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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL BANGLADESH
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 11 febbraio 1989

 

Cari fratelli Vescovi.

1. È per me un grande piacere ricevervi oggi, proprio nel momento in cui molti fedeli cattolici del Bangladesh partecipano al pellegrinaggio nazionale al Miriam Ashram a Diang. Nel rendere omaggio alla Madre di Dio sotto il titolo di nostra Signora di Lourdes, i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre Chiese locali implorano la sua protezione e sollecitudine materna per il “piccolo gregge” che è la Chiesa in Bangladesh. Uniti nella pienezza della comunione ecclesiale, in occasione della vostra visita “ad limina” noi pure preghiamo per la crescita e la vitalità delle vostre comunità e per la pace e lo sviluppo del vostro Paese.

Ben conosciamo le particolari condizioni del vostro ministero nel Bangladesh. La nazione è ancora ai primi passi della sua indipendenza. Lo sviluppo sociale ed economico è spesso ostacolato da ripetuti disastri naturali che colpiscono questa regione. Mi riferisco in particolare alle sofferenze e alle gravi perdite di vite umane causate dall’alluvione dello scorso settembre e dal terribile ciclone di novembre. In diverse occasioni ho rivolto vari appelli in favore del vostro Paese e il vostro popolo e sono lieto che la “Caritas Internationalis” sia riuscita a provvedere alcuni soccorsi immediati. Così avete sperimentato praticamente la solidarietà universale che dovrebbe sempre caratterizzare la vita della Chiesa, il corpo di Cristo, in cui siamo tutti membra gli uni degli altri (cf. Ef 4, 25). Naturalmente, le necessità delle vostre popolazioni vanno ben oltre gli aiuti già forniti, e sono certo che la nazione cercherà delle modalità per affrontare le sfide di una diffusa povertà e analfabetismo che impediscono il progresso e la promozione della dignità umana.

2. Dal punto di vista religioso, voi costituite una piccola minoranza in mezzo a un popolo con altre tradizioni religiose, anche se la Chiesa è presente qui a partire dal XVI secolo. Il problema delle minoranze, comprese quelle religiose, “è una delle questioni più delicate della società contemporanea, che col passare degli anni è diventata sempre più urgente, perché essa riguarda tanto l’organizzazione della vita sociale e civile all’interno di ciascun paese, quanto la vita della comunità internazionale” (Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1989, 1, die 8 dec. 1988: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XI, 3 [1988] 1378).

Due sono i principi fondamentali per un corretto affronto del problema delle minoranze. L’unità della famiglia umana creata da Dio richiede la formazione di una comunità mondiale radicalmente aperta alla solidarietà al di là delle frontiere e libera da discriminazioni. Allo stesso modo, all’interno dell’unica famiglia umana tutti gli individui devono essere rispettati nella loro inalienabile dignità cui hanno diritto per nascita, senza distinzioni relative alla loro origine razziale, etnica, culturale o nazionale (cf. Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1989, 3, die 8 dec. 1988: loc. cit., p. 1738). Le differenze tra i membri della famiglia umana sono legittime e devono essere rispettate. Lo Stato in particolare ha il dovere di tutelare la dignità e la libertà di tutti i cittadini assicurando gli strumenti legislativi e giuridici, come pure i mezzi culturali ed educativi, per promuovere la comprensione, bandire i pregiudizi e creare un’effettiva armonia tra tutti gli strati della società.

Nel caso del Bangladesh, la Santa Sede si è sentita incoraggiata dal messaggio ai cristiani inviato a Natale da sua eccellenza il Presidente Ershad, e dalle parole del nuovo ambasciatore del Bangladesh in occasione della presentazione delle sue lettere credenziali. È mia fervida speranza che la comunità cattolica continui, per quanto possibile, a contribuire al progresso e al benessere del popolo del Bangladesh in un clima di fiducia e di libertà.

3. Cari fratelli in Cristo, le Chiese locali cui presiedete nella carità sono state l’argomento delle nostre conversazioni private. Con la grazia di Dio e l’impegno generoso dei vostri sacerdoti, i religiosi e le religiose, locali e missionari, e dei catechisti e dei responsabili laici delle comunità che sostengono e incoraggiano le vostre comunità sparse, l’amore salvifico di Gesù Cristo viene annunciato e reso presente nella vita di molti. Dopo l’ultima vostra visita “ad limina” è stata eretta la nuova diocesi di Mymensingh. Il seme lanciato sta portando frutti (Lc 8,11ss.) e continuerà consolidando ulteriormente le strutture ecclesiastiche. Come Pastori voi sapete che non sono importanti le strutture, ma piuttosto la grazia e la forza da cui provengono e la vita ecclesiale cui contribuiscono. L’oggetto principale del vostro ministero è sempre la santità cristiana dei vostri fedeli, “che dalla potenza di Dio sono custoditi mediante la fede, per una salvezza prossima a rivelarsi negli ultimi tempi” (1 Pt 1, 5).

In questa prospettiva il piano pastorale per la Chiesa del Bangladesh, aperto al continuo rinnovamento e adattamento, continua ad offrire dei validi orientamenti per il vostro apostolato e servizio. Lo Spirito Santo con i suoi doni accompagni voi e i vostri collaboratori, affinché il realizzarsi del piano possa incrementare l’annuncio della buona Novella e ispirare un servizio sempre più generoso ai bisognosi: i poveri, i deboli e quelli che non hanno voce.

4. I vostri più intimi collaboratori sono i diletti sacerdoti. Come Vescovi, dotati della pienezza del sacerdozio, voi comprendete molto bene il ruolo essenziale dei vostri sacerdoti, nella vita delle vostre Chiese locali. “In virtù del sacramento dell’ordine, ad immagine di Cristo, sommo ed eterno Sacerdote, sono consacrati per predicare il Vangelo, pascere i fedeli e celebrare il culto divino, quali veri sacerdoti del nuovo testamento” (Lumen Gentium, 28). Attraverso il loro ministero i sacerdoti rendono Cristo visibile tra gli uomini, soprattutto quando sono profondamente spinti da un amore puro che si dona agli altri. La consapevolezza della loro fraternità sacramentale li conduce a un vivo senso di collaborazione reciproca e con il Vescovo, in un atteggiamento di servizio e rispetto verso i laici, promovendo la loro crescita spirituale e condividendo gli impegni pastorali e le responsabilità con loro (cf. Presbyterorum Ordinis, 8-9). In tutto questo, è particolarmente importante la vostra attenzione e sostegno per il vostro clero.

Nella particolare situazione delle vostre Chiese locali può non essere stato ancora possibile mettere in atto le strutture giuridiche e istituzionali previste nella legge ecclesiastica. Mi conforta la notizia che state procedendo in questa direzione e che c’è una sempre maggiore fiducia e solidarietà tra voi e i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, che compongono il presbiterio di ciascuna Chiesa locale. Una autentica condivisione degli impegni connessi con l’evangelizzazione e l’edificazione del corpo ecclesiale, lungi dal diminuire la responsabilità e l’autorità del Vescovo, ha un effetto molto positivo sulla vita spirituale e morale dei vostri sacerdoti.

5. Fonte di salda speranza per l’avvenire della Chiesa in Bangladesh è il “Seminario Maggiore Nazionale” di Dacca, che serve le cinque diocesi e le comunità religiose. Invio un affettuoso saluto agli educatori responsabili e li assicuro delle mie preghiere per il successo del compito delicato in cui sono impegnati. Incoraggio anche quei sacerdoti del Bangladesh che stanno compiendo studi avanzati per prepararsi all’educazione dei futuri preti. Tramite loro il curriculum di studi del seminario migliorerà, con grande beneficio per tutta la Chiesa nel vostro Paese.

In particolare invito tutti i seminaristi maggiori e minori a riflettere sull’importanza di una solida formazione spirituale. Rendiamo grazie alla Santissima Trinità per l’aumento in atto delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. È un segno della vitalità della comunità cattolica ed è responsabilità primaria per voi, Pastori.

6. Posso fare solo un breve cenno alla vita e al lavoro dei religiosi e delle religiose del Bangladesh, che “onorano la Sposa di Cristo” (Lumen Gentium, 46) e attraverso la loro consacrazione rendono più visibili nella Chiesa e nella società le verità e i valori del suo Regno. A ciascuno di loro mando una parola di saluto e sostegno per la loro generosa dedizione, senza discriminazioni, nella catechesi, nell’educazione, nell’assistenza sanitaria e nelle attività caritative.

Desidero anche assicurare i vostri catechisti e i responsabili laici delle comunità del posto specialissimo che occupano nelle mie preghiere, e del fatto che il loro lavoro in unità con i sacerdoti e con voi è essenziale per la presenza della Chiesa nel vostro Paese. Il centro nazionale sociale e catechetico di Jessore è un’opportunità che può essere ulteriormente sviluppata per una riflessione sui più importanti problemi morali ed etici del momento attuale e per provvedere ad un’efficace formazione dei cattolici impegnati in tali questioni.

7. Miei cari fratelli Vescovi, i compiti che vi attendono sono molti e impegnativi. Richiederanno sempre zelo ed energia da parte vostra. So che voi cercate il coraggio e le motivazioni per il vostro impegno pastorale in un rapporto intimo e personale con il nostro Signore e salvatore Gesù Cristo. Nell’amministrare i sacramenti, nel predicare la parola e nel guidare la parte di Popolo di Dio a voi affidata, voi “cercate prima il Regno di Dio” (Mt 6, 33) per poter essere trovati fedeli, come un padrone di casa che “estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche” (Mt 13, 52).

Dio benedica il Bangladesh! La sua grazia scorra abbondante attraverso la Chiesa nella vostra terra.

 

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