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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI ADDETTI AI LABORATORI E AGLI
IMPIANTI DELLA CITTÀ DEL VATICANO

Giovedì, 24 dicembre 1987

 

1. Sono lieto di accogliervi, carissimi operatori dei laboratori, impianti ed officine della Città del Vaticano, qui convenuti per gli auguri natalizi con le vostre famiglie. Saluto il direttore generale, gli assistenti, i responsabili, i tecnici e tutti i lavoratori dei diversi reparti; e saluto anche tutti i componenti delle vostre famiglie che vi fanno corona.

Questo incontro mi è particolarmente gradito, perché ritengo di avere verso tutti voi un debito di riconoscenza a motivo dell’assiduo e silenzioso lavoro che voi compite continuativamente per il buon funzionamento del complesso sistema di opere di questa Città del Vaticano. Penso agli addetti delle centrali elettriche e termiche ed ai loro impianti; al laboratorio ed alle cabine di trasformazione, che assicurano, tra l’altro, l’artistica e complessa illuminazione della Basilica Vaticana, dei Palazzi Apostolici, delle altre Basiliche, di tutti gli apparati tecnici. Penso al laboratorio idrotecnico ed idraulico, agli impianti di riscaldamento, al laboratorio di falegnameria, alle officine meccaniche, ai Vigili del Fuoco.

Il vostro è un lavoro silenzioso, nascosto, e ignoto a non pochi. Eppure, il buon funzionamento della vita e delle strutture necessarie a tanto lavoro della Santa Sede dipende da voi. Voi lo compite con esemplare e lodevole diligenza e competenza, tutti lo possono costatare, ed io ve ne sono grato e voglio esternarvi oggi la mia più viva riconoscenza dicendovi il mio grazie.

2. Siamo qui per gli auguri di Natale: un mistero che tocca i nostri cuori e che è entrato, in forza della testimonianza cristiana, nel costume e nella tradizione di ogni famiglia. Noi non dimentichiamo, tuttavia, che al di là dei sentimenti e delle usanze, ci rimane da scoprire sempre, quasi come una novità offerta alla nostra esperienza religiosa, il mistero, sublime e tremendo, del Dio vero, Dio consustanziale al Padre, Dio che si fa uomo. Così sentiremo annunciare dal Vangelo di Natale: “Il Verbo si fece carne, e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14)! Tale verità si svela nell’umiltà, nella povertà e nel silenzio della notte di Betlemme; ma ciò nonostante quel silenzio umile proclama in una maniera forte ed impressionante la dimensione infinita di un amore eterno, quello di Dio che si dona all’uomo, a ciascun uomo. Cristo, il Figlio di Dio, persona divina, si fa uomo nell’umiltà estrema, per attestare che la sua vita è donata a noi senza riserva, in un atto di carità totale. Noi cominceremo a Natale la meditazione della sua storia, come storia del dono di sé, fino alla Croce ed alla risurrezione. Sulla vita di Cristo, che in questi giorni contempliamo nato a noi bambino, si fonda il modello ed il precetto dell’amore fraterno. Cristo ci insegna ad amarci, in lui si edifica la nostra reciproca carità, la disponibilità e l’attenzione che dobbiamo avere gli uni per gli altri. Vi esorto a tenere sempre presente tale mistero, affinché la solidarietà e l’amicizia vi sostengano nel vostro comune lavoro alla luce dell’esempio di Gesù Cristo. La sua bontà, la sua mitezza, il suo servizio vi confortino sempre e vi ispirino costantemente sentimenti di fraternità. Ciò vale per il vostro lavoro come per la vostra famiglia. Ed è questo il mio augurio affettuoso.

Con questi auspici, pensando alle vostre famiglie e in modo speciale ai vostri figli ed al loro avvenire, imparto a tutti voi la mia riconoscente e paterna Benedizione Apostolica.

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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