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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL BURUNDI

IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Martedì, 25 aprile 1989

 

Cari fratelli nell’Episcopato.

1. Con grande gioia vi accolgo in occasione della vostra visita “ad limina”, e ringrazio vivamente monsignor Evariste Ngoyagoye, Vescovo di Bubanza e Presidente della Conferenza dei Vescovi cattolici del Burundi, per il cortese indirizzo di saluto presentato a nome vostro.

La vostra venuta a Roma riveste anzitutto un carattere sacro per l’aspetto del pellegrinaggio alle tombe dei santi Pietro e Paolo, pastori e colonne della Chiesa romana. Ha anche un significato personale poiché ciascun vescovo incontra il successore di Pietro e gli parla di persona. Infine, comporta un aspetto di lavoro comune perché i visitatori si incontrano anche con i membri della Curia romana, realtà strettamente legata al Papa per il suo ministero al servizio della Chiesa universale.

Il motivo del nostro incontro quinquennale è la nostra comune sollecitudine pastorale poiché il compito di annunciare il Vangelo in tutta la terra compete a tutto il Collegio Episcopale. Auspico che la visita “ad limina”, in cui si esprime concretamente la vostra comunione con il Vescovo di Roma, consenta a ciascuno di voi di rinnovarsi efficacemente per un servizio sempre più qualificato al caro Popolo di Dio del Burundi, che amate con il vostro cuore di Vescovi.

2. Vorrei ora proporvi alcune riflessioni che vi siano di stimolo nel lavoro apostolico nelle vostre comunità giovani, forti, ricche di promesse, che hanno beneficiato dell’apporto prezioso dei missionari, il cui dinamismo, spirito di sacrificio e dedizione al Regno abbiano sempre presente nel cuore.

In questa occasione, desidero anche esprimere la mia gratitudine ai Vescovi e ai sacerdoti della vostra terra natale che, a fianco dei missionari, hanno contribuito alla crescita della Chiesa nel Burundi. Esattamente trent’anni fa è stata eretta la provincia ecclesiastica di Gitega ed è stato nominato il primo Vescovo autoctono, monsignor Michel Ntuyahaga: a lui il mio saluto cordiale e anche al caro monsignor André Makarakiza. Il Signore benedica questi venerati fratelli per la loro generosa dedizione alla causa del Vangelo!

In un passato ancora recente, degli avvenimenti dolorosi, di carattere etnico, hanno straziato le vostre comunità ecclesiali e il vostro amatissimo Paese. Come voi stessi avete detto, si tratta di un problema che riguarda la società e anche la Chiesa, e che tocca profondamente la dignità della persona umana, i suoi diritti fondamentali, e le più radicali esigenze della giustizia. In un certo senso viene messo in causa il segno stesso del discepolo di Cristo, se si pensa a questa parola del Signore: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35).

Il vostro popolo non manca di risorse né di energia morale per una riconciliazione fraterna e una partecipazione comune all’edificazione di un sereno avvenire. Certo, per giungere a vivere come fratelli nel Burundi di oggi e di domani occorre dar prova di pazienza e insieme di determinazione. Tuttavia, gli sforzi messi in atto e le iniziative concrete consentono di avere fiducia e meritano di essere sostenuti e incoraggiati con convinzione. Ciascun figlio e figlia del vostro Paese persegua questa mèta con un impegno quotidiano! La Chiesa investa la sua grande forza spirituale in questa opera evangelica della conversione dei cuori!

Il tempo pasquale in cui siamo ci ricorda questo frutto straordinario della vittoria di Cristo sulle divisioni degli uomini; San Paolo lo ripete: “Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù. Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 26-28).

Cari fratelli, lavorate senza tregua alla causa dell’unità e della pace. I sacerdoti e i Vescovi vivano come autentici fratelli per meglio compiere la loro missione di radunare tutti intorno a Cristo! La loro testimonianza galvanizzi il laicato, che ha bisogno di essere accompagnato da pastori animati da uno spirito di riconciliazione, di dialogo e di unità! Nella preghiera e nella comunione dei santi, la memoria dei sacerdoti, dei fedeli, di tutti coloro che nel passato sono stati vittime delle lotte fratricide, vi incoraggi e vi assista sulla strada della pacificazione! Infine, ciascun uomo di buona volontà trovi in voi, nei vostri collaboratori e nei fedeli degli autentici costruttori di pace, nella giustizia!

3. Nel vostro desiderio di contribuire all’edificazione della società del Burundi, c’è per voi un’altra pressante preoccupazione: la famiglia.

La solidità della comunità familiare è una ricchezza tradizionale della società burundese. Occorre rivitalizzare questa cellula fondamentale e “riservarle una privilegiata sollecitudine, soprattutto ogni qualvolta l’egoismo umano, le campagne antinataliste, le politiche totalitarie, ma anche le condizioni di povertà e di miseria fisica, culturale e morale . . . fanno disseccare le sorgenti della vita” (Christifideles Laici, 40). Per i fedeli, la coppia e la famiglia costituiscono il primo ambito di impegno come cristiani, convinti del valore unico e insostituibile della famiglia per lo sviluppo della società e della Chiesa. Culla della vita e dell’amore, la famiglia è anche il luogo dove viene fatto ai giovani il primo appello alla missione: come laici impegnati, come persone consacrate a Dio nella vita religiosa, come sacerdoti al servizio del Popolo di Dio.

4. L’assemblea generale del Sinodo dei Vescovi del 1987 ha riflettuto sulla vocazione e missione dei laici, e l’esortazione post-sinodale Christifideles Laici ha messo in rilievo l’appello di Dio al suo Popolo a crescere, maturare senza tregua e portare frutto. Dopo aver descritto la formazione cristiana come processo di maturazione personale nella fede e di configurazione con Cristo, secondo la volontà del Padre, sotto la guida dello Spirito Santo, i padri sinodali hanno affermato con chiarezza che “la formazione dei fedeli laici va posta tra le priorità della diocesi e va collocata nei programmi di azione pastorale in modo che tutti gli sforzi della comunità (sacerdoti, laici e religiosi) convergano a questo fine” (Christifideles Laici, 57).

Sulla scia del Sinodo invitate i laici ad approfondire sempre più le ricchezze della fede e a viverle. Abbiate cura di riconoscere, di promuovere i carismi dei battezzati e di incoraggiare i fedeli a collaborare con più vigore e in modo più responsabile all’evangelizzazione delle realtà temporali.

Quanto ai giovani, così numerosi nel vostro Paese, saranno oggetto di una accentuata sollecitudine pastorale. Essi devono fare fronte a molte difficoltà che, spesso, li sconvolgono. Hanno bisogno di essere sostenuti e guidati nella preparazione del loro avvenire, affinché, con il loro impegno cristiano, portino un contributo generoso allo sviluppo della società. Similmente, li si aiuterà a riscoprire il ruolo originale che è loro riservato nella nuova evangelizzazione del Burundi.

Nel quadro della formazione di un laicato capace di assumersi le sue responsabilità, c’è un ministero cui dovete rivolgere la vostra attenzione: la pastorale delle “élites intellettuali e sociali” del Paese. Senza indugio mettete a loro disposizione i sacerdoti competenti e i mezzi di formazione da loro auspicati. Invitateli a impegnarsi attivamente nella vita delle loro parrocchie. Incoraggiateli a portare i valori evangelici al cuore dei grandi dibattiti in cui è messo in causa l’avvenire del Burundi, come anche nel servizio quotidiano che sono chiamati a svolgere, con onestà, senso di responsabilità e dedizione al bene comune, nel campo dell’educazione, dell’amministrazione e dell’informazione.

5. Il Signore ha sempre benedetto il Burundi donandogli molte vocazioni sacerdotali e religiose, anche durante i momenti di prova attraversati di recente dalla vostra Chiesa. La diminuzione del numero degli operatori dell’evangelizzazione ha spinto quelli che restavano, sacerdoti, religiosi e religiose e catechisti a raddoppiare gli sforzi nel lavoro apostolico. I sacrifici sopportati coraggiosamente dalle vostre comunità hanno anche portato alla riscoperta dell’Eucaristia, della preghiera in famiglia, della devozione alla Vergine, favorendo anche la fioritura delle vocazioni.

Vi affido il compito di trasmettere il mio affettuoso incoraggiamento ai giovani seminaristi. Siano appassionati di Gesù Cristo e, imitando l’ardore missionario dei loro antenati, si preparino ad essere i dispensatori dei doni di Dio con un cuore aperto a tutti!

Desidero invitarvi, nello stesso tempo, a vegliare sulla formazione permanente del vostro clero. Le loro necessità sono aumentate per la diminuzione del numero dei missionari - diminuzione spero temporanea. Offrite ai sacerdoti i mezzi per approfondire la loro vita spirituale, in modo che, riscoprendo sempre con gioia la bellezza della loro vocazione, nello spirito delle beatitudini, rinnovino il dinamismo del loro impegno apostolico.

6. Infine, cari fratelli, alla vigilia dell’anno duemila, voi desiderate dare uno slancio rinnovato all’evangelizzazione del Burundi e, per questo, sarà utile l’elaborazione di un piano pastorale per evidenziare le priorità. Volentieri vi incoraggio in questo grande disegno che per il Burundi ha una motivazione in più: il giubileo del bimillenario della nascita di Cristo sarà preceduto di poco dal centenario dell’evangelizzazione del Paese. Proprio nel 1898 il segno della Redenzione fu piantato sulla terra burundese; e l’anno dopo fu fondata sulla collina di Mugera, dedicata alla Vergine Maria, la prima comunità cristiana dei vostri padri nella fede.

In vista di queste grandi commemorazioni, fate appello all’energia missionaria dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose, dei catechisti, dei genitori, dei giovani, dei malati. È anzitutto compito degli operatori di pastorale burundesi l’evangelizzazione del Paese, l’annuncio di Cristo a coloro che ancora non lo conoscono o lo conoscono male: tra loro, ma anche fuori, perché in altri paesi d’Africa già la giovane Chiesa burundese compie la sua parte di lavoro per l’avvento del Regno di Dio.

Siate guide sagge ed entusiaste nel necessario processo di inculturazione del Vangelo per far penetrare il messaggio di Cristo nella vostra cultura. La buona Novella può trovare un terreno particolarmente favorevole in certi valori locali provati. “L’inculturazione è l’incarnazione del Vangelo nelle culture autoctone ed insieme l’introduzione di esse nella vita della Chiesa” (Slavorum Apostoli, 21). Questo significa crescita, arricchimento reciproco di persone e di gruppi, per il fatto dell’incontro vivificante con il Vangelo.

Maria, alla quale la vostra bella Patria è stata consacrata dall’indipendenza e che i vostri fedeli venerano con tanto amore, vi venga in soccorso nel vostro cammino! Di tutto cuore, vi benedico insieme con ciascuna delle vostre comunità diocesane.

 

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