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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL MOVIMENTO STUDENTI DI AZIONE CATTOLICA

Venerdì, 27 marzo 1987

 

Carissimi.

1. So che avete vivamente desiderato questo incontro in occasione dell’importante Congresso Nazionale del “Movimento Studenti” di Azione Cattolica. Il desiderio era anche il mio e, nonostante gli impegni di questa giornata, ho voluto trovare alcuni momenti da trascorrere con serena letizia in mezzo a voi.

Rivolgo un affettuoso saluto a voi, cari studenti e all’intera Azione Cattolica Italiana che, da più di cento anni, in forma comunitaria ed organica e in diretta collaborazione con la gerarchia, è impegnata a partecipare alle finalità apostoliche della Chiesa. Il mio pensiero va in particolare al Presidente Nazionale Avvocato Raffaele Cananzi ed al venerato fratello Monsignor Fiorino Tagliaferri, al quale esprimo la mia riconoscenza per la sollecitudine pastorale con cui ha seguito l’Associazione. In pari tempo porgo i miei auguri al suo successore, Monsignor Antonio Bianchin, che assume l’impegnativo incarico di Assistente Generale.

2. Il “Movimento Studenti” dell’Azione Cattolica ha preparato con cura il presente Congresso Nazionale, su un tema di viva attualità per i problemi di carattere culturale e sociale che esso comporta: “Progettare la scuola per servire l’uomo”. In questi tre giorni, competenti studiosi approfondiranno e illumineranno i vari aspetti della questione. Da parte mia vi propongo alcune riflessioni alla luce della vostra stessa esperienza studentesca e dell’insegnamento del Concilio Vaticano II.

Nella dichiarazione sull’educazione cristiana il Concilio ha presentato un suo “progetto” di scuola che tiene conto dei perenni valori umani, sublimandoli nella visione cristiana della realtà e della storia. La dichiarazione parla della scuola in quanto tale e rivolge un invito, sereno e convincente, a tutti gli uomini di buona volontà, specie a coloro che hanno nelle loro mani la capacità o il potere di gestire questo importantissimo fenomeno culturale, sociale ed umano. In forza della sua missione, osserva il Concilio, la scuola “mentre con cura costante matura le facoltà intellettuali, sviluppa la capacità di giudizio, mette a contatto del patrimonio culturale acquisito dalle passate generazioni, promuove il senso dei valori, prepara la vita professionale, genera anche un rapporto di amicizia tra alunni di indole e condizione diversa, disponendo e favorendo la comprensione reciproca” (Gravissimum Educationis, 5). In questo straordinario testo conciliare, c’è la sintesi dei grandi compiti, dei grandi doveri e delle grandi attese nei confronti della scuola anche, e soprattutto, contemporanea. Alla luce di una così alta visione delle funzioni spettanti alla scuola, il Concilio può coerentemente affermare che essa costituisce come “un centro, alla cui attività e al cui progresso devono insieme partecipare le famiglie, gli insegnanti, i vari tipi di associazioni a finalità culturali, civiche e religiose, la società civile e tutta la comunità umana” (Gravissimum Educationis, 5). C’è qui un appello pressante, come si vede, rivolto a tutte le istanze sociali per il loro coinvolgimento concreto nella responsabilità collettiva per l’efficace promozione della scuola nel mondo contemporaneo: una scuola che sia fondata su autentici valori umani e finalizzata al servizio delle giovani generazioni.

3. In questo incontro desidero fare un accenno a coloro che, insieme con gli insegnanti, della scuola sono i veri protagonisti e soggetti attivi, cioè gli studenti, in questo caso voi, appartenenti all’Azione Cattolica Italiana.

Che significa essere studenti cattolici oggi in Italia?

Si va a scuola per imparare, per apprendere, per cercare e per trovare, con l’aiuto dei docenti, la verità; si va a scuola soprattutto per “studiare”, e il verbo latino “studere” - come è noto - significa non solo studiare per apprendere una disciplina, ma sforzarsi, adoperarsi, ingegnarsi, attendere a, applicarsi: indica cioè una soggettiva, acuta tensione verso una meta, nel nostro caso verso la “cultura” nelle sue più svariate manifestazioni. Poter sapere, poter conoscere, poter allargare l’orizzonte dei propri interessi intellettuali, aprirsi a problemi non mai affrontati o risolti: questo significa “studiare”. Compito dei docenti è non solo quello di informare, ma ancor più di aiutare, con estrema delicatezza e nel massimo rispetto della libertà intellettuale dell’alunno, la sua capacità di aprirsi gioiosamente alla verità. Per l’alunno, studiare è un vero e proprio diritto-dovere; è un bisogno incoercibile della sua mente, è un’esigenza che deve quindi investire la sua stessa vita.

Con lo studio, fatto di sforzo, di fatica, di impegno, si diventa uomini, cioè si realizzano le proprie più tipiche capacità, quelle intellettuali e morali.

Gli studenti cattolici devono pertanto prepararsi nella scuola per essere domani ottimi professionisti, capaci di dare, con un grande senso di responsabilità, il loro fattivo contributo al progresso civile della propria nazione.

4. Negli stati contemporanei, alla base dell’insegnamento scolastico, esiste il “pluralismo” delle culture e delle ideologie. In tale contesto sociologico potrebbe avvenire che il giovane studente cattolico venga a trovarsi a contatto con mentalità, comportamenti, insegnamenti, che sono o differenti o addirittura contrari alla sua visione cristiana della realtà e della vita.

È una situazione, che rinnova ancor oggi nel singolo e nei gruppi quella analoga che dovettero affrontare i cristiani dei primi secoli nei confronti della cultura dominante: il rapporto - come sappiamo - non fu certo facile. Il grande merito di quei nostri antenati nella fede fu di saper assumere dalla grande tradizione filosofica e letteraria del paganesimo quei “frammenti di verità”, che essi sublimarono alla luce della rivelazione definitiva del Verbo-Verità.

Mi piace ricordarvi, carissimi membri del Movimento Studentesco di Azione Cattolica, le parole - ancor oggi attuali - che il grande san Basilio di Cesarea rivolgeva ai giovani, studenti come voi, esortandoli a trarre profitto anche dalle opere dei filosofi o dei poeti classici: “Ed è appunto questo il consiglio che intendo darvi, che cioè non dovete seguirli supinamente dovunque essi vi conducano, quasi consegnando loro, una volta per sempre, il timone della vostra intelligenza, ma, accogliendo quanto essi hanno di buono, dovete saper riconoscere anche quel che bisogna scartare” (San Basilio di Cesarea, Discorso ai giovani, I, 6).

Carissimi studenti di Azione Cattolica! Non cedete mai a nessun uomo o a nessuna ideologia “il timone della vostra intelligenza”! Ma sappiatelo affidare, con sicurezza, solo a colui che, Verbo eterno del Padre, si è fatto uomo come noi ed ha potuto dire con piena autorità: “Io sono la via, la verità e la vita!” (Gv 14, 6).

5. In tale contesto, che cosa attende oggi da voi la scuola in Italia? Una limpida e generosa testimonianza di fede e di vita cristiana, nell’ambiente dei vostri studi. In esso dovete saper proporre con coraggio il messaggio di Cristo, sforzandovi di realizzare una presenza attiva non solo fra i vostri coetanei, ma anche nelle strutture in cui si articola l’attività della scuola.

La vostra sarà una presenza incisiva se sorretta da una fede viva; una fede che, ricevuta nel battesimo, cresca e maturi, con la grazia divina, mediante i sacramenti, la preghiera, l’approfondimento personale e comunitario della parola di Dio, in particolare mediante lo “studio” - nel senso sopra descritto - della vita, della figura, del messaggio, del “mistero di Cristo”, redentore dell’uomo e della storia! Da una fede autentica scaturirà una vita che, nell’amore verso gli altri, saprà mostrare il vostro amore assoluto ed incondizionato verso Dio, datore di ogni bene. Il mondo della scuola aspetta tale vostra testimonianza; la esige, perché vuol vedere in voi la coerenza tra fede e vita, tra messaggio cristiano e la sua realizzazione storica e concreta, che deve essere operata da tutti coloro che si fregiano del titolo di cristiani. E voi siete - non dimenticatelo mai - i membri del Movimento Studentesco di Azione Cattolica Italiana! Con tali voti rinnovo l’espressione della mia affettuosa stima per tutta la vostra Associazione ed imparto di cuore la mia benedizione apostolica.

 

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