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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AGLI ALUNNI DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA ECCLESIASTICA*

Sabato, 21 gennaio 1989

 

Cari Sacerdoti,

1. Ancora una volta ho la gioia di ricevere la comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica. Vi ringrazio per la vostra visita; questa presenza annuale testimonia una importante realtà ecclesiale, perché voi siete sacerdoti destinati al servizio del Papa e della Santa Sede, con un carattere internazionale diretto ad esprimere insieme l’unità e l’universalità della Chiesa.

Mi è gradita l’occasione di riflettere brevemente con voi sul vostro ministero sia presente che futuro.

Voi avete liberamente accolto l’invito della Sede Apostolica di vivere in questi anni come membri di una comunità sacerdotale, che ha esigenze importanti. La vostra dev’essere una comunità sempre degna della Chiesa apostolica - una comunità dedita all’insegnamento degli apostoli, alla comunione fraterna, all’Eucaristia e alla preghiera (Cfr. Act. 2, 42). L’Accademia è una comunità sacerdotale che, come tale, deve ispirarsi e alimentarsi ai più alti ideali dottrinali e pastorali del sacerdozio di Cristo. In effetti essa fornisce a voi tutti l’opportunità di prepararvi per la vostra futura missione, che è missione essenzialmente sacerdotale. Avete a vostra disposizione anni di studio, anni di grazia.

2. Si tratta di un periodo in cui siete invitati ad aprirvi, mediante la preghiera, allo Spirito Santo, che desidera operare nei vostri cuori un’azione di conversione e di elevazione interiore. Gli anni trascorsi in Accademia devono essere anni di crescita spirituale nello zelo pastorale e nella carità fraterna, necessari per sviluppare la sensibilità verso gli altri, per conoscere i bisogni della Chiesa universale e per cominciare a comprendere la cultura di tanti vostri fratelli e colleghi.

Il periodo dell’Accademia è quanto mai propizio per meditare sulla futura missione che eventualmente vi sarà affidata nelle Rappresentanze Pontificie o nella Curia Romana. Ma le vostre riflessioni si devono svolgere nel contesto di una profonda oblazione di voi stessi a Dio. Gli anni che trascorrerete nella storica istituzione saranno preziosi per perfezionarvi nelle virtù sacerdotali, e consacrarvi, fin d’ora, alla causa dell’unità della Chiesa; conoscere intimamente Gesù e assimilare i suoi pensieri, i suoi sentimenti e i suoi desideri, assumendo il suo atteggiamento di servizio. Ogni sacerdote infatti esiste ed opera per servire gli altri, come Gesù, il quale ha detto di sé: «Per loro consacro me stesso» (Gv. 17, 19).

3. Sì, carissimi fratelli, lo spirito che domani dovrà permeare il vostro specifico ministero per la Santa Sede è la diaconia, cioè un servizio umile, perseverante, leale, amoroso e generoso alla Chiesa e alle anime. Questo spiega la vostra identità. Per prepararvi a questo futuro apostolato e per far fronte ai diversi problemi che incontrerete nei differenti Paesi, dove sarete inviati, si richiede da voi una disponibilità costante e un adattamento infaticabile a situazioni sempre nuove e talora difficili. È indispensabile perciò che diate una preminenza assoluta alla vita spirituale; che viviate in pienezza ogni giorno le esigenze della vostra consacrazione sacerdotale; che sappiate porre attenzione a ciò che è essenziale, per non farvi prendere dalle tentazioni di ciò che è apparente esteriorità, ma essere autentici testimoni della libertà interiore in un mondo contrassegnato da una ricerca sfrenata delle proprie comodità e dei propri egoismi, a scapito della coerenza ai principi morali e della solidarietà con i loro simili.

In altre parole, la Sede Apostolica chiede il dono totale di voi stessi alla missione di Cristo e della sua Chiesa. Soltanto con questo atteggiamento soprannaturale sarete veramente in grado di collaborare nella missione ecclesiale della Santa Sede, per la causa del Vangelo.

Voi sarete chiamati, pertanto , a collaborare per promuovere la comunione ecclesiale, specialmente fra le Chiese particolari e la Chiesa universale. Sarete servitori della collegialità nel suo rapporto essenziale con il ministero di Pietro. Dovrete pure contribuire, come collaboratori della Santa Sede, a tutte le grandi cause dell’umanità, quali sono la pace, i diritti umani, la cooperazione internazionale e la solidarietà universale.

Questa collaborazione si esprimerà anche in tanti umili compiti che formano il tessuto delta vita quotidiana. È importante che vi rendiate conto che in questo modo la vostra vita di servizio ha un grande valore per il regno di Dio, e che la vostra generosità è oblazione gradevole al Signore per la salvezza del mondo.

4. Faccio voti affinché nella sequela di Cristo, Maria santissima sia sempre il vostro modello di generosità, e le sue parole - «Fiat mihi secundum verbum tuum » (Lc. 1,38) - vi invitino ad un impegno sempre più profondo e personale. Da parte mia vi ringrazio per il vostro amore per la Chiesa e per la vostra disponibilità a servirla, e vi benedico nel nome di Cristo Signore.


*Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XII, 1 pp.138-140.

L'Osservatore Romano 22.1. 1989 p.4.

 

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