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DISCORSO DEL SANTO PADRE 
AI PARTECIPANTI ALLA VII ASSEMBLEA PLENARIA 
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

Venerdì, 16 giugno 1989

 

Signori Cardinali, 
diletti fratelli dell’Episcopato, 
cari amici.

1. Sono lieto di accogliervi qui, voi che partecipate all’assemblea plenaria del pontificio consiglio per la famiglia. Quest’anno il tema delle vostre riflessioni interessa tutte le famiglie cristiane: “Realtà sacramentale e pastorale delle giovani coppie”. Di fatto, la prima tappa nella vita di una coppia può determinare positivamente tutta la sua storia. Durante questo periodo iniziale di vita comune, gli sposi risentono non soltanto della loro preparazione nel periodo del fidanzamento, ma anche di tutti gli aspetti della vita coniugale oltre che dell’ambiente sociale o dei problemi legati al lavoro. Si tratta di normali realtà, che possono però migliorare oppure mettere in difficoltà questa vita che è nuova, poiché i due sono diventati “una carne sola”. In questo senso, l’esortazione apostolica Familiaris Consortio ha ricordato “le giovani famiglie, le quali, trovandosi in un contesto di nuovi valori e di nuove responsabilità, sono più esposte, specialmente nei primi anni di matrimonio, ad eventuali difficoltà, come quelle create dall’adattamento alla vita in comune o dalla nascita di figli” Familiaris Consortio, 69).

Il nuovo focolare ha bisogno di essere sostenuto per poter approfondire la sua unione e affrontare le difficoltà derivanti dall’ambiente. In un progetto di pastorale che sia realista, nei confronti delle giovani coppie, sarà necessario tener conto di alcuni fenomeni negativi troppo diffusi come “una errata concezione teorica e pratica dell’indipendenza dei coniugi fra di loro . . . il numero crescente dei divorzi; la piaga dell’aborto; il ricorso sempre più frequente alla sterilizzazione; l’instaurarsi di una vera e propria mentalità contraccettiva” (Familiaris Consortio, 6). La pastorale familiare dovrà tendere ad aiutare i nuovi sposi e a renderli capaci di “realizzare la verità del progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia” (Familiaris Consortio, 6), dovrà far scoprire loro il pericolo di proposte che si presentano sotto un’apparenza di libertà, ma riducono il bene degli sposi e della famiglia alla dimensione di un semplice benessere egoista. “Nell’azione pastorale verso le giovani famiglie, poi, la Chiesa dovrà riservare una specifica attenzione per educarle a vivere responsabilmente l’amore coniugale in rapporto alle sue esigenze di comunione e di servizio alla vita, come pure a conciliare l’intimità della vita di casa con la comune e generosa opera per edificare la Chiesa e la società umana” (Familiaris Consortio, 69).

Proprio per questa funzione di formazione e di orientamento, è necessario che la pastorale offra un aiuto amichevole e sicuro alle nuove famiglie, aiutandole a superare gli scogli che si presentano ogni giorno. Nella comunità cristiana, le giovani coppie sapranno scoprire la loro missione che ha la sua fonte nella natura e nel dinamismo propri del matrimonio (cf. Familiaris Consortio, 17).

2. Prima di tutto, si prepareranno i giovani coniugi a vivere la comunione tra sposi aperta ai figli e, più generalmente, al loro prossimo. L’amore che ha spinto gli sposi all’unione continua a vivificare la loro comunione. Tutta la forza di coesione interna della famiglia si fonda sulla comunione interpersonale degli sposi. Si tratta di una comunione naturale che, per mezzo del patto coniugale, si realizza a livello ontologico - “una sola carne” - e da cui derivano degli effetti morali e giuridici propri della comunità matrimoniale. La legge dell’unione coniugale non limita la libertà personale, ma al contrario, protegge e garantisce una comunicazione umana più profonda, aperta ad una fecondità spirituale. La grazia del Matrimonio spinge gli sposi cristiani ad imitare Cristo donando la propria vita e manifestando davanti agli uomini la loro partecipazione all’unione di Cristo e della sua Chiesa (cf. Ef 5,21-33).

La comunione delle persone progredisce continuamente attraverso la fedeltà quotidiana ad una donazione totale dell’uno all’altro. La conoscenza reciproca delle qualità reali e dei limiti inevitabili di ciascuno illumina il cammino dei primi anni della coppia. Quando essa costruisce la sua vita comune in maniera realista, giorno dopo giorno, allontana i rischi d’instabilità e mette in opera, nel quotidiano, l’impegno espresso con il “sì” il giorno del Matrimonio. Nella vita delle giovani coppie, quando i difetti e il peccato fanno provare la delusione e la sofferenza, bisogna trovare la forza di cambiare, di convertirsi e di perdonare. Sono queste condizioni essenziali per la riuscita e la durata della comunione familiare. Se la famiglia è la prima scuola di socializzazione, è perché il matrimonio, l’unione coniugale degli sposi, è “la prima forma di comunione di persone” (Gaudium et Spes, 12). È da lì che deriva infatti l’influenza delle famiglie nella costruzione della società.

3. Un aspetto evidentemente importante della pastorale delle giovani coppie è la loro preparazione al servizio della vita, coronamento naturale del loro amore e del loro patto coniugale. Per questo, è necessario che la pastorale familiare vada incontro a queste giovani coppie per aiutarle a riflettere su questo aspetto vitale del loro matrimonio, che potrebbe essere disprezzato od anche occultato a causa delle condizioni contingenti della società attuale. La trasmissione della vita e l’educazione dei figli non si iscrivono nel conto dell’avere, ma nel conto dell’essere degli sposi. Oggi, non è facile superare una mentalità dominante poco favorevole al dono della vita senza un aiuto amichevole e vicino che conforti lo spirito e rafforzi la volontà di mettere in pratica i valori naturali iscritti nel profondo dell’essere umano. Bisogna accogliere la grazia con una vita di preghiera e con la frequenza ai sacramenti. Ma non è meno utile avere l’aiuto delle coppie cristiane che trasmettono alle nuove famiglie i criteri di esame e di soluzione per i problemi che normalmente si presentano a tutte le famiglie. Avremo quindi una forma di apostolato di laici che, nella nostra epoca, è particolarmente necessario. Un apostolato che miri a conformare la vita di una coppia cristiana alle esigenze naturali ed alle esigenze rivelate che sono comunicate e chiarificate dal Magistero della Chiesa.

4. Nell’ordine naturale e nell’ordine cristiano, gli sposi sono i primi formatori dei loro figli. Bisogna aiutare le giovani famiglie a vivere questo servizio nell’edificazione del popolo di Dio e sostenere il dinamismo di tutte quelle che prendono così coscienza della loro vocazione cristiana e della loro responsabilità ecclesiale completa. Esse saranno i primi beneficiari dell’apostolato che consiste nel formare i propri figli, soprattutto perché educare alla fede cristiana presuppone un approfondimento ed una assimilazione personali delle verità dottrinali fondamentali e questo favorisce una vita familiare coerente, vivificata dalle convinzioni di fede condivise tra genitori e figli.

L’esortazione apostolica Christifideles Laici espone le responsabilità che spettano agli sposi nella vita e nell’edificazione della Chiesa. È importante qui sottolineare il ruolo della catechesi familiare.

Questo compito delle giovani famiglie dovrà fare parte integrante della missione della parrocchie: poiché, da una parte, è un elemento fondamentale dell’apostolato e, dall’altra, la comunità parrocchiale deve aiutare i genitori cristiani nelle loro responsabilità per aprire alla fede i figli che hanno messo al mondo.

I primi anni di matrimonio formano la tappa durante la quale la famiglia si ingrandisce con la nascita dei figli. Essa li aspetta, assicura loro l’educazione, li assiste in tutte le loro necessità. I figli scopriranno poco a poco nella propria famiglia un nucleo che, al centro della società, li favorisce e li protegge o, al contrario, li condiziona e li mette in difficoltà. La società prima, in particolare, che è la famiglia e la società più in generale, nel suo insieme costituiscono dei poli d’influenza differenti e complementari nel corso della formazione dei giovani.

5. La famiglia cristiana, come ogni famiglia umana, gioca un ruolo insostituibile nella costruzione della società. Essa non può rimanere indifferente verso le realtà sociali, anche se non è in suo potere il porre rimedio a tutti i problemi della società. Sarà quindi bene che la pastorale familiare inviti le giovani coppie a prendere coscienza della dimensione sociale del loro operare familiare e le aiuti a rifiutare con coraggio i fattori disgreganti, in nome dei valori cristiani acquisiti nel corso della loro formazione e della loro preparazione al matrimonio, valori lucidamente riaffermati nell’esperienza concreta dei loro primi anni di vita coniugale.

Allo stesso modo, le prime difficoltà tra gli sposi e i loro figli potranno essere risolte meglio se i valori familiari sono stati interiorizzati e danno la forza per poter superare gli smarrimenti. La migliore garanzia per consolidare i valori cristiani delle giovani famiglie rimane comunque il far loro scoprire la portata apostolica della loro vita di sposi e di genitori, in relazione con le altre famiglie per potersi dare un aiuto reciproco.

Per riassumere tutto questo, si può ricordare un’affermazione della Familiaris Consortio: la famiglia cristiana è chiamata a porsi al servizio della Chiesa e della società nel suo essere ed agire, in quanto intima comunità di vita e di amore (Familiaris Consortio, cf. 50). I legami della carne e di sangue, i legami dell’amore formano la base stessa della società umana. È questa stessa realtà che il sacramento del Matrimonio santifica e rende partecipe del mistero fecondo dell’unione di Cristo e della sua Chiesa.

6. Il vostro consiglio desidera promuovere nelle famiglie una pastorale di riflessione e di assimilazione dei valori espressi dalla dottrina della Chiesa. Voi adempite così ad un compito essenziale, mettendovi in ascolto degli interrogativi, delle difficoltà, dei successi dei quali voi siete testimoni nelle diverse regioni del mondo alle quali appartenente. La messa in comune delle vostre riflessioni ha la grande utilità di aiutare a capire e ad esprimere il senso fondamentale e le esigenze della vita familiare. I vostri scambi contribuiranno a dare alla pastorale familiare tutta la dovuta ampiezza, per poter trasmettere l’esperienza delle diverse comunità che è poi quella della Chiesa stessa. I vostri lavori sottolineano la fiducia della Chiesa verso le famiglie affinché esse prendano parte alla sua missione, con la ricchezza molto diversa delle loro qualità e della loro generosità. Di fronte alle difficoltà del momento, lungi dal chiudersi in un atteggiamento rassegnato e sterile, bisogna che tutti utilizzino i mezzi possibili, umani e spirituali insieme, per far risuonare nel cuore dell’uomo l’armonia che Dio ha scritto con l’opera creatrice del suo amore.

Assicurandovi la mia preghiera per i frutti dei vostri lavori, io vi auguro la gioia di essere i testimoni generosi ed attenti della sollecitudine della Chiesa per le famiglie, e di tutto cuore imparto la mia benedizione apostolica che estendo a tutti i vostri congiunti.

 

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