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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI RAPPRESENTANTI
DELL’UNIONE CATTOLICA INSEGNANTI MEDI (UCIIM)

Venerdì, 9 dicembre 1988

 

1. Questo nostro incontro in occasione del XVIII Congresso Nazionale dell’Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi (UCIIM) si lega ai precedenti avuti con il successore di Pietro, in altri momenti significativi della vostra storia associativa, ed è segno del valore prioritario che attribuite alla natura ecclesiale della vostra associazione, cui volete continuare a fare onore, mentre perseverate nel vostro impegno di servizio alla scuola italiana.

Questa vostra visita mi offre l’occasione di salutarvi e di esprimervi la mia partecipazione e il mio interessamento per i problemi della scuola, perché sono i problemi dei ragazzi e dei giovani, delle donne e degli uomini di domani: problemi cui sono legati in larga misura il significato e la qualità della vita spirituale, culturale e civile in Italia.

Ma sono anche i problemi di quanti dedicano, come voi, in maniera seria, convinta e continuativa, la loro vita alla scuola. A tal punto che le vostre vite si legano profondamente a coloro che Dio vi fa incontrare sui banchi di scuola.

Sono convinto, anche per la mia personale esperienza di docente, che il discorso sui giovani e il discorso sugli insegnanti si richiamano a vicenda.

Parlando a voi so di giungere ai ragazzi e ai giovani che vi sono alunni. E se qualche eco questa parola avrà in voi, sono sicuro che da voi passerà a loro.

Per questo essa nasce dal mio cuore pieno di fiducia e mira ad esser di conforto e di sprone.

2. La vostra unione è certamente una ricca e riconosciuta concentrazione di competenza, di iniziative, di intuizioni educative, di disponibilità ed ha meritato proprio per questo l’attenzione di tanti operatori scolastici, che si rivolgono ad essa alla ricerca di sostegno per la loro formazione professionale.

Mi auguro che i docenti della scuola italiana colgano anche la dimensione più profonda dell’UCIIM: quella di una testimonianza offerta da cristiani nel mondo della scuola, in vista di un’autentica opera educativa e culturale, che può sorgere per un cristiano solo da una sintesi viva tra una forte esperienza di fede e una credibile, competente professionalità.

Il compito che vi proponete è arduo e vi richiama ad una continua verifica della vostra azione personale e associativa. Un’associazione cattolica assume il suo significato e prende luce dall’esperienza ecclesiale, di cui è espressione. Per questo devono brillare in essa il senso e la preoccupazione del servizio disinteressato: solo un principio superiore può servire la causa di un valore superiore, quale è quello dell’istruzione ed educazione delle nuove generazioni.

Così appare essenziale, per la continuità stessa dell’associazione, che si realizzi in essa la complementarietà tra le persone in quella prospettiva di scambio e di servizio reciproco che è consentita, anzi richiesta, dal principio della solidarietà cristiana.

In particolare questa complementarietà si deve manifestare nell’alleanza fra le diverse generazioni di insegnanti per mantenere viva e attraente la tradizione associativa. Questo compito appare oggi arduo, ma esso è tanto necessario per contrastare un certo individualismo fra i docenti e per sostenere e formare quelli, e sono in grandissimo numero, che sono approdati da poco al mondo della scuola.

3. Non può mancare fra i compiti dell’UCIIM quello di illuminare e motivare una giusta idea di scuola, oscurata talora da discussioni e posizioni riduttive. Non è difficile trovare chi chiude o esaurisce i problemi della scuola nell’ambito delle metodologie didattiche o dell’acquisizione di nuove tecnologie. O chi pensa alla scuola puramente in funzione delle richieste del mercato del lavoro. O chi prefigura e persegue una scuola di basso profilo, priva di valori e di proposte, con l’equivoco che essa, volendo apparire scuola di tutti, di fatto rischia di essere scuola di nessuno.

Voglio sottolineare, sapendo di inserirmi in un filone consolidato della vostra sensibilità, che la nozione più adeguata e comprensiva di scuola è quella di scuola-comunità: cioè scuola come compito condiviso da docenti, genitori, alunni, comunità locali. Anche le leggi dovranno prendere atto di questa nuova coscienza di scuola ed attuare quelle variazioni legislative e strutturali che le consentano di esprimersi come tale. Torna pertanto molto opportuna la riflessione che avete messa a tema nel vostro convegno: “l’UCIIM per la qualità e l’autonomia della scuola secondaria”.

È un contributo che date, insieme con altre associazioni cattoliche impegnate sugli stessi temi, ad una evoluzione della scuola italiana che finalmente la ponga in grado di esprimere fino in fondo la propria vocazione di strumento primario per l’educazione delle nuove generazioni.

La scuola non può certo dare tutte le risposte e quindi è chiamata a collaborare ed integrarsi con le altre “scuole”, le altre organizzazioni ed iniziative educative, gelosa certo della sua specificità ma cosciente anche degli altri ruoli nell’educazione, soprattutto di quello che spetta per diritto primario ai genitori.

So con quanta cura l’UCIIM difende la specificità della scuola, affinché al suo interno la cultura abbia il posto che le compete come fattore di una mediazione essenziale tra l’esperienza che ogni ragazzo vive e le acquisizioni di coloro che ci hanno preceduto lasciando traccia di sé nelle mirabili opere dell’impegno umano, della saggezza, della bontà e delle virtù di singoli e di intere comunità.

Solo così la scuola diviene il luogo della assimilazione sistematica e critica del sapere, cioè un itinerario verso la piena maturità umana.

Questa affermazione di principi e di valori va chiaramente seguita da un’azione concreta intesa a risolvere i problemi più rilevanti del sistema scolastico.

Tra questi si colloca anche la corretta attuazione del prolungamento dell’obbligo scolastico, che tenga conto anche delle possibilità di utilizzare a tal fine le istituzioni in cui si provvede attualmente alla prima formazione professionale.

Non meno importante risulta la revisione di programmi e strutture delle scuole secondarie superiori, in modo che siano aderenti alla prospettiva del futuro e insieme fedeli alle radici culturali di cui continua a vivere il popolo italiano.

Da parte sua, la Chiesa prosegue il proprio impegno di promozione e sostegno delle scuole cattoliche, per le quali chiede il doveroso, concreto riconoscimento del servizio prestato a favore dei ragazzi e dei giovani, delle famiglie e delle comunità, e con esso l’attuazione del principio della parità scolastica. Ma anche, e con sollecitudine non minore, la Chiesa continua l’impegno di collaborazione all’opera educativa che ha luogo nelle scuole dello Stato, particolarmente attraverso l’azione benemerita dei docenti di religione cattolica e di tutti i credenti che vivono e lavorano nella scuola: a loro vadano l’attenzione e la solidarietà di ogni comunità cristiana.

4. Voi siete chiamati a conoscere e comprendere i giovani e il loro futuro. Siete nella scuola per affermare le ragioni della verità e della carità.

Nel vostro orizzonte trovano dunque spazio le ragioni dell’umanesimo plenario, come possibilità offerta a tutto l’uomo e a tutti gli uomini di crescere a misura della dignità, di cui Dio ha insignito ogni donna e ogni uomo.

A questo itinerario di piena umanizzazione il Vangelo, testimoniato nella scuola dai credenti, porta il proprio insostituibile e originale contributo, secondo la parola del Concilio: “Il fermento evangelico suscitò e suscita nel cuore dell’uomo questa irrefrenabile esigenza di dignità” (Gaudium et Spes, 26).

Vi incoraggio pertanto a nutrire una passione schietta, risoluta e cristiana per l’uomo nel suo processo di formazione. Di fronte alle difficoltà che incontrate vi chiedo di essere perseveranti e di non guardare solo all’effetto immediato della vostra opera. Ripeto a voi con convinzione le parole consolanti e profetiche del Concilio: “Legittimamente si può pensare che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza” (Gaudium et Spes, 31).

A queste parole si ispira anche l’augurio che rivolgo a tutti voi, e in modo particolare alla vostra presidente, al reverendo consulente nazionale, ai membri del Consiglio Nazionale, a tutti i soci dell’UCIIM e a quanti vi sono cari: siate testimoni di vita e di speranza!

All’augurio si accompagna la benedizione che ora di cuore vi imparto.

 

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