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INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I PELLEGRINI CATALANI

Aula Paolo VI - Lunedì, 5 dicembre 1988

 

Signor Cardinale,
fratelli nell’episcopato,
eccellentissimo presidente della Generalità di Catalogna,
carissimi fratelli e sorelle.

1. È per me motivo di grande soddisfazione trovarmi questa mattina fra tutti voi pastori e fedeli delle diocesi catalane, che avete voluto commemorare il “Millennio della Catalogna” con un pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo.

A tutti e a ciascuno dei presenti desidero porgere il mio cordiale saluto. So che siete giunti a Roma, centro della cattolicità, con il proposito di rinnovare la vostra professione di fede, la vostra adesione a Cristo e a questa Sede apostolica, rinvigorendo così la linfa delle vostre radici cristiane.

Conservo ancora molto vivo il ricordo commovente delle fervide celebrazioni di fede e amore vissute a Montserrat e a Barcellona, durante la prima visita pastorale in Spagna, sei anni fa. Ho avuto allora l’opportunità di rendermi conto della nobiltà dell’animo catalano, della laboriosità della sua gente, delle manifestazioni di affetto per il successore di Pietro.

La ricorrenza che state commemorando non deve ridursi semplicemente al ricordo storico del vostro cammino come popolo.

Deve servire a prendere coscienza, ancora una volta, del fatto che il cristianesimo è stato un elemento molto importante nella formazione dell’identità della Catalogna in questi mille anni della sua storia. Per questo, bisogna sottolineare che l’azione della Chiesa, in particolare attraverso le piccole parrocchie, è andata formando il popolo catalano in tutte le caratteristiche che gli sono proprie: culturali, socio-politiche ed economiche.

Questa eredità è un appello ad accrescere le virtù civili, umane e cristiane che hanno distinto i figli e le figlie della Catalogna.

2. In questa circostanza desidero esortare tutti a rinnovare la vostra fedeltà a Cristo: nel conoscerlo meglio, nell’amarlo ancora di più, nel seguirlo incondizionatamente; - la vostra fedeltà alla Chiesa, sposa di Cristo, la quale ci dà la sua Parola e ci dona i mezzi di salvezza esortandoci a formare un popolo di fratelli, figli di Dio; - la vostra fedeltà all’uomo, creato a immagine di Dio, la cui dignità deve essere sempre rispettata e i diritti tutelati.

Con la tenacia che viene dalla virtù della fortezza restate fedeli alle vostre radici cristiane, traducendo la vostra fede in opere che rendano più visibile il Vangelo nella vostra società, nelle vostre famiglie e nelle vostre stesse vite.

Come ho avuto occasione di dire nel nostro indimenticabile incontro al Nou Camp di Barcellona, anche adesso desidero esortarvi ad evitare il miraggio in cui si può cadere quando si desidera cambiare la società “cambiando soltanto le strutture esterne o cercando unicamente la soddisfazione dei bisogni materiali dell’uomo”. Al contrario, bisogna “cominciare cambiando se stessi; rinnovandosi moralmente, distruggendo le radici dell’egoismo e del peccato che si annidano in ogni cuore” (“Homilia ad Missam in urbe «Barcellona»”, 5, die 7 nov. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V, 3 [1982] 1210). Frutto di questo cambiamento interiore deve essere la solidarietà che dobbiamo esercitare attraverso azioni concrete in favore dei poveri e degli emarginati che ci circondano.

3. Per questo, invito tutte le famiglie della Catalogna affinché, nell’amore, nell’unità e nella santità della loro vocazione, assumano la missione di riscattare e preservare i valori cristiani, etici ed umani che l’hanno formata nel suo divenire storico e di cui la società attuale ha tanto bisogno.

Promuovendo le virtù in seno alle vostre famiglie aprirete nuove strade e darete ragioni di speranza alla gioventù, che nonostante il permissivismo e il consumismo cerca tuttavia ideali mobili che diano senso alle sue legittime aspirazioni a un mondo più giusto e fraterno. Ai rappresentanti di questa gioventù della Catalogna che sono giunti numerosi a Roma, ripeto l’invito che ho rivolto ai giovani di Barcellona con i quali ho condiviso un’indimenticabile veglia lo scorso anno a Castel Gandolfo: “Siate ragazzi e ragazze dalla personalità decisa. Non lasciatevi ingannare da falsi profeti che annunciano una felicità facile ma effimera o che predicano ideologie apertamente o larvatamente contrarie al Vangelo” (9 agosto 1987).

4. Desidero concludere questo incontro rivolgendomi alla Madre di Dio di Montserrat, la “Moreneta”, come la chiamate familiarmente, per porre sotto la sua protezione le intenzioni dei Vescovi della Catalogna, dei suoi sacerdoti e delle persone consacrate; le aspirazioni di una vita cristiana più autentica nelle parrocchie e comunità; gli ideali evangelici dei laici impegnati; la retta e sana educazione della gioventù; i bisogni dei poveri e degli abbandonati; la solitudine degli anziani; il dolore dei malati, degli emarginati e di tutti coloro che soffrono.

Con tutti voi desidero ripetere la preghiera che avete recitato in occasione di questo millennio: “Voi siete la Madre di tutti gli uomini, proteggete soprattutto le famiglie di questo popolo catalano; che siano centri di amore e vita, che formino quegli uomini e quelle donne di cui hanno bisogno la nostra Patria e la nostra Chiesa . . . Affidiamo al vostro cuore di Madre tutti gli abitanti della Catalogna.

Affinché, vivendo sempre nel vincolo fraterno della carità, e testimoniando i valori del Vangelo, possano ordinare la vita sociale secondo la volontà di Dio”.

Con grande affetto imparto a tutti la mia benedizione apostolica.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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