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VIAGGIO APOSTOLICO
A CAPO VERDE, GUINEA BISSAU, MALI, BURKINA FASO E CIAD

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL BURKINA FASO E DEL NIGER

Arcivescovado di Ouagadougou
(Burkina Faso) -
Lunedì, 29 gennaio 1990

 

Signor Cardinale,
Cari fratelli nell’Episcopato,

1. Giunti alla conclusione di questa bella giornata di visita pastorale, sono felice di trascorrere con voi un momento di fraterna intimità. Sono riconoscente per la vostra accoglienza che testimonia la generosa vitalità di tutta la Chiesa che è solidamente fondata in questa terra, in questo popolo. Ringrazio Monsignor Jean-Marie Campaoré, vostro Presidente, per le sue parole tanto fiduciose. Desidero esternare a tutti voi la mia cordiale simpatia, la mia profonda comunione nella preghiera, nella speranza dei frutti di un ministero a volte gravoso, ma fecondo, per grazia di Dio.

Rivolgo un saluto particolarmente affettuoso al mio Fratello Cardinale Paul Zoungrana che prossimamente festeggerà i venticinque anni di presenza nel Sacro Collegio. Con lui, rendo grazie per tutto quello che egli ha apportato alla Chiesa in Africa e alla Chiesa universale da lui beneficiata con la sua saggezza e la profondità della sua fede.

2. Naturalmente, voi affidate al Successore di Pietro le vostre preoccupazioni e le vostre speranze di Pastori di una Chiesa giovane, di una Chiesa che cresce, di una Chiesa che vorrebbe servire sempre meglio i suoi fratelli in un Paese materialmente povero, ma umanamente ricco della generosità e della vitalità del suo popolo. Condivido e porto nella mia preghiera le vostre preoccupazioni. E vi posso dire che la “Chiesa-Famiglia” che animate nel Burkina Faso e nel Niger ha il suo posto nella comunione d’amore che unisce tutta la famiglia della Chiesa in tutto il mondo.

Nel corso della nostra riunione, non tornerò su tutti gli aspetti della vostra missione e delle difficoltà che comporta. Vorrei specialmente, per vostro mezzo, incoraggiare l’insieme dei costruttori della Chiesa, in questa terra. Penso ai sacerdoti e ai seminaristi, tanto vicini a voi, per i quali voi mostrate una grande sollecitudine e che collaborano con zelo all’opera pastorale: il clero autoctono, in grado di assicurare da solo il ministero in alcune delle vostre Diocesi e i missionari che continuano il fecondo servizio inaugurato all’inizio di questo secolo.

Ringrazio il Signore per aver donato al Burkina Faso la grazia di una considerevole fioritura della vita religiosa, contemplativa ed apostolica. Senza la preghiera costante ed i molteplici servizi degli uomini e delle donne consacrate, la Chiesa non potrebbe compiere pienamente la sua missione, né rendere in tutta la sua forza la testimonianza del dono di Dio che riempie l’anima dell’uomo.

I catechisti, uomini e donne, spesso insieme, sono fedeli servitori della Parola di Dio. Vicini ai loro fratelli e condividendo prontamente le loro preoccupazioni, preparano le numerose comunità a ricevere la grazia dei sacramenti, ad estendere la luce dell’amore che viene da Dio, a progredire nell’unità fraterna e nel servizio dei piccoli e dei poveri. Ringrazio per la loro disponibilità, bellissimo frutto del seme evangelico sparso in questa terra.

3. Nelle parrocchie e nelle cappellanie, la comunità cristiana cresce nella fede, con i movimenti e le opere ecclesiali; essa occupa il suo posto anche nella vita nazionale mettendo ivi in pratica un senso della solidarietà che nutre e rinforza la vocazione dei discepoli di Cristo a servire, nell’imitazione del loro Maestro.

Sotto la vostra guida di Pastori, la Chiesa partecipa, in tutta indipendenza, all’edificazione della dimora comune. Voi saprete illuminare il cammino dei cristiani, presentando loro, in particolare, i grandi orientamenti della dottrina sociale della Chiesa e l’insieme di luce che la morale evangelica dona. È in questo modo, nel rispetto di tutti, che i cristiani hanno a cuore la promozione della giustizia e dei diritti della persona umana, in stretta collaborazione con tutti i loro concittadini, uomini e donne di buona volontà, sia che siano legati alle tradizioni religiose ancestrali oppure musulmani fedeli al loro Islam. Tutti possono condividere con noi valori comuni che garantiscono all’uomo la sua dignità, alla famiglia la sua importanza e alla società la sua solidarietà. I diritti dell’uomo non sono forse un patrimonio comune a tutti i credenti?

4. Il nostro incontro si svolge nel momento in cui i Pastori di tutto il continente sono stati invitati a iniziare la preparazione attiva dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. Sono felice di parlarne con voi per qualche istante, poiché questo avvenimento costituirà una grazia. Attraverso la riflessione e nella preghiera di tutti i suoi membri, la Chiesa in Africa è chiamata ad approfondire il senso della sua “missione di evangelizzazione nella prospettiva dell’anno 2000”. Il fatto che una simile assemblea possa svolgersi è un segno eloquente della maturità cui queste giovani Chiese sono ormai giunte. Il fatto che sacerdoti, religiosi, religiose e laici contribuiscano insieme ad illuminare il cammino della Chiesa in questa parte del mondo è ragione di fiducia nella presenza dello Spirito Santo nel cuore dei battezzati.

Cari fratelli, chiediamo insieme al Cristo Salvatore di colmare della sua Luce tutti i suoi discepoli in Africa, nel momento in cui essi si apprestano a segnare una tappa decisiva sulla rotta del Vangelo!

5. Dieci anni dopo la mia prima visita a Ouagadougou, ho appena rinnovato l’angosciato richiamo che avevo lanciato al mondo affinché questa regione non venga lasciata da sola davanti alle grandi difficoltà del suo sviluppo. So che le vostre comunità diocesane non restano inattive, non solo per la vostra partecipazione alla Fondazione per il Sahel, presieduta dal Cardinale Zoungrana, ma anche per le iniziative prese dal vostro Ufficio di Studi e di Collegamento e dalla Caritas. Avete la responsabilità di coordinare armoniosamente queste attività, intraprese da molteplici organismi, e soprattutto, da molti animatori locali della vita rurale, dagli educatori e da tutti coloro che lottano insieme per migliorare le condizioni della loro esistenza.

In previsione della prossima Assemblea del Sinodo per l’Africa, uno dei temi di riflessione proposti è appunto quello di chiarire i fondamenti teologici della nostra azione in favore dell’uomo. Infatti, per i cristiani la ricerca dello sviluppo e l’azione in favore della giustizia e della pace non possono essere separate dall’evangelizzazione. L’evangelizzazione implica l’amore per il prossimo, così com’è, con la fame e con la sete che prova nel corpo nell’intelletto, nel cuore.

6. Cristo, quando leniva la sofferenza, manifestava il suo amore per l’uomo. Come Buon Samaritano, Gesù risollevava, liberava, rendeva alla vita l’essere guarito dalla malattia, al tempo stesso in cui lo apriva alla fede, lo rendeva alla speranza e lo chiamava a rientrare nella comunità fraterna mediante la grazia del perdono e della conversione. E ha fatto dell’amore reciproco il segno di riconoscimento dei suoi discepoli: essi non possono affermare il loro amore per Dio se rifiutano l’amore per il prossimo, come afferma San Giovanni.

La Chiesa deve meditare senza posa sulle parole e gli atti del Signore e la testimonianza degli Apostoli se desidera preparare le vie per il Regno di Dio in cui il Creato sarà assunto e trasfigurato attraverso la Redenzione. Partendo da questi fondamenti essenziali si può elaborare, per il nostro tempo, una concezione veramente cristiana dello sviluppo.

Non sarà mai riaffermato abbastanza che è l’uomo stesso ad essere il vero soggetto dello sviluppo. Papa Paolo VI lo aveva detto energicamente nell’esporre la successione delle condizioni più umane alle quali bisogna che tutti possano accedere, “l’ascesa della miseria verso il possesso del necessario, la vittoria sui flagelli sociali, l’ampliamento delle conoscenze, l’acquisizione della cultura . . . il riconoscimento da parte dell’uomo dei valori supremi, e di Dio che ne è la sorgente e il termine” (Populorum progressio, 21). Sono queste tappe su un cammino che l’uomo africano deve oggi intraprendere. Gli sforzi che state sviluppando per assicurare ai vostri fratelli una formazione generale, professionale e spirituale vanno in questa direzione indispensabile. Spero che possiate amplificarli con sempre maggior successo.

7. So, cari fratelli, che le azioni per lo sviluppo di tutto l’uomo burkinabé e nigeriano sono prioritarie nella vostra pastorale. Spero che l’Assemblea Speciale del Sinodo consenta di stimolarle e di approfondirle secondo il Vangelo, insieme agli altri aspetti principali della missione ecclesiale, oggetto delle sue riflessioni. In prossimità del Terzo Millennio dell’era cristiana, i compiti più importanti che si presentano all’Africa, alla Chiesa in Africa, sono enormi. So che si può fare affidamento sulla lungimiranza e il coraggio dei suoi Pastori e dei fedeli per avviare i loro fratelli verso la pienezza di vita cui aspirano. Per il vostro dinamismo apostolico, sarete insieme, per il mondo intero, testimoni dell’umanità fedele alla vocazione dei figli di Dio.

Possa la Divina Benedizione sorreggervi sul vostro cammino!  

Al termine dell’incontro con i Vescovi Giovanni Paolo II ha rivolto ai Presuli presenti le seguenti parole:

È stato, il nostro, un incontro spirituale perché abbiamo discusso di molti problemi concernenti la nostra missione. Abbiamo soprattutto notato l’importanza della collegialità. Ciò è molto importante per il vostro Paese, per la Conferenza Episcopale del Burkina e per il Vescovo del Niger, ma è importante anche per l’intero continente. L’iniziativa di un Sinodo continentale africano è stata molte volte ripensata e discussa: bisognava liberarsi di alcuni suggerimenti e quando ci si è liberati da tali suggerimenti errati, allora si è deciso questo passo che mi sembra molto importante.

In questo modo sarà infatti possibile creare una collegialità più forte su scala continentale, perché è di collegialità che il continente ha bisogno. Due sono i continenti che, per il momento, mi sembra abbiano bisogno di maggiore collegialità: l’Africa e l’Europa. Vedremo come il buon Dio, il Buon Pastore, ci aiuterà a promuoverla.

Devo in ogni caso ringraziare la Provvidenza che, dieci anni fa, mi ha condotto a Ouagadougou e mi ha permesso di pronunciare il primo appello per il Sahel. Questi appelli fanno parte dei compiti, delle responsabilità di un Papa. Penso che difficilmente, in mancanza di simili appelli, un Papa possa presentarsi dinanzi al Signore. La visita di dieci anni fa costituisce evidentemente il punto di partenza di quella attuale. Devo quindi esprimere doppiamente la mia riconoscenza al Cardinale Zoungrana, al Burkina Faso, e alla città di Ouagadougou.

 



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