la sua competenza carismatica che non deriva solo dalla sua funzione ecclesiale ma dal suo carisma e io credo profondamente nel carisma dei vescovi che include anche il Vescovo di Roma e credo nel carisma dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e credo profondamente nel carisma dei laici, molto diverso, molto ricco. Nella mia vita ho incontrato tanti laici carismatici. E ho incontrato questi carismi a livello della vostra vita, della vita personale, ma soprattutto della vita sociale, familiare, professionale e anche, evidentemente, della vita ecclesiale.



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