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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
IN OCCASIONE DEL CENTENARIO
DEL PONTIFICIO COLLEGIO CANADESE A ROMA

Venerdì, 11 novembre 1988

 

Signori Cardinali,
cari fratelli nell’episcopato,
cari amici.

Sono lieto di partecipare alla celebrazione del centenario del Pontificio Collegio Canadese a Roma, un’istituzione che ha saputo creare un legame prezioso e duraturo tra la Chiesa del Canada e la Sede apostolica.

Saluto fraternamente i Cardinali presenti, in particolare il cardinale Paul-Emile Léger che ha dato un significativo impulso alla vita del collegio subito dopo gli anni difficili della guerra, e il Cardinale Edouard Gagnon, che fu il rettore successivo. Mi fa piacere rivedere qui diversi Vescovi canadesi in quest’anno della loro visita “ad limina”. Agli anziani e ai sacerdoti che formano l’attuale comunità del collegio, i miei cordiali saluti e auguri.

In una Chiesa locale, è particolarmente utile l’approfondimento, da parte di alcuni membri del clero, della comprensione del messaggio cristiano nell’ambito di studi universitari. Dall’epoca della fondazione della Chiesa in Canada, i pastori hanno avuto cura di dare una formazione di buona qualità ai sacerdoti e hanno sviluppato le istituzioni universitarie. Non posso dimenticare il ruolo svolto in questo campo dalla Compagnia di san Sulpizio. Proprio grazie ai sulpiziani i vostri predecessori hanno fondato questa casa a Roma, nel secolo scorso; sempre guidata dai membri della Compagnia, essa consente ad alcuni sacerdoti di continuare la formazione, utilizzando tutte le risorse di cui è ricca la città eterna. Dall’epoca della fondazione, l’insegnamento superiore ha continuato a svilupparsi in Canada, ma permane nello spirito delle università la possibilità che una parte degli studenti continui a venire qui per una formazione complementare.

Insisto spesso sul termine “verità”, che è la regola d’oro per la ricerca intellettuale cristiana. Qualunque sia la specializzazione scelta - gli studi biblici, patristici o storici, la teologia dogmatica o la teologia morale - si tratta sempre di una ricerca più impegnativa della verità della rivelazione, la verità più alta e vitale per l’uomo; la verità tutta intera consente all’uomo di sviluppare le potenzialità del suo essere seguendo il cammino dei discepoli di Cristo. In un mondo in cui le correnti intellettuali divergono e si scontrano, in cui si insinua spesso la tentazione del dubbio e del relativismo, è giusto che dei giovani acquistino gli strumenti di conoscenza più rigorosi per diventare in grado di applicare il necessario discernimento, di condurre un dialogo utile, nella fede, con la cultura contemporanea, mettendo la loro competenza al servizio delle diverse necessità della missione della Chiesa nel loro Paese.

La fondazione di un collegio a Roma dà agli studenti la possibilità di un’esperienza diversa dalla vita universitaria nel proprio Paese e nello stesso tempo la completa. Essi hanno la possibilità di ricevere l’insegnamento di professori che provengono da tutte le parti del mondo. Attraverso il rapporto quotidiano con gli altri studenti, essi acquistano consapevolezza delle aspirazioni e preoccupazioni dei sacerdoti, degli uomini e delle donne di altre culture e con esperienze di vita ecclesiale diverse dalla propria. In modo molto concreto, gli studenti a Roma possono sperimentare l’universalità della Chiesa, la sua diversità e la ricchezza della sua unità. La prossimità alla Santa Sede ne è un importante fattore. Penso che essi possano testimoniare di persona sullo spirito con cui il successore di Pietro, con i suoi diretti collaboratori, svolge la sua missione e il suo insegnamento.

Studiare a Roma non dà solo eccezionali possibilità di lavoro accademico ed esperienza personale. La città stessa, con le sue reliquie e le sue istituzioni ecclesiastiche, è un costante richiamo alla presenza quasi tangibile dei primi fondatori, Pietro e Paolo, e dei martiri e dei santi. Il patrimonio culturale di Roma, che si manifesta con tanta evidenza nei resti del passato e nei tesori d’arte, si è accresciuto nei secoli per la santità cristiana e la salda fedeltà alla fede e alla virtù cristiana, in mezzo alle vicissitudini della storia. Non potremmo dire che Roma è un luogo privilegiato per imparare le lezioni del passato e, ancor di più, per fondare le nostre convinzioni attuali nel terreno generoso che le precedenti generazioni hanno reso fecondo? Non rappresenta forse Roma un costante richiamo a vivere la comunione dei santi, la solidarietà delle membra del corpo di Cristo, che resta uno e indiviso nei secoli?

Cari fratelli, lo scopo ultimo di un’istituzione come il Collegio Canadese è di preparare uomini per il servizio pastorale al Popolo di Dio. Durante le vostre esperienze di lavoro, non dimenticate mai che la risposta fondamentale alle attese dell’umanità è l’amore di Cristo vissuto e condiviso dai suoi discepoli.

Nel celebrare il centenario del Pontificio Collegio Canadese, rendiamo grazie a Dio per tutti i suoi doni alla Chiesa del Canada. Affidiamo il vostro futuro al Figlio dell’uomo che ha dato se stesso per noi e per tutti. Affidiamo voi, Vescovi, con tutti i sacerdoti, religiosi e laici del vostro nobile e dinamico Paese alla potente intercessione di Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa. Come segno della mia unione spirituale, volentieri imparto la mia apostolica benedizione.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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