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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLA GIUNTA REGIONALE  DEL LAZIO

Sabato, 7 febbraio 1987

 

Onorevole presidente della Giunta regionale Lazio,
onorevole presidente del Consiglio regionale,
illustri signori della Giunta regionale e capi gruppo del Consiglio regionale
.

1. Il desiderio da voi ancora una volta manifestato di un incontro augurale all’inizio del nuovo anno, è stato per me motivo di sincera gioia e vi ringrazio per questa gradita visita. A tutti porgo il mio cordiale saluto, insieme con la viva riconoscenza per le gentili parole che mi sono state rivolte. Ricambio, quindi, gli auguri, esprimendo l’auspicio che il nuovo anno porti pace e serenità, con un fruttuoso adempimento del mandato affidatovi per l’amministrazione di questa regione.

La vostra visita mi è cara, altresì, perché mi offre l’opportunità di conoscere sempre più da vicino e più direttamente le persone che si impegnano per lo sviluppo e il benessere del Lazio. Un territorio, questo, che sollecita in modo particolare la mia missione, poiché costituisce per me, Vescovo di Roma, il primo degli anelli che idealmente designano la mappa della Chiesa universale (cf. Insegnamenti di Paolo VI, XV [1977] 204). Da questa realtà ecclesiale nasce un vincolo di ordine spirituale che suscita in me speciale sollecitudine e più attento affetto.

2. Tale vincolo mi consente di rendermi conto della molteplicità dei problemi che stanno dinanzi a noi. Per questo vorrei che fosse motivo di comune conforto il riscontro della serena e generosa collaborazione che la comunità cristiana si sforza di realizzare per il bene comune. Se per il passato la presenza della Chiesa ha lasciato nel territorio laziale insigni tracce, così che in ogni centro esistono segni ben noti di arte e di cultura, oggi, non meno, si può notare la concreta e fervida vitalità di tante istituzioni, nate dalla carità e dalla fede. Nel Lazio oggi si riscontra nella Chiesa tutto un fervido pullulare di iniziative che, ispirandosi al Vangelo, cercano di sviluppare una fattiva solidarietà per la promozione umana totale della popolazione. Mi riferisco alle numerose scuole, agli ospedali, alle case di cura e di accoglienza sorte dovunque e fiorenti; mi riferisco, soprattutto, a quella perenne sensibilità verso i più poveri che ha dotato questa regione di esemplari istituzioni per sovvenire a urgenti necessità. La Chiesa nel Lazio, quindi, si sforza di cooperare mediante i suoi sacerdoti, i laici, gli istituti e i movimenti al bene e allo sviluppo di tutta la comunità, e cerca di scoprire volenterosamente sempre nuove forme di servizio. Essa continua a fare propri i problemi dell’uomo, ritiene che la sua missione educativa e il suo impegno di carità ancor oggi non siano superati, né superflui, ma necessari e sempre attuali. La Chiesa desidera, perciò, continuare la sua opera educativa verso i giovani e perseverare nell’impegno della carità verso i poveri, gli emarginati, i drogati, gli handicappati, gli anziani, gli ultimi. La Chiesa vi domanda di accogliere con rispetto tale sua missione e di guardare con simpatia e amicizia alle iniziative che via via si associano al vostro stesso lavoro, riconoscendone l’intento di soccorrere ogni uomo e di dare quasi un’anima alle strutture, con lo spirito di famiglia proprio dei figli di Dio, per esprimere anche nella collaborazione con la società civile la sua vocazione di sacramento di unità. I nostri comuni vincoli di umanità esigono che si promuova ciò che è bene l’uno per l’altro.

3. La specifica natura pastorale del mio servizio mi permette ancora di ravvisare qualche particolare e complesso problema, che fa maggiormente appello alle vostre funzioni direttive. Si tratta, in particolare, del fenomeno migratorio che coinvolge attualmente tutta la regione. È noto a tutti che il Lazio rappresenta in Italia, con Roma, una delle zone di più intensa immigrazione. C’è una migrazione interna alla regione, che ha già modificato profondamente la fisionomia dei territori circonvicini a causa dell’affluenza, talora disordinata, verso il centro maggiore e i posti di lavoro dell’area industriale; ma c’è anche un’immigrazione che ha accentuato il carattere cosmopolita di Roma, moltiplicando le urgenze per l’accoglienza di migliaia di studenti e di lavoratori, o di persone che da ogni parte qui convengono in cerca di un asilo per vivere, spesso senza facili prospettive, guidate soltanto da un’incoercibile speranza.

Questo fenomeno, che certamente preoccupa la vostra coscienza di amministratori, stimola il comune impegno verso tutti coloro che qui, nel Lazio, vivono in attesa di un miglioramento della loro condizione sociale. La complessità del problema è ovvia, soprattutto perché, nonostante gli sforzi, la fascia della disoccupazione specialmente giovanile tende a crescere, mentre la pressione di sempre nuovi ospiti pone gravi interrogativi. Sappiamo bene, infatti, che la mancanza di sicurezza e di lavoro si riflette drammaticamente sul senso stesso della vita, mentre in situazioni di penosa disoccupazione e miseria si acutizzano le condizioni in cui prosperano l’illegalità e la violenza.

4. Di fronte a tali problemi la vostra cosciente adesione al bene pubblico vi spinge a cercare assiduamente criteri orientativi nelle scelte da fare, nelle decisioni da prendere, nelle necessarie riforme da avviare. Vorrei perciò proporvi uno spunto di riflessione, un principio dal quale attingere chiarezza ed esemplarità di ispirazione per una prospettiva di pace e di sviluppo per tutta la comunità del Lazio.

Si tratta della solidarietà, della quale ho parlato nel messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale della pace. Nella solidarietà poi possiamo trovare uno dei fondamentali mezzi per raggiungere e condividere la pace non solo a livello internazionale, ma anche nella vita interna di ogni singola comunità civile. In essa si esprime l’atteggiamento fondamentale della comune appartenenza all’umanità e si attua l’impegno di ogni uomo verso gli altri, cioè verso tutti i componenti della famiglia umana, senza distinzione né divisione. La solidarietà attua l’incremento del bene comune da voi assiduamente ricercato, apre le vie della concordia e dell’aiuto vicendevole, consente di vivere in armonia perché promuove il bene di tutti e di ciascuna persona. Se osserviamo attentamente le esigenze più urgenti della vita moderna, i problemi che essa fa emergere di più, notiamo che la sfida che interpella tutti noi è quella di assumere un impegno di vera solidarietà con l’intera entità sociale a cui apparteniamo, per affrontare secondo tale atteggiamento le situazioni civili, politiche o economiche, che mano a mano si presentano alle nostre scelte e responsabilità.

5. Ogni nostro anno ha inizio nel contesto del mistero suggestivo del Natale di Cristo. La fede cristiana attesta che il figlio di Dio si è posto accanto a ogni essere umano per camminare con lui, per offrire un aiuto e per condividere l’immane sforzo di tutta l’umanità, che cerca la sua salvezza e il suo vero bene. In Cristo noi contempliamo l’esempio sublime della solidarietà di Dio con tutta l’umanità, poiché egli, incarnandosi, si è fatto partecipe del nostro sangue e della nostra carne per liberare così tutti coloro che erano tenuti nella schiavitù (cf. Eb 2, 15).

Nel vivo ricordo dell’esempio di Cristo io traggo l’auspicio di prosperità per tutti voi e per le vostre mansioni, mentre estendo ogni felice voto ai vostri collaboratori, alle vostre famiglie, a tutte le persone che vi sono care. Prego il Signore perché sempre vi assista nel delicato e gravoso compito di pubblici amministratori, conforti le vostre iniziative, dia successo a tutto quello che potrete operare a vantaggio del bene comune di questa nostra cara regione.

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana

 



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