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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PONTIFICIO SEMINARIO ROMANO MAGGIORE

Sabato, 13 febbraio 1988

 

“Lo Spirito Santo scenderà su di te”.

Abbiamo ascoltato il magnifico inno mariano “Akathistos” e possiamo dire che tutte le sue parole così ricche e poi tutti i suoi toni così profondi cercano di interpretare questa verità biblica dell’Annunciazione: “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. Momento decisivo, quando il Verbo si fece carne, per mezzo della Vergine, per mezzo della sua carne. E si fece carne grazie alla discesa dello Spirito Santo: discesa dello Spirito sullo spirito e sul corpo della Vergine. E la discesa dello Spirito fece in lei una cosa inesprimibile: una divinizzazione dell’umano, del virginale, del femminile. La parola che risuona nella bocca dell’arcangelo è “grazia”: “piena di grazia”. Questa parola vuole esprimere la partecipazione nel divino, anzi la partecipazione nella vita intima della divinità. Questo momento, nella vita della Vergine di Nazareth, è nello stesso tempo una definitiva prefigurazione, pre-annunciazione, anzi anticipazione di un’altra discesa dello Spirito Santo che doveva compiersi cinquanta giorni dopo la risurrezione di Cristo, nella Pentecoste: discesa che ha dato inizio a un altro Corpo di Cristo, la Chiesa. In quest’altra discesa di cui l’Annunciazione è stata l’anticipazione perfetta, adeguata, in quest’altra discesa dello Spirito Santo non solamente una persona, una vergine, ma tutti noi, tutto il Popolo di Dio, siamo abbracciati, permeati della stessa forza, dello stesso Spirito Santo che divinizza l’umano. Si devono ricordare queste verità profondissime perché appunto loro costituiscono il nucleo divino della buona novella: Dio vuole comunicarsi all’uomo fino a cambiare, in un certo senso, in una certa misura adeguata all’uomo creato, vuole cambiare, trasformare l’umanità, vuole farci partecipi della sua intima vita divina.

Lo dico durante questo nostro incontro, di cui sono molto grato al seminario romano, al Cardinale vicario, a monsignor rettore, nuovo Vescovo ausiliare di Roma, a tutti i superiori, a tutti gli studenti e a tutti i componenti di questo seminario romano. Sono anche grato a tutti gli ospiti, amici di questo seminario: giovani, adulti, tutti coloro che conoscono questo luogo, lo frequentano, pregano in questa cappella e si incontrano con questa bellissima icona della Madre della fiducia che è il tesoro speciale del seminario romano.

A che cosa serve questo seminario? Lo sappiamo bene: serve per preparare i futuri sacerdoti, quelli che devono essere servitori di Cristo, ma anche dispensatori dei misteri divini. Possiamo dire che il loro compito quotidiano, il loro ministero, sarà tutto centrato su quella realtà soprannaturale, su quella realtà divino-umana che ha trovato il suo definitivo inizio nel momento della incarnazione, nel momento in cui Maria ha udito le parole: “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. Che cosa dovete imparare voi, carissimi amici; che cosa dovete imparare voi, carissimi seminaristi; che cosa dobbiamo imparare noi tutti ogni giorno, davanti a questo mistero di Maria? Dobbiamo imparare questa cosa che è la più specifica per lei: dobbiamo imparare come aprirci, come fare strada allo Spirito Santo, al Santissimo Paraclito, come fare strada alla sua discesa, perché lui opera sempre dappertutto in ciascuno di noi e cerca le strade che potrebbero portarlo sempre più entro lo spirito umano. Spirito divino, spirito umano: l’incontro dei due si chiama molte volte “vita spirituale”. Ecco, la vita spirituale abbraccia molti sforzi, molte forme di preghiera, di sacramenti, di ascesi, molte pratiche, ma l’essenziale rimane sempre questo: l’incontro dello Spirito divino, lo Spirito Santo, con lo spirito umano. Porta aperta dello spirito umano alla discesa dello Spirito divino.

Ed io auguro a tutti, auguro a tutti noi, auguro a me stesso, auguro a questo seminario e a tutti i suoi componenti e specialmente ai suoi studenti di possedere questa vita spirituale, di approfondirla guardando alla dolce immagine della “Madonna della fiducia”. Si, ci vuole una grande fiducia nell’uomo, da parte di qualsiasi uomo, che il proprio spirito possa essere la dimora dello Spirito Santo, la dimora di Dio vivo e vero, nella sua comunicazione paterna, filiale, spirituale; anzi, che questo costituisce il vero destino dell’uomo perché se egli non crede, che cosa rimane all’uomo? Senza il destino spirituale, senza la vita dello spirito, che cosa rimane dell’umano? Basta guardare alle realtà empiriche. Questa nostra presenza, questa nostra preghiera e la nostra partecipazione al magnifico canto “Akathistos” - per il quale siamo tanto grati al direttore e a tutti gli artisti - siano per noi un nuovo invito alla vita spirituale. Nell’insieme del programma seminaristico questa vita, questa apertura nello Spirito Santo sotto lo sguardo materno di Maria, devono trovare un posto privilegiato. Proprio come diceva Gesù di un’altra “parte ottima” che è appunto questa “pars optima”, questa parte migliore: tutto quello che l’uomo può fare, cui può aspirare, in cui può maturare nella sua vita, per camminare verso i suoi ultimi e definitivi destini.

Vi ringrazio per la vostra attenzione e raccomando il seminario romano, la Chiesa di Roma, alla preghiera di tutti.

Prima di lasciare il Seminario, il Papa ascolta le parole che a nome dei suoi compagni gli rivolge un diacono della diocesi di Prato. Sollecitato dalle parole del giovane Giovanni Paolo II così risponde.  

Questa è la sera dei discorsi brevi: ed è un bene. Certo, non lo è se la brevità nasce dalla scarsezza delle idee, ma lo è se nasce dalla loro densità. Sant’Agostino ha già scritto le sue “Confessioni”: quelle del vostro rappresentante ne rappresentano forse una o due pagine, ma sono sempre confessioni, non personali, ma di una intera generazione: quelli che si trovano qui - che sono già una rappresentanza significativa - ma anche quelli che si trovano fuori, appartengono alla stessa generazione.

Ascoltando il vostro collega, io ho pensato al mio predecessore, al Papa Paolo VI, perché a lui, al suo pontificato è toccato quel periodo della contestazione, degli ultimi anni 1960 e dei primi anni 1970. Ho pensato, come penso sempre: “Quale fede, quale speranza ha dovuto avere quel Papa per vedere nella contestazione il preannuncio di un "sì" mariano”. Anzi, proprio da quella contestazione sono venuti tanti “sì” - “fiat” - nelle anime di giovani, ragazzi e ragazze: forse non sono, come si dice, i “teen agers”, quelli sopra i venti anni, i trenta anni. Ci voleva un periodo di contestazione, ci voleva anche un tempo per la contestazione per arrivare a questo “sì”. Poi siamo arrivati a questo “sì” e ne dobbiamo ringraziare Dio. Per questo ho pensato a Papa Paolo VI: quanta fede, quanta speranza doveva avere - e l’aveva veramente - per aspettare, dopo il periodo abbastanza massiccio della contestazione, quel “sì” di tanti giovani. Spero che lui ora ringrazi il Signore nella sua dimora eterna e noi lo ringraziamo con lui qui, sulla terra, nel seminario romano, ma non solamente qui, anche in molti luoghi del mondo dove questo “si” della vocazione cristiana, sacerdotale, religiosa, si sente sempre più spesso. E, ancora, preghiamo per la moltiplicazione di questi “si” che sono le voci della speranza.

Vi ringrazio per questa bellissima serata, tradizionale ma sempre nuova. Vi ringrazio per il bellissimo inno “Akathistos”, forse il più bello degli inni mariani. Ma vi ringrazio anche per le novità di carattere organizzativo e pastorale, come il centro di formazione permanente per il clero romano: devono camminare insieme la formazione preparatoria al sacerdozio e la formazione permanente del sacerdote. In un certo senso è vero che noi non dobbiamo mai abbandonare il seminario: anche avendolo terminato, dobbiamo sempre ritornarvi. Il nostro seminario è la nostra casa-madre.

Grazie al seminario romano, grazie a tutti coloro che cercano di portarlo avanti anche in senso quantitativo e organizzativo ma soprattutto in senso spirituale: tutto va insieme, tutto appartiene alla stessa realtà umana e deve essere vivificato dalla grazia del Signore. E questo segno corrisponde alla presenza centrale della Vergine, “Madre della fiducia”, nella vostra casa.

 

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