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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DIACONI DELL’ARCIDIOCESI DI MILANO

Giovedì, 17 marzo 1988

 

Carissimi Diaconi dell’Arcidiocesi di Milano!

1. Siate i benvenuti in questa vostra visita alla Sede dell’apostolo Pietro, entrata ormai nella consuetudine del cammino formativo del vostro seminario. Voi venite a Roma col cuore aperto verso la vicina ordinazione sacerdotale, guidati verso la tomba di Pietro dalle parole di sant’Ambrogio: “Ipse est Petrus, cui (Iesus) dixit: Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam. Ubi ergo Petrus, ibi Ecclesia; ubi Ecclesia, ibi nulla mors, sed vita aeterna” (S. Ambrosii “Enarr. in 12 psalmos davidicos”: P. L. 14, 1082).

Vi ringrazio per questo incontro che mi consente di rivolgervi una parola di augurio e di esortazione per la missione che presto vi attende e che voi volete attuare fedelmente per condurre le anime a quella “vita aeterna” che la Chiesa costantemente offre agli uomini in nome di Cristo.

2. Il vostro primo compito sarà quello di evangelizzare, di inserire cioè con incisività il messaggio del Vangelo in quella comunità umana concreta, che costantemente si forma e si trasforma nel crogiolo della vita moderna del territorio lombardo. Ivi, in corrispondenza alle esigenze del tempo, dovranno essere confermati e resi ben visibili i segni della permanente presenza di Cristo Salvatore. Voi troverete che spesso, nel cuore delle persone, è necessario fondare di nuovo la Chiesa, aiutando ciascuno a riscoprire il senso di Dio e la fede nel Vangelo.

Non stancatevi di annunziare alla vostra gente Cristo e la “lieta notizia” della salvezza, che egli ha portato all’umanità. È “notizia” di cui ha vitale bisogno anche l’uomo “tecnico”, coinvolto, e non di rado travolto, dal fervore del lavoro, dalla ipertrofia dello sviluppo materiale, dal consumismo. Anche in quelle anime, in cui il seme gettato da un’antica e tenace evangelizzazione sopravvive, la vita religiosa è spesso come impoverita ed umiliata da una conoscenza troppo superficiale della parola di Cristo e da un ricorso insufficiente alle fonti della sua grazia. Occorrerà per questo dare alla vostra azione pastorale una dimensione missionaria, che vi porti a farvi compagni di ogni uomo in cammino, per parlargli di Cristo con l’ardore degli apostoli.

3. Siate inoltre sempre fedeli servitori della vostra Chiesa. Oggi in tutte le diocesi, si sente, in misura forse superiore che nel passato, l’esigenza dell’unità del presbiterio intorno alla figura centrale del proprio Vescovo. Sia questo per voi un impegno costante, una sorta di punto programmatico, perché solo così si qualificherà il vostro ministero presbiterale e si rivelerà fecondo. “Le relazioni tra il Vescovo e i sacerdoti diocesani - dice il Concilio - devono poggiare principalmente sulla base di una carità soprannaturale, affinché l’unità di intenti tra i sacerdoti ed il Vescovo renda più fruttuosa la loro azione pastorale” (Christus Dominus, 28).

4. Vi esorto, infine, a coltivare l’amicizia sacerdotale tra di voi e con gli altri confratelli nel presbiterato. L’annuncio e la diffusione del Vangelo, oggi più che mai, richiedono programmazioni a vasto raggio, comprensive ed antiveggenti, alle quali dovrà corrispondere l’opera concorde di tutti coloro che il Signore ha chiamato a lavorare per il Regno. Ciò è possibile solo se la comunità presbiterale sarà animata da generoso spirito di collaborazione, stretta insieme dal vincolo di quell’unità spirituale che nasce e si forma nella comunità dei discepoli di Gesù maestro. Tale rapporto di affettuosa e premurosa unione nel reciproco aiuto non dovrà registrare discontinuità e tanto meno dissociazioni. Coltivate, quindi, con l’amicizia cordiale e schietta, il desiderio di partecipazione e collaborazione, confortandovi anche, quando occorra, nelle difficoltà e nelle fatiche.

Ecco, cari diaconi, tre punti per la vostra riflessione, tre punti semplici, ma necessari per la efficacia della missione.

Io vi accompagno con l’augurio e con la preghiera, mentre a tutti imparto la mia benedizione, estensibile alle vostre famiglie, ai vostri amici, alle anime che incontrerete nel ministero, come pure a tutta la Chiesa milanese.

 

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