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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL PAKISTAN
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 3 luglio 1989

 

Caro Cardinale Cordeiro,
miei cari fratelli Vescovi.

1. Con grande gioia accolgo e saluto ciascuno di voi. La vostra visita “ad limina” pone alla ribalta la realtà della Chiesa in Pakistan, dove Dio vi ha posto come Pastori del suo popolo così che la Chiesa, santa, cattolica ed apostolica possa essere presente e operare nel cuore e nella vita dei fedeli (cf. Christus Dominus, 11). Attraverso ciascuno di voi, saluto i sacerdoti, i religiosi e i laici delle vostre diocesi di Karachi, Faisalabad, Hyderabar, Islamabad-Rawalpindi, Lahore e Multan. Incoraggio voi tutti con le parole di san Paolo: “ringraziamo sempre Dio per tutti voi . . . memori davanti a Dio e Padre nostro del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza nel nostro Signore Gesù Cristo” (1 Ts 1, 2-3). Sebbene voi siate un “piccolo gregge” nel vostro Paese, siete pieni di speranza nell’invitare alla fede o confermare nella fede chi già la vive (cf. Christus Dominus, 12).

La vostra preghiera sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo, e il vostro colloquio con il successore di Pietro, il Vescovo di Roma, sono espressioni della lieta comunione di fede e di carità che unisce voi e le vostre Chiese locali con la Sede Apostolica e con tutto il corpo di Cristo nel mondo. Oggi noi celebriamo i vincoli che ci legano nel Collegio Episcopale e rinnoviamo l’impegno nel nostro ministero a servizio della Rivelazione e della realizzazione del Regno di Dio nel mondo (cf. Lc 22, 29). In quanto membri del Collegio dei Vescovi noi siamo nella successione apostolica, scelti per guidare la Chiesa fino alla fine del mondo (cf. Lumen Gentium, 18). Ai Vescovi è stato affidato in modo particolare il compito di proclamare e insegnare il nascosto “disegno di Dio” che si è manifestato in Cristo e continua nella sua Chiesa (cf. 1 Cor 2, 7) per la salvezza delle anime e la gloria della Santissima Trinità. Questa è la misura della nostra responsabilità davanti a Dio e alla Chiesa.

2. A questo punto della vostra visita “ad limina”, desidero confermarvi nella dedizione alla guida e l’animazione della vita ecclesiale nelle vostre Chiese particolari. Come Vescovi, voi siete pienamente consapevoli di quanto sia importante per tutti essere chiari nella concezione e nella pratica ecclesiale del primato della missione trascendente della Chiesa. Senza sminuire in alcun modo la natura e il valore dei molteplici servizi della comunità cattolica agli individui e alla società, è importante riconoscere che la Chiesa è innanzitutto la comunità di coloro che credono in Gesù Cristo, il Verbo eterno incarnato, e che vivono nella potenza dello Spirito Santo. Il Vangelo di san Giovanni dice che essere nel Padre e nel Figlio è la condizione essenziale “perché il mondo creda” (cf. Gv 17, 20). Essere nel Padre e nel Figlio attraverso lo Spirito Santo è un principio originale e fondamentale che caratterizza tutto ciò che la Chiesa è e fa nel mondo. È un principio che non può essere messo da parte nel programmare ed eseguire progetti di attività pastorale.

Il mondo guarda ai cristiani per una testimonianza convincente della salvezza totale offerta da Cristo. Com’è familiare la narrazione del Vangelo che descrive delle persone che si avvicinavano ai discepoli di Cristo per dirgli: “Vogliamo vedere Gesù” (Gv 12, 21). Nel Vangelo Gesù risponde a coloro che lo cercavano parlando del chicco di grano che cade a terra e muore per produrre molto frutto (cf. Gv 12, 24). E continua dicendo: “Se uno mi vuol servire, mi segua; e dove sono io, là sarà anche il mio servo; se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (cf. Gv 12, 26). L’autentica vitalità della Chiesa universale e di ciascuna Chiesa particolare deve essere valutata in termini di amore di Dio e grazia diffusa nel cuore dei fedeli dallo Spirito Santo che ci è stato dato (cf. Rm 5, 5). La Chiesa deve essere sempre impegnata attivamente in un dialogo di verità e servizio d’amore con l’umana famiglia. Ma deve sempre confidare fiduciosamente nella “grazia” di Cristo che è al profondo della sua vita.

3. Parte importante del nostro ministero episcopale è la promozione della santità del Popolo di Dio. Nessuno sforzo in questo deve essere risparmiato. Né possiamo trascurare questa responsabilità a favore di altre preoccupazioni più immediate. Perciò noto con grande gioia la vostra dedizione alla formazione spirituale e pastorale dei sacerdoti, i seminaristi, e i molti catechisti del Pakistan. Siamo tutti ben coscienti del vitale contributo dei catechisti, essenziali collaboratori nell’annuncio della Parola di Dio al vostro popolo, soprattutto nelle zone rurali dove i cattolici sono spesso dispersi e lontani da un centro missionario. Allo stesso modo, avete dato considerevole attenzione al ruolo speciale e alle necessità dei religiosi e delle religiose che condividono così generosamente con voi il compito del ministero pastorale. Ho notato che nel vostro incontro con le religiose superiori maggiori avete dedicato grande attenzione al problema della formazione.

Per il vostro sapiente impegno in questo importante compito, e per quanto fate per sostenere e migliorare l’attività dei vostri seminari e case di formazione, e in particolare il seminario maggiore nazionale, vi ringrazio nel nome di Cristo e della sua Chiesa. Così pure vi incoraggio a continuare a dare un’attenzione speciale al centro catechetico nazionale di Khushpur, e agli altri centri diocesani e locali di formazione cristiana.

4. È significativo per la vita della Chiesa che i padri del Sinodo straordinario dei Vescovi del 1985 abbiano dichiarato che “oggi abbiamo un enorme bisogno di santi” (Synodi extr. Episc. 1985 Relatio Finalis, 11 A 4). In questo senso siamo chiamati a comprendere meglio e stimare le grandi tradizioni spirituali di santità e di ascesi. L’impegno nella penitenza, la preghiera, la donazione di sé, la carità e la giustizia (cf. Synodi extr. Episc. 1985, Relatio Finalis, 11 A 4) è la strada fondamentale per il rinnovamento. È pertanto anche la strada per la Chiesa del Pakistan. Ancora: essere nel Padre e nel Figlio, per la grazia dello Spirito Santo, è la condizione essenziale e la sfida del vostro ministero e della vostra efficacia pastorale.

In particolare, nella cura pastorale per i giovani, i Vescovi e i loro collaboratori non dovrebbero mancare di presentare la sfida totale di Gesù Cristo e del suo Vangelo. Da un tale incontro spirituale ci si può aspettare un aumento del numero di giovani che, nonostante le difficoltà, si impegnano in profondità nella vita cristiana. Tra loro ci sono certamente tanti che ascolteranno la chiamata di Cristo a seguirlo più da vicino nel sacerdozio e nella vita religiosa. Questa è una delle più urgenti necessità della Chiesa nel vostro Paese al momento attuale, così come in altre parti del mondo. Il Signore della messe vi dia la gioia della crescita del numero delle vocazioni, per affrontare le sempre maggiori esigenze della comunità cristiana.

5. C’è una stretta connessione tra la santità della vita e la promozione di un modo di vivere più umano nella società (cf. Lumen Gentium, 40), perché è da un cuore convertito e riconciliato che nascono bontà e giustizia nelle relazioni umane. Lo stesso amore spinge la Chiesa a servire l’uomo come membro della città terrena (Congr. pro Doctr. Fidei Libertatis Conscientia, 63). Lo stesso amore spinse Cristo a dare se stesso sulla Croce per redimere il genere umano e insieme ad avere compassione delle moltitudini e a guarire il figlio della vedova. Le due forme di servizio sono tra loro complementari, ma l’una non può essere ridotta all’altra o resa indipendente.

Le molte attività della Chiesa in Pakistan, nel campo dell’educazione, della salute, dell’assistenza e dello sviluppo, sono ultimamente strumenti dell’amore, attraverso i quali i discepoli di Cristo testimoniano il primato del nuovo comandamento dell’amore trasmesso durante l’ultima Cena. Da quell’amore queste attività ricevono impulso e direzione. Lo scopo è di assicurare alle persone uno stile di vita in armonia con il loro inalienabile valore e con la dignità dei figli di Dio. A quanti sono impegnati in questo lavoro mando il mio incoraggiamento e il sostegno della mia preghiera.

La Chiesa del Pakistan è molto impegnata nel campo dell’educazione cattolica. So che le difficoltà da voi incontrate non sono poche e che, attraverso la commissione della Conferenza Episcopale per l’educazione, cercate di mettere a fuoco le necessità e stabilire un programma in ciascuna diocesi e a livello nazionale per servire meglio la comunità ecclesiale e contribuire efficacemente allo sviluppo dell’intera Nazione. C’è da sperare che la comprensione e la collaborazione tra le pubbliche autorità e la Chiesa risolva le diverse questioni emerse sulla libertà di educazione, e che tutti si convincano della necessità di fare il possibile per provvedere a questo servizio fondamentale per i giovani pakistani ad ogni livello sociale.

6. In quanto piccola minoranza in una società a maggioranza musulmana, la Chiesa del Pakistan vive ed opera in una realtà che invita a un grande amore per i fratelli e sorelle musulmani, e insieme esige il rispetto per quella libertà di religione e di coscienza che è il segno che caratterizza una società giusta e pacifica. Nelle vostre buone relazioni con la comunità musulmana ci sono talune questioni su cui è necessaria la ricerca di un sincero e illuminato dialogo interreligioso. So che voi siete consapevoli di questa necessità e che in tutto seguite la strada indicata dal decreto conciliare Nostra Aetate (Nostra Aetate, 3). Ci sono molti ambiti di giustizia sociale, valori morali, pace, sviluppo e libertà in cui cristiani e musulmani possono fare causa comune, in uno spirito di fraternità adeguato a persone che adorano l’unico Dio e Padre del cielo.

7. Fratelli miei nell’Episcopato: voi siete impegnati nella buona Novella del Regno di Cristo di “giustizia, fede, amore e pace” (2 Tm 2, 22). Voi manifestate una grande sollecitudine per la Chiesa del Pakistan. Continuate ad essere generosi e pieni di abnegazione nel vostro ministero. Sostenetevi a vicenda con la preghiera e con una concreta collaborazione nelle molte difficili necessità del vostro servizio ecclesiale.

Su voi tutti e sulle vostre diocesi invoco l’amorevole aiuto materno della beata Vergine Maria. Vi ispiri ella nel lavoro per ricondurre ogni cosa a Cristo. La sua pace sia con tutti voi.

 

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