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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA
VISITA ALLA PARROCCHIA
DI SAN GABRIELE ALL’ACQUA TRAVERSA

Domenica, 24 gennaio 1988

 

Il primo saluto alla comunità parrocchiale  

Saluto tutti i presenti e tutta la parrocchia di san Gabriele e li saluto nel nome della santissima Annunciazione, perché l’Arcangelo Gabriele è stato il messaggero dell’Altissimo per portare a noi uomini questa buona novella che trascende tutta la storia umana. Non c,è un avvenimento maggiore; non c’è un avvenimento più trascendente che questo: Dio si è fatto uomo. Questo messaggio, per sempre, questa annunciazione per sempre rimane legata al nome di Gabriele. Vi auguro che questo messaggio sia sempre per voi un motivo di fede e di speranza; un motivo di vero e cristiano orgoglio. Cosa possiamo sperare più di questo dono: che il Figlio di Dio si è fatto uomo per confermare la nostra dignità, la nostra vocazione che è terrena certamente, quotidiana, temporale, ma trascende tutta la temporalità, trascende il mondo. Una vocazione che viene da Dio e porta a Dio. Vi auguro di vivere sempre questo messaggio dell’Annunciazione, questa verità e questa realtà dell’Annunciazione legata tanto al nome di san Gabriele Arcangelo. Vivere questa verità come uomini e come cristiani.  

Ai ragazzi e alle ragazze della parrocchia 

Mi rallegro molto per questo incontro. Voi siete la nuova generazione di questa parrocchia. San Gabriele Arcangelo, il patrono della vostra parrocchia è un personaggio molto importante: è stato il primo ad annunciarci il Vangelo. Il nucleo stesso del Vangelo si trova nell’Annunciazione. Possiamo allora tracciare una strada: dall’Annunciazione al Vangelo, vuol dire fino a Gesù Cristo e alla sua missione messianica, alla Chiesa apostolica nei diversi secoli e alla vostra parrocchia che porta il nome di questo Arcangelo. Egli è legato con gli stessi inizi del Vangelo. San Gabriele ha anticipato tutta l’opera della Chiesa che si chiama evangelizzazione. La parrocchia vive dall’evangelizzazione, per l’evangelizzazione, con l’evangelizzazione. Questa evangelizzazione si fa soprattutto attraverso la catechesi ed i sacramenti. Ecco, siamo così, vicini a voi. Voi vi trovate dentro questa opera catechetica e sacramentale. La vostra età giovane di bambini e di ragazzi è una età privilegiata perché siete tutti chiamati ad accedere ai più grandi misteri della fede cominciando dal Battesimo, alla Confessione, alla prima Comunione, alla Cresima: così voi imparate cosa vuol dire essere cristiani, come si vive da cristiani. Da cristiani si vive seguendo il Vangelo non solamente con la mente ma con le opere buone: voler bene ai vicini ed ai lontani, operare nella fraternità e nella pace. Il cuore del bambino si trova al centro del Vangelo, perché Vangelo vuol dire che Dio ci vuole bene e per questo bene ci offre se stesso nel suo Figlio, il nostro Salvatore. Ci vuole bene fino agli ultimi confini del cuore umano . . . Imparate bene il Vangelo ed il mistero dell’Annunciazione e la realtà di Gesù Cristo: una realtà non solo di duemila anni fa. Ma una realtà di oggi. Cristo vive in noi, vuol vivere in ciascuno di noi. Quando ci si vuole bene ci si trova vicino a Cristo. Il cuore di Cristo vuol bene a tutta l’umanità . . . Vi auguro di non essere mai lupi nella vostra vita, ma lupetti sì.  

Ai sacerdoti Vocazionisti 

Dopo la celebrazione eucaristica il Santo Padre incontra alcuni sacerdoti della Società delle Divine Vocazioni. Un momento particolarmente sentito dai Padri Vocazionisti.

Rispondendo all’indirizzo di saluto del Superiore Generale, che chiede anche una speciale preghiera per la beatificazione del Padre Fondatore, Giovanni Paolo II pronuncia le seguenti parole.  

Il Superiore Generale ha raccontato molto bene la storia del vostro Fondatore e anche della vostra Congregazione. Siete Vocazionisti per promuovere dappertutto le vocazioni, per tutte le Chiese diocesane, per tutte le congregazioni religiose, maschili e femminili. Ma vi auguro che di questa promozione indirizzata alla Chiesa universale ci sia anche una percentuale per voi.  

Alle religiose 

Nel territorio della parrocchia di San Gabriele Arcangelo all’Acqua Traversa hanno sede 6 istituti religiosi alcuni con la sola curia generalizia, altri con scuole, case di riposo e orfanotrofi. Una presenza importante e preziosa per tutta la comunità parrocchiale. Sono molte infatti le attività svolte dalle religiose, la cui integrazione nella vita della parrocchia è di grande aiuto per i sacerdoti.
Alle suore, radunate in uno dei nuovi locali della canonica, il Papa rivolge le seguenti parole.

Qui ci troviamo sotto la protezione di san Gabriele Arcangelo e sappiamo tutti qual è la sua missione, una missione sempre attuale: annunciare alla Vergine l’incarnazione del Figlio consostanziale al Padre, incarnatosi una volta per sempre. Egli continua la sua incarnazione, nel suo corpo sulla terra, non solamente come corpo eucaristico, sacramentale, ma anche come Corpo mistico, la sua Chiesa.

Allora vediamo bene cosa ha fatto questo Gabriele Arcangelo; grandi cose ha annunziato.

Vi auguro, carissime sorelle, di essere anche voi portatrici dello stesso messaggio. E con questo pensiero e con questa intenzione vi lascio sotto la protezione, sotto l’ispirazione di san Gabriele Arcangelo.

Che possiate essere tutte portatrici del Vangelo, del buon messaggio, e che questo messaggio sia anche efficace per tutti quelli che aspettano, per tutti quelli che sembrano non aspettare. Deve essere anche per loro un messaggio, il vostro: testimonianza della vostra vita, testimonianza anche della vostra veste, del vostro abito religioso, testimonianza della vostra umiltà, del vostro amore. Tutto questo si fa messaggio.  

Ai membri del Consiglio pastorale 

Dopo aver ascoltato un indirizzo di saluto rivoltogli da un membro del Consiglio Pastorale a nome di tutte le persone che lo compongono, il Santo Padre risponde con le seguenti parole.

Certamente Dio ci ha voluti diversi dall’inizio, ci ha voluto, come sappiamo bene dalla Genesi, uomo e donna, ma ha voluto questa diversità iniziale, come tutta la continuità di questa diversità iniziale, appunto per la comunione. Possiamo dire che l’uomo è chiamato alla comunione attraverso la diversità.

Forse non sarebbe possibile per la nostra condizione umana di creature e nello stesso tempo persone, fare la comunione, creare la comunione senza questa diversità.

La prova principale di ciò è la famiglia, perché già dall’inizio Dio ci ha creato uomo e donna per costituire la prima e la più fondamentale comunione, comunione nel matrimonio, comunione nella famiglia. Naturalmente quello che si dice, che si pensa delle persone, delle prime persone, quelle che conosciamo dalla Genesi, poi si allarga, perché la famiglia diventa poi la stirpe, diventa il popolo, diventa l’umanità.

Ma Dio, con questa sempre crescente diversità, diversità nel mondo, anche delle razze, delle lingue, delle culture, dei popoli, non cessa di portare avanti il suo piano iniziale, di portare avanti la comunione. E la Chiesa è stata costituita da Dio nella persona di Gesù Cristo, nella sua missione salvifica e redentrice, appunto per essere la comunione, essere la comunione in se stessa, essere la comunione dei diversi: persone, famiglie, popoli, razze, culture, generazioni. Essere la comunione per dare all’umanità come tale la testimonianza della vocazione umana, quella che tutti abbiamo in Dio.

Noi dobbiamo crescere nella comunione sempre più, perché Dio, lui stesso, questo Dio uno e unico, è nello stesso tempo la Trinità e la comunione delle Persone, la comunione-mistero; la nostra vocazione umana quando siamo stati creati a somiglianza di Dio non può essere altra che avvicinarsi a quella comunione che è lui stesso, che è Dio stesso. Lo dico per dare una risposta a quello che ho sentito, alle parole molto belle e profonde e poi per dare un significato a quello che è la vostra parrocchia nella Chiesa di Roma, nella Chiesa universale e a ciò che è il vostro Consiglio dentro questa parrocchia. La parrocchia deve essere inizialmente comunione. È la comunione. Il sacramento della comunione di battezzati in Cristo Gesù per ottenere la realtà della comunione; per farsi comunione sempre di più, la parrocchia ha bisogno di diversi organismi di raccordo, organismi che aiutano questa comunità umana e cristiana a diventare sempre più comunione.

Non è un compito facile, ma è un compito indispensabile, indispensabile per ogni parrocchia, indispensabile per la diocesi di Roma, indispensabile per la Chiesa universale.

Noi, in questa settimana, stiamo pregando per l’unione dei cristiani, perché anche loro sono divisi. Sono diventati non solamente diversi, orientali e occidentali, ma divisi, divisi nella fede. Non del tutto, diceva Papa Giovanni, perché è sempre più quello che ci unisce di quello che ci divide. È vero, non del tutto divisi, ma divisi. Allora si deve cercare anche la riunificazione, l’unità dei cristiani, la comunione più matura di tutti quelli che confessano, che professano il nome di Gesù.

Ecco, volevo un po’ inquadrare il nostro incontro di oggi, questa visita, specialmente questo incontro e le prospettive possiamo dire teologiche, ecclesiologiche, ecumeniche che sono proprie alla vostra epoca.

E nello stesso tempo voglio ringraziare tutti i componenti di questo Consiglio pastorale parrocchiale per la loro collaborazione, per il loro contributo, per i diversi contributi. Appunto, ci vuole diversità per la comunione. Voglio ancora augurare a tutti buon anno, anno del Signore 1988, che sia propizio, che sia benedetto dalla Santissima Trinità.  

Ai giovani 

Come sempre accade durante le visite del Papa nelle parrocchie, l’incontro con i giovani si svolge in un’atmosfera particolare e vi si affrontano problematiche che sono care a Giovanni Paolo II. E quello che accade anche a San Gabriele, dove i giovani sono una forza sempre più consistente e trainante della comunità.
Dopo aver ascoltato le loro parole e i loro canti il Papa risponde con queste parole.
 

Ci troviamo nella parrocchia di san Gabriele Arcangelo, grande messaggero di Dio. Così riusciamo a spiegare bene perché i giovani, che sentono il carisma di questa comunità parrocchiale, hanno voluto anche trasmettere un messaggio, trasmettere a se stessi e alla loro comunità, a tutti gli altri presenti e anche al Papa. Questo messaggio lo avete trasmesso con modi diversi, col racconto della vostra vita in questa parrocchia, con il canto in chiesa e anche qui in quest’aula parrocchiale. Avete cantato bene. Poi con questa rappresentazione avete cercato di esprimere voi stessi, voi giovani, perché la vostra età è l’età in cui si scoprono in se stessi i talenti, in cui si scoprono le forze, le energie del corpo e dello spirito nello stesso tempo. Così l’uomo è costituito come unità, unità profonda del corpo e dello spirito. Questo vostro messaggio è stato molto creativo, e anche carico di suggestioni.

Vi ringrazio per questo messaggio, per tutto quello che voi mi avete affidato nel corso di tutta la mia visita nella vostra parrocchia.

Cosa voglio augurarvi? Ritorno al patrono della vostra parrocchia che è san Gabriele messaggero di Dio. Io vi auguro di ricevere lo stesso messaggio che lui ha portato. Lui era ii primo messaggero del Vangelo. Giovanni Battista era il precursore, ma Gabriele era il primo messaggero che ha portato la parola divina nella sua totalità. Tutto il Vangelo si trova in un certo modo nel mistero della Annunciazione. Vi auguro di ricevere il suo stesso messaggio, il Vangelo. Perché il momento della vostra vita, questo momento della gioventù, della giovinezza, è appunto il momento per ricevere un messaggio. O un messaggio divino, messaggio di salvezza, messaggio di amore, di speranza, o un messaggio contrario, di dissipazione, di divisione, di distruzione, di odio.

Non si riceve il messaggio per nasconderlo dentro se stessi, si riceve per diventare messaggeri, per cui oggi vi auguro di diventare messaggeri dello stesso messaggio di Gabriele, lo stesso messaggio di Gesù. Diventare messaggeri con tutti i modi che sono propri alla vostra età, che corrispondono al vostro genio giovanile, ai vostri talenti, alla vostra creatività, ai vostri desideri, forse anche attraverso i vostri dubbi, forse attraverso le vostre difficoltà, le vostre sofferenze.

E trasmetto questo messaggio e questo augurio a tutti i giovani che sono presenti qui: ai diversi gruppi, secondo i carismi dei diversi gruppi. Ci vuole la diversità dei carismi, così la Chiesa si costruisce all’inizio, dappertutto e in ogni parrocchia, in questa parrocchia.

Volevo con queste parole dare la risposta al vostro messaggio e voglio offrirvi ancora una benedizione per la vostra giovinezza, per i vostri desideri, per le vostre ricerche, anche per le vostre difficoltà di ordine diverso: di ordine intellettuale, di ordine affettivo, di ordine esistenziale, di ordine sociale. Che il Signore sia sempre con voi e che la sua forza sia sempre la vostra forza. Questo è il mio messaggio di augurio a tutti i giovani qui presenti e a tutti in questa parrocchia.

 

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