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VISITA PASTORALE A PISA, VOLTERRA E LUCCA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CITTADINANZA E ALLE AUTORITÀ DI VOLTERRA
IN PIAZZA MARTIRI DELLA LIBERTÀ

Sabato, 23 settembre 1989

 

Signor sindaco di Volterra,
autorità civili e religiose presenti,
carissimi fratelli e sorelle!

1. È con profonda gioia che, nel corso di questo mio viaggio pastorale in terra di Toscana, incontro questa vostra antica ed illustre città. Rivolgo a tutti voi il mio saluto cordiale, esprimendo un fervido augurio per il felice avvenire di questa comunità, per la sua prosperità e la sua pace.

Desidero manifestare la mia sincera gratitudine anzitutto a lei, signor sindaco, per le cortesi e nobili parole di benvenuto, con cui ha interpretato i sentimenti dell’intera cittadinanza. Esprimo, altresì, la mia riconoscenza ai suoi colleghi e collaboratori del consiglio comunale, alle autorità civili e militari qui presenti, ed a quanti si sono adoperati per assicurare il sereno svolgimento della visita. Uno speciale saluto a tutti i sindaci della diocesi.

2. Vengo a Volterra mosso dal desiderio di incontrare la popolazione cattolica di questa Chiesa particolare, ma anche per porgere un cordiale augurio di bene a tutti i cittadini, credenti e non credenti, perché verso tutti mi sospinge la Parola del Vangelo di Cristo redentore.

Vengo con emozione ed affetto, nel ricordo di quanto la tradizione antica afferma circa la figura del primo successore dell’apostolo Pietro sulla Cattedra episcopale romana, il Pontefice san Lino. Egli era originario della Tuscia, e precisamente di questa vostra terra. Da sempre, pertanto, voi lo considerate come vostro concittadino, e lo venerate come patrono principale della diocesi.

Questa circostanza, ovviamente, suggerisce sentimenti di spirituale vicinanza tra il mio ministero pontificale e voi tutti, conterranei del primo Papa succeduto al pescatore di Galilea. Amo, per questo, rivolgere a voi l’augurio che emerge dalle parole con cui Pietro ammoniva la Chiesa delle origini - parole di cui san Lino si può ritenere un privilegiato testimone: “Comportatevi come uomini liberi, non servendovi della libertà come di un velo per coprire la malizia, ma come servitori di Dio” (1 Pt 2, 16).

3. Volterra ha sempre avuto un senso spiccato della libertà, per la quale ha lottato e sofferto. Dal primo affermarsi, durante il medioevo, delle libertà comunali, delle quali resta splendida testimonianza il palazzo dei priori, la vostra città ha coltivato e difeso con fiera determinazione questa fondamentale componente della dignità umana. I vostri antenati hanno capito che solo in un clima di libertà la persona può esprimere il meglio di se stessa e contribuire al comune benessere, alla fioritura delle arti e delle scienze, alla promozione di quell’insieme di valori in cui consiste la vera civiltà.

Certo, la libertà ha pure i suoi rischi e le sue patologie, dalle quali occorre guardarsi, come ammoniva l’apostolo Pietro. Confido che la lunga esperienza a cui potete riferirvi, carissimi volterrani, vi aiuti nella ricerca degli opportuni rimedi con cui tempestivamente contrastare eventuali deformazioni ed abusi che potessero insidiare la legittima fruizione di un bene tanto essenziale.

Auspico pertanto che nella libertà, prima esigenza della dignità umana e requisito indispensabile di una vera pace sociale, proceda spedita e sicura in mezzo a voi ogni iniziativa per uno sviluppo degno dell’uomo, in armonia con la vocazione storica della vostra città.

4. Un particolare augurio rivolgo ai giovani, ben sapendo che essi incontrano, oggi, peculiari difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro. Si tratta, come è noto, di circostanze che obbligano molti a lasciare il territorio d’origine e a stabilirsi altrove, mentre inducono altri a logoranti attese, nelle quali possono affiorare tentazioni insidiose di evasione e di disimpegno.

Pur comprendendo il senso di frustrazione profonda che nasce dal non potersi esprimere in forme di attività corrispondenti alla preparazione acquisita, esorto quanti al presente si trovano in questa situazione a non abbandonarsi allo scoraggiamento, ma a reagire, occupando intanto il proprio tempo nell’affinamento delle proprie capacità professionali.

Confido che i responsabili della cosa pubblica non mancheranno di intensificare i loro sforzi per favorire il superamento della presente congiuntura e l’avvento di condizioni socio-economiche tali da poter consentire a ciascuno un adeguato inserimento nelle strutture produttive. Lavorare è un dovere, ma prima ancora è un diritto di ogni essere umano, giacché nell’esercizio delle proprie capacità la persona trova il mezzo normale per autorealizzarsi pienamente.

5. La soluzione dei numerosi problemi che vi stanno dinanzi, carissimi cittadini di Volterra, richiede l’impegno di tutti. Esorto quindi ciascuno di voi a farsi carico generosamente della propria parte di responsabilità e a disporre l’animo alla solidarietà ed alla collaborazione, perseverando sulla via di una vigorosa, costante e sana promozione sociale.

Vi incoraggiano in ciò le vostre tradizioni di partecipazione responsabile alla gestione della cosa pubblica e i notevoli risultati che, grazie all’impegno solidale delle varie componenti cittadine, vi è stato possibile ottenere in momenti anche difficili.

Gli esempi del passato vi siano di ammaestramento e guida per il cammino che la vostra comunità è chiamata a percorrere nel presente ed orientino altresì le scelte da cui dipende il vostro futuro.

6. Affido questi miei pensieri e voti all’intercessione di san Lino ed alla protezione della Vergine Maria, alla quale è dedicata l’antica cattedrale, ed al cui affetto vi richiamano costantemente innumerevoli chiese e luoghi di culto della diocesi. La Vergine Annunziata, la cui immagine materna campeggia nell’antico affresco della sala consiliare nel palazzo dei priori, stenda la sua mano protettrice sulla comunità e sui suoi responsabili e sia per tutti propizia in ogni buona impresa.

Faccio mio l’augurio che i vostri antenati hanno voluto incidere sul portone d’ingresso del palazzo civico: “Sit splendor Domini super nos!”.

Sì, città di Volterra, sia su di te lo splendore del Signore, così che quanti vengono a visitarti trovino entro le tue mura, insieme ai monumenti del passato, una ricchezza spirituale sempre viva, e i tuoi figli, e i figli dei tuoi figli possano rendere testimonianza davanti al mondo di quel nome cristiano che li ha resi insigni nei secoli!

 

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