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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA
DEI SANTI MARCELLINO E PIETRO

Domenica, 19 novembre 1989

 

Ai bambini  

Giovanissimi, giovani, ragazzi, adulti, anziani: tutti insieme oggi pomeriggio danno il saluto di benvenuto al Papa giunto tra di loro per la visita pastorale alla parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro. Vista l’esiguità del numero dei parrocchiani, la endemica penuria, comune a tutte le parrocchie del centro storico della città, di giovani e di bambini ha infatti costretto a mutare il solito collaudato schema delle visite parrocchiali. E così il primo incontro vede riuniti praticamente tutti i rappresentanti delle diverse categorie che danno pur sempre vivacità alla comunità parrocchiale. L’incontro si svolge nel piccolo teatro e proprio ad uno dei più giovani rappresentanti è affidato l’incarico di interpretare i sentimenti di tutti gli altri.
Al termine il Santo Padre ringrazia tutti con le seguenti parole.
 

Voglio salutare ora i giovani parrocchiani, i più giovani e poi quelli un po’ più cresciuti. Insieme con loro voglio salutare anche i loro genitori, i loro insegnanti.

Stiamo percorrendo insieme un cammino, un cammino della vita umana il cammino della crescita. San Luca ha descritto questo cammino come lo ha interpretato Gesù, quando dice che Gesù cresceva, cresceva negli anni, cresceva nella grazia. Ed io vorrei oggi augurare a voi tutti questa crescita. La crescita negli anni è naturale, quasi automatica; la crescita nella grazia è certamente un processo interno, intimo, la cui parte principale è opera di Dio stesso attraverso lo Spirito Santo che fa crescere il nostro spirito umano; però in questa crescita abbiamo anche noi una parte, ciascuno di noi dai più piccoli ai più giovani, agli adulti sino ai genitori ed anche agli anziani. Noi dobbiamo collaborare sempre in questa opera dello Spirito Santo che agisce in noi, nei nostri spiriti, nei nostri cuori. Io vi auguro appunto questa doppia crescita, quella corporale e quella spirituale.

Ai vostri genitori, ai vostri insegnanti, ai vostri catechisti li ringrazio per la loro opera, per la collaborazione che danno ai pastori della Chiesa, al Vescovo di Roma: tutti siamo impegnati nella stessa missione.  

Religiosi e religiose  

Francescani Minori, Marianisti, Delegazione di Terra Santa, Suore del Buono e Perpetuo Soccorso, Suore di Cristo, Figlie di Sant’Anna, Suore salesiane dei Sacri Cuori, Suore della Sacra Famiglia di Nazareth, Suore di Sant’Anna della Provvidenza, Suore dell’Immacolata Concezione d’Ivrea, Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, Suore Francescane della Famiglia di Maria, Suore Elisabettine: è il lungo elenco delle Congregazioni e degli Istituti religiosi presenti ed operanti sul territorio della parrocchia i cui rappresentanti si sono stretti attorno al Papa durante la visita alla parrocchia. Il Papa li incontra nel piccolo teatro parrocchiale e dopo che parroco ne ha stilato l’elenco così li saluta.  

Questa è una parrocchia ricca perché ha un’Università dei Francescani Minori, l’“Antonianum”; poi ha tante famiglie religiose. E questa è tutta la sua ricchezza, una ricchezza della Chiesa, una ricchezza del popolo di Dio che si esprime con tutti questi istituti. Dell’Università “Antonianum” abbiamo già parlato in un’altra circostanza ed in un’altra sede. Per ciò che riguarda i consacrati c’è da dire che essi formano tante famiglie diverse, con carismi diversi ma costituiscono insieme la ricchezza grande del Popolo di Dio, della Chiesa di Roma e, direi anche ricchezza del povero successore di san Pietro. Io vi ringrazio per questo incontro, per essere venuti qui a salutare il Papa, ma anche e soprattutto per ascoltare la sua parola. Io vi auguro di rimanere sempre fedeli alla vostra vocazione, alla vostra consacrazione. Una vera ricchezza per la persona umana, soprattutto per ciascuno di voi; non si può immaginare una ricchezza più grande di essere un’offerta a Dio, di non avere che Dio come proprio sposo. Questa consacrazione ha infatti un carattere sponsale.

Cristo è venuto nel mondo come sposo, come sposo della Chiesa, sposo delle anime. Ecco dunque le persone consacrate sono quelle che hanno intuito ciò, questa caratteristica sponsale ed hanno dato una risposta in questo senso. Ma è anche una ricchezza della Chiesa, della comunità della Chiesa, perché essa vive nella prospettiva e voi portate iscritta questa prospettiva nella vostra consacrazione, voi la portate non solo nel nascondimento dei vostri cuori, ma la portate di fronte agli altri. Naturalmente non tutti riescono a capire questa consacrazione; ma qualche volta la testimonianza di una persona consacrata vale molto di più di tante prediche. Allora per questo io vi auguro di continuare ad essere sempre e soprattutto riconoscenti per questa grazia della chiamata del Signore, per la grazia che vi ha dato di essere consacrati. Vi auguro di rimanere fedeli e di dare la vostra testimonianza a tutti quelli che incontrate. Perché voi vi trovate tra gli altri e dunque siete consacrati nel mondo, nel cuore delle masse, come dice un autore spirituale, nel cuore della gente, della comunità umana. Io auguro che questa vostra testimonianza porti frutti anche negli altri cuori; frutti di consacrazione, frutti di bene, frutti di speranza. Questa consacrazione personale a Dio costituisce un grande segno di speranza per l’uomo: una speranza che è Cristo, la vita eterna che ci ha offerto lui stesso con la sua venuta, con la sua incarnazione, con la sua redenzione e che ci offre ogni giorno con la sua Eucaristia.  

Al Consiglio pastorale e ai catechisti  

L’incontro con il Consiglio Pastorale conclude la visita alla parrocchia dei Santi Marcellino e Pietro.
All’inizio dell’incontro il Parroco dà lettura di un telegramma inviato dal Cardinale Jean Marie Lustiger, Arcivescovo titolare della chiesa, il quale ha voluto in questo modo rendersi partecipe dell’avvenimento che sta vivendo la “sua” comunità parrocchiale nell’incontro con il Papa. Subito dopo il rappresentante del Consiglio Pastorale rivolge al Papa un breve indirizzo di saluto al quale il Santo Padre risponde col seguente discorso.
 

Voi carissimi, siete qui come un Consiglio che in qualche modo sintetizza tutta la comunità parrocchiale. Rappresentate i vostri fratelli, le vostre sorelle, i vostri comparrocchiani e la parrocchia vive nella vostra contemporaneità ma nello stesso tempo viene da secoli e da generazioni e passa nel tempo, da quelli apostolici e post-apostolici, tempi in cui vivevano ed hanno testimoniato anche con la loro vita a Cristo i santi Marcellino e Pietro. Qui dunque si sente il sapore delle radici della Chiesa di Roma.

La città è molto cresciuta in senso numerico, in senso urbano ed anche in senso demografico, ma la sua identità la deve soprattutto a quelle sue radici e tutti noi siamo i custodi di queste sacre radici della città. Le radici devono essere riconosciute nei gruppi: cresce la pianta, crescono gli alberi ed allora si vede quanto resta la forza delle radici in questa crescita, che assume sempre nuove dimensioni.

Oggi c’è una dimensione numericamente tale da soffocare il ricordo delle dimensioni della città primitiva, della Roma antica ed anche della Roma medievale; ma certamente non può soffocare le sue radici, né possono soffocarle le generazioni future poiché se le soffocassero si perderebbero anche loro. La Chiesa lavora in questo senso. Abbiamo parlato del Sinodo romano che si sta preparando. Ecco esso è un lavoro per riscoprire le radici, per farle vivere nella generazione odierna, nella società odierna, nella comunità odierna della Chiesa di Roma.

Io vorrei ringraziare tutti i presenti per il loro impegno, per quello che fanno in ciascuno dei loro ambiti: nella famiglia, nella professione, nella comunità cittadina in cui vivono o in cui lavorano. Credo che questo lo facciano come cristiani. E li ringrazio poi per l’impegno quotidiano per la parrocchia, in collaborazione con il parroco.

Vi ringrazio di cuore per questo e vi auguro di proseguire in questa esperienza e di proseguire nello sforzo di scendere veramente alle radici della Chiesa di Roma. Vi auguro tutto il bene possibile per tutte le vostre famiglie, per tutti voi e per tutti i parrocchiani di san Marcellino e Pietro. Vi ringrazio per la vostra preghiera per il Papa quando lui sta a Roma e anche quando cerca di servire la Chiesa anche altrove, fuori di Roma, e fuori d’Italia.

Vi ringrazio per la vostra preghiera e per la comprensione di questo ministero petrino.

 

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