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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI DEPUTATI DANESI AL PARLAMENTO EUROPEO

Lunedì, 28 novembre 1988

 

Signore e signori.

La ringrazio, signora Jepsen, per le sue gentili parole. Sono davvero lieto di ricevervi, membri danesi del Parlamento Europeo, con i vostri collaboratori e alcuni familiari.

Esprimo le mie condoglianze, signora Toksvig, per la recente scomparsa di suo marito che doveva guidare il vostro gruppo in questa visita.

La vostra presenza qui oggi, come membri del Parlamento Europeo, richiama subito alla mente il recente gioioso avvenimento della beatificazione di un vostro connazionale, Niels Stensen, scienziato del diciassettesimo secolo e, successivamente, sacerdote e Vescovo. La sua vita e il suo lavoro hanno una fisionomia decisamente europea, nel senso che egli ha incarnato con particolare evidenza alcuni aspetti delle tradizioni culturali europee. Egli si è impegnato profondamente nella ricerca della verità:la verità scientifica sul corpo umano e il mondo inanimato, come anche la verità morale e religiosa che tocca la vita umana nel suo più profondo significato e scopo.

Come ho ricordato ai pellegrini danesi venuti a Roma per la beatificazione: “Niels Stensen ci sfida soprattutto come europeo . . . Questo famoso figlio di Danimarca si recò ad Amsterdam, a Leyda, a Parigi e Firenze, sua seconda patria. Il suo ministero di Vescovo lo condusse a Hannover, Monaco, Amburgo e Schwerin. In tutti questi luoghi egli fu testimone della stessa verità, la stessa scienza, la stessa volontà di Dio. In tutti questi luoghi egli si incontrò con la persona umana, la più drammatica e meravigliosa creatura della terra. E noi guardiamo agli sforzi attuali per costruire l’unità europea in una simile prospettiva . . .?” (“Allocutio ad peregrinos Danos in urbe Roma pervenutos occasione oblata Beatificationis Servi Dei Niels Stensen”: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 3 [1988] 1301).

Miei cari amici: come membri del Parlamento Europeo voi siete pienamente consapevoli che la maggiore unità e collaborazione nel continente non è un fine in se stesso, ma un mezzo per dare una vita migliore e un benessere più diffuso ai popoli dell’Europa.

La persona umana, con la sua unica dignità e i suoi diritti inalienabili e la sua vocazione spirituale è la causa cui servite. Questo è stato un punto essenziale del mio messaggio all’assemblea Parlamentare di Strasburgo e sono lieto di risentire un’eco di questa mia preoccupazione nell’odierno ponderoso indirizzo di saluto della signora Jepsen. In questo potete essere certi del sostegno e dell’appoggio della Chiesa.

Volentieri invoco la benedizione divina su voi e le vostre famiglie, sulla Danimarca e tutti i suoi abitanti, che incontrerò con gioia nel giugno del prossimo anno, in uno spirito di amore e comunione fraterna. Il Signore sia con voi!

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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