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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLA GIUNTA CAPITOLINA

Lunedì, 6 febbraio 1989

 

Signor sindaco,
signori assessori e consiglieri del comune della città.

1. Sono particolarmente lieto di questo incontro con voi responsabili dell’amministrazione civica di Roma; esso assume un significato che va al di là del semplice scambio di auguri per l’anno nuovo, per acquisire il valore di una riflessione su argomenti che riguardano la nostra amata città.

Ringrazio, perciò, il signor sindaco per l’indirizzo di omaggio che mi ha rivolto anche a nome della giunta capitolina, del consiglio e della cittadinanza tutta per i propositi espressi e per le prospettive intraviste. Desidero salutarvi e ringraziarvi tutti con sincera cordialità, ricambiando gli auguri per un anno di pace e di feconda attività a servizio della città di Roma e di quanti ne sono ospiti e visitatori.

Un problema di particolare interesse per coloro che sono investiti dei pubblici poteri è senza dubbio la questione dello sviluppo, che ho voluto nell’anno trascorso approfondire con l’enciclica Sollicitudo Rei Socialis. Senz’altro il documento tiene davanti a sé il panorama del mondo contemporaneo in tutta la sua vastità e complessità sul piano della soluzione dei problemi sempre più aperti; ma è pur vero che una lettura del testo in chiave di applicazioni concrete può offrire punti d’ispirazione anche sul piano locale, specie per una capitale come Roma, città cosmopolita e centro del cristianesimo.

2. Roma appare una città a due facce: accanto a immensi tesori di beni religiosi, culturali, umani, si osservano settori di molteplici malesseri morali: angoli da Terzo Mondo; punte di grande ricchezza e sacche di grande povertà; accanto a gruppi che dispongono di ogni tipo di beni materiali, esistono altri che hanno appena il necessario. Vi sono pochi che possiedono molto e molti che possiedono poco.

È l’annosa questione della non equa distribuzione delle ricchezze, destinate originariamente a tutti, e che deve divenire stimolo incessante per i responsabili ad affrettare i tempi delle soluzioni (cf. Sollicitudo Rei Socialis, 28).

Lo sfondo generale dei mali di Roma, delle sue povertà vecchie e nuove, richiamato anche di recente, è noto a tutti. Vi sono problemi materiali della casa, dei quartieri con insufficienti servizi; ma vi sono anche quelli più specificamente umani che toccano gli anziani, gli handicappati, i disoccupati, i clandestini, i nomadi, gli ammalati di AIDS, i malati mentali, i drogati, i piccoli delinquenti.

A nessuno sfugge che il vero sviluppo non si misura con un parametro puramente economico, né si realizza sfruttando solo l’abbondanza dei beni materiali e dei servizi, ma con la volontà di accrescere la dignità della persona umana. Tuttavia, quando mancano i beni indispensabili, o si trovano in misura insufficiente, lo sviluppo difficilmente raggiunge una realizzazione degna di una società più umana.

Perciò occorre procedere su due fronti: da un lato la sempre maggiore efficienza per provvedere alle necessità più acute della convivenza civile, dall’altro la sollecitudine di servire l’uomo, la sua nobiltà, la sua grandezza. Ma questo sviluppo autentico è un risultato di collaborazione. Purtroppo la caduta di solidarietà è un fenomeno che rischia di estendersi con l’indifferentismo religioso.

3. Egregi signori della giunta e del consiglio del Campidoglio, in occasione di questo nostro incontro desidero ricordare una pagina stupenda della Bibbia, là dove si dice che Dio, all’origine, dopo aver creato l’uomo, lo pose in un giardino “perché lo coltivasse e custodisse” (Gen 2, 15). Ebbene, a voi è stato affidato il compito di custodire e di coltivare, che equivale a sviluppare e a far progredire il benessere di questo “giardino”, la città di Roma, che appartiene al mondo e alla storia universale. Contribuire al vero ed autentico sviluppo di una simile città è compito che non deve deludere le attese dei cittadini, dei visitatori, del mondo cristiano e non cristiano.

Auspico che l’amministrazione capitolina s’impegni con determinazione ferma e costante, evitando omissioni, riducendo per quanto possibile i tempi burocratici, rafforzando la solidarietà interna dei gruppi alleati nella funzione di governo. Le diversità di opinioni non siano di svantaggio all’efficienza e allo sviluppo, e non creino ritardi negli interventi necessari.

Da parte sua la Chiesa è lieta di poter offrire il proprio contributo con le sue istituzioni educative, caritative ed assistenziali, con le sue mense sociali, i suoi ostelli, i suoi gruppi di volontariato, e con tutte le altre forme associative, specializzate nei vari settori, come, per fare un esempio, nel ricupero dei tossicodipendenti. Ma essa a sua volta chiede collaborazione.

Il mio augurio è che il nuovo anno segni una tappa importante nell’insieme dello sviluppo organico di Roma.

Con questi auspici rinnovo a tutti il mio benedicente saluto.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 


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