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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI PROVENIENTI DA GAETA

Sabato, 9 giugno 1990

 

Venerato fratello nell’episcopato, cari sacerdoti, religiosi e fedeli della diocesi di Gaeta!

1. A voi il mio saluto cordiale. Siete venuti in pellegrinaggio a Roma, alla tomba di Pietro, per restituire la visita che il suo successore ha fatto alla vostra città nel mese di giugno dello scorso anno. Questo incontro ravviva in me vivi ricordi. Non solo i monumenti, il mare, la meravigliosa giornata trascorsa con voi; ma, altresì, i momenti di intensa preghiera nella celebrazione eucaristica e nelle riunioni con i giovani, gli sportivi, la gente del mare e i lavoratori. Soprattutto il ricordo della cappella a voi carissima, dedicata alla Vergine Immacolata dove il mio predecessore Pio IX, esule nella vostra città, si raccoglieva in preghiera, preparando forse già il suo animo alla proclamazione del dogma dell’Immacolato Concepimento della Madre del Redentore.

Vi do con gioia il mio benvenuto, rivivendo nell’animo il ricordo commosso di quell’itinerario spirituale reso particolarmente lieto dalla vostra ospitalità e dall’affetto che mi avete dimostrato.

Saluto in particolare il vostro arcivescovo, mons. Vincenzo Maria Farano, il sindaco e le autorità comunali, le autorità della Provincia, i sacerdoti, i rappresentanti delle Famiglie religiose maschili e femminili, i laici impegnati nelle varie attività apostoliche. Tutti ringrazio per i significativi doni che mi avete portato. Essi riassumono, in qualche maniera, un programma di lavoro per la comunità diocesana e attestano lo spirito di fede di tutti coloro che hanno raccolto l’invito di Cristo a seguirlo nella via della testimonianza e del servizio per il regno.

2. Questo pellegrinaggio deve confermare in ciascuno di voi il proposito di testimoniare con rinnovato fervore e con fiduciosa speranza la vostra fede all’interno dei rispettivi ambienti di vita. Contribuirete in questo modo a quel compito di evangelizzazione che oggi si rivela particolarmente urgente per riportare a Cristo quanti con voi camminano per le strade della vita. È un impegno esigente e complesso che suppone l’apporto di tutti. Esso si sviluppa partendo dalle parrocchie, comunità di fede stretta intorno ai pastori e articolate nelle associazioni di apostolato e nei vari ministeri in cui s’esprime la responsabile partecipazione dei laici. Ma è altresì un lavoro che si allarga verso i molti luoghi in cui ferve la vita dell’uomo d’oggi, per recare la parola e la grazia del Vangelo in tutte le espressioni della vita moderna, nel lavoro come nella cultura, nelle iniziative sociali come nella scuola, nelle professioni e nel tempo libero. Ciò richiede costante atteggiamento di vigilanza. Perciò l’Angelo del risveglio, raffigurato in una delle formelle da voi donate, risulta il simbolo di un atteggiamento permanente che a tutti occorre. La vigilanza e la prontezza di risposta ai segni del Signore: ecco ciò che è necessario al cristiano per corrispondere alla vocazione che gli viene dallo Spirito di Dio.

L’Angelo del risveglio si rivolge a tutti coloro che sentono l’urgenza e la necessità di una rinnovata evangelizzazione e avvertono l’opportunità di aggiornare strutture e organismi per promuovere la partecipazione consapevole e ben preparata dei laici alle responsabilità pastorali, alla catechesi, all’animazione dei giovani, alla carità.

3. Le 72 “casule”, che mi avete donato per le Chiese sorelle dell’Europa dell’Est, richiamano alla mente i 72 discepoli che il Signore inviò “in ogni città e luogo ove stava per recarsi” (Lc 10, 1). Il dovere dell’annuncio evangelico spinge il credente in ogni direzione, senza delimitazioni di spazio. Nelle parole del Vangelo è presente l’invito di spalancare le porte a Cristo, per accoglierlo nello spazio intero della nostra umanità, ben sapendo che tale accoglienza non è una rinuncia per l’uomo, bensì l’unica strada per esaltarlo nella verità dei suoi valori (Christifideles laici, 34). In un mondo che, grazie ai mezzi di comunicazione sempre più celeri, si fa sempre più piccolo, bisogna impegnarsi insieme, fedeli con fedeli, comunità parrocchiali con comunità parrocchiali, diocesi con diocesi, per la comune missione di annunciare la parola di Dio.

4. Siate quindi capaci di “farvi prossimo” per i fratelli in tutte le dimensioni che si presentano e che divengono per voi appello di carità spirituale e materiale. Siate capaci di dare l’acqua viva, l’acqua di sorgente sia ai popoli afflitti dalla sete del corpo - come vi siete proposti di fare contribuendo alla fondazione per il Sahel - sia ai molti che vi avvicinano mossi dalla sete nell’anima.

Siate generosi nel ripartire con gli ultimi le vostre sostanze secondo lo stile di vita della solidarietà cristiana. Potrete così venire incontro efficacemente anche a quelle forme di penuria spirituale che oggi colpiscono molti nostri fratelli, nei quali il senso del soprannaturale sembra essersi assopito o spento, come conseguenza della povertà di una vita morale lontana dai modelli del Vangelo.

Affido tutti voi e i vostri impegni pastorali alla Vergine Immacolata, alla Madre del Redentore che venerate nel Santuario della Civita, ove anch’io ho avuto la gioia di inginocchiarmi, e, nell’invocare su tutti voi la sua assistenza, vi imparto di cuore la benedizione apostolica, che estendo alle vostre famiglie, agli ammalati, ai giovani dell’intera città e arcidiocesi di Gaeta.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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