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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA GENERALE
DELLA CONFERENZA DELLE ORGANIZZAZIONI
INTERNAZIONALI CATTOLICHE

Sala del Concistoro - Venerdì, 13 dicembre 1991

 

Signor Cardinale,
Eccellenza,
Signor Presidente,
Cari amici,

1. Avete scelto di svolgere a Roma l’Assemblea generale della Conferenza delle Organizzazioni internazionali cattoliche, preceduta da un Colloquio sul tema: “Evangelizzazione: raccogliere la sfida”. Avete voluto rendere visita al Successore di Pietro per manifestare la vostra sollecitudine di vivere la vostra missione di laici in comunione con la Chiesa universale. Sono felice di accogliere voi che venite da tutti i continenti e che rappresentate movimenti diversi con culture e tradizioni ricche di promesse.

2. La vostra missione di laici impegnati nelle realtà del mondo comporta molti aspetti complementari. Essa esige innanzitutto da ognuno, nella sua vita personale, la volontà di rispondere all’appello alla santità lanciato da Cristo. La “nuova evangelizzazione”, in cui ho voluto impegnare la Chiesa, presuppone al tempo stesso la conversione personale per porsi al seguito del Salvatore, la testimonianza mediante l’esempio e l’annuncio della Lieta Novella della Salvezza agli uomini di questo tempo. Nel programma delle giornate di lavoro che voi avete appena vissuto a Roma, avete inserito un tempo di preghiera liturgico per rammentare che ogni missione è ricevuta dal Signore e fonda la sua vitalità nella preghiera e nell’accoglienza dello Spirito di cui voi siete i collaboratori. Vi incoraggio a suscitare e a sostenere, nei movimenti della vostra Organizzazione, le iniziative che pongono al cuore della loro attività la preghiera e i sacramenti. La vita spirituale apre l’uomo alla vita di Dio, gli dona la grazia in abbondanza e accresce la sua attenzione per i fratelli (cf. Ioannis Pauli PP. II, Christifideles laici, 30).

Spetta a voi rinnovare, secondo le vostre culture e le vostre sensibilità proprie, le spiritualità laiche specifiche; queste sono la base indispensabile di ogni vita missionaria che, senza queste, rischierebbe di dissolversi nell’attivismo. Infatti, l’attivismo tende a ridurre l’essere e la sostanza delle cose al visibile e all’apparente. Cristo pone in guardia contro un’agitazione che non lascerebbe il tempo all’incontro intimo con Lui: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno, Maria si è scelta la parte migliore” (Lc 10, 41-42). Ma il tempo dedicato alla vita di preghiera non allontana dalla vita degli uomini. Presentando a Dio la vita della nostra terra, collaborate alla missione sacerdotale della Chiesa che, nella sua offerta, unisce il mondo a Dio.

3. Come afferma il tema del vostro colloquio, volete essere sempre più testimoni ed attori della Lieta Novella in una società mondiale dai molti volti e nella Chiesa. La partecipazione alla vita della città, alla dimensione sociale, culturale, politica ed economica è fondamentale. All’interno dei vostri movimenti, siete particolarmente attenti a creare delle condizioni di solidarietà per far nascere un mondo più giusto e più fraterno. Vi incoraggio a continuare il lavoro comune e le collaborazioni che rafforzeranno la vostra presenza attiva nel mondo e nella Chiesa che contano sul vostro sapere e sulla vostra capacità di fare. Voi sapete quanto, per i nostri contemporanei, l’accoglienza dell’identità cristiana e dei valori spirituali presupponga autentiche qualità, capacità umane e competenze tecniche e scientifiche nei campi in cui ognuno sviluppa la propria attività.

Le vostre qualità professionali, la vostra partecipazione alla vita nazionale ed internazionale vi rendono capaci di leggere i segni dei tempi, di scrutare i cambiamenti che sopraggiungono nella realtà del pianeta. Gli sconvolgimenti che conosciamo, all’Est e al Sud, le instabilità politiche ed economiche che comportano guerre fratricide, i flagelli endemici della fame, delle gravi malattie e della disoccupazione che portano all’impoverimento crescente di intere popolazioni, devono essere oggetto di attenzione da parte dei vostri movimenti. Vi trovate “in prima linea”, secondo l’espressione del Cardinale Cardijn, per vedere la miseria dei popoli (cf. Is 3, 7) e per proporre delle strategie e dei progetti a lungo termine a coloro che devono decidere in materia politica ed economica. Le scelte attuali devono preparare una terra abitabile e delle condizioni di vita accettabili per le future generazioni. In questo voi collaborate alla missione regale della Chiesa.

4. La vostra missione di laici è quella di essere segno della presenza e dell’attenta sollecitudine della Chiesa per il mondo. Ascoltate l’appello del Signore al profeta Isaia: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio” (Is 40, 1). Siete posti quali vedette nel mondo per far conoscere alla Chiesa nuove prospettive pastorali e progetti che affrontino le urgenze di questo tempo. La Lieta Novella del Vangelo è una fonte dinamica per la promozione dell’uomo integrale, essere personale e sociale, responsabile dei suoi impegni e delle sue decisioni, ma anche solidale con i suoi fratelli in umanità. La Chiesa conta su di voi per la missione.

Da alcuni anni, dei non cristiani e dei non credenti desiderano partecipare alla vita dei vostri movimenti. Queste richieste manifestano la legittima ricerca degli uomini cui i cristiani sono invitati a rispondere. Esse non devono, tuttavia, far scomparire il riferimento religioso che costituisce l’essenza dei vostri movimenti, con il rischio di dissolvere la specificità della vostra azione missionaria. Il rispetto del prossimo non significa la perdita della propria identità. La Chiesa, accogliendo gli uomini di buona volontà, “cerca di convertire la coscienza personale e insieme collettiva degli uomini, l’attività nella quale essi sono impegnati, la vita e l’ambiente concreto loro propri” (Pauli VI, Evangelii nuntiandi, 18). Come l’Apostolo, noi dobbiamo essere ricolmi dello zelo della Parola di Dio e gridare a noi stessi incessantemente: “guai a me se non predicassi il Vangelo!” (1 Cor 9, 16). Prendete così parte alla missione profetica della Chiesa.

5. Le Organizzazioni cattoliche internazionali dimostrano, nella loro vita interna e nelle opere che compiono, che la vera solidarietà supera le frontiere e che ognuno è chiamato a crescere in sé la coscienza di essere cittadino del mondo. La vostra collaborazione con le Organizzazioni governative nel quadro dei Centri cattolici internazionali di Parigi, New York, Ginevra e Vienna, e la vostra presenza in seno ad Organizzazioni non governative sono preziose. Questo statuto vi consente di essere punto di confluenza di proposte e di formazione. A questo riguardo, desidero esprimere la mia gratitudine a tutti coloro tra voi che danno un apprezzabile contributo alle delegazioni della Santa Sede in numerose riunioni internazionali. Vi incoraggio a sviluppare programmi pedagogici che sensibilizzino il maggior numero di persone possibile, e in particolare i giovani, alla vita internazionale e offrano loro gli strumenti di analisi che li rendano in grado di esserne gli attori.

Così, nel quadro del decennio dello sviluppo culturale lanciato dall’Unesco, voi siete chiamati ad intensificare l’opera educativa cui avete già dedicato molti sforzi. “Il servizio alla persona e alla società umana si esprime e si attua attraverso la creazione e la trasmissione della cultura, che, specialmente ai nostri giorni, costituisce uno dei più gravi compiti della convivenza umana e dell’evoluzione sociale” (Ioannis Pauli PP. II, Christifideles laici, 44). Conviene moltiplicare le iniziative per favorire l’accesso alla cultura mediante l’alfabetizzazione, la formazione iniziale o permanente, l’iniziazione ad un uso critico dei mezzi di comunicazione e mediante l’apprendimento del discernimento nella lettura degli avvenimenti, tutti fattori che pongono ognuno in grado di esercitare le proprie responsabilità nella società.

6. L’esperienza fondamentale della vita sociale è la famiglia, troppo spesso lacerata nelle sue fondamenta. I cristiani impegnati nel sacramento del matrimonio desiderano viverlo come un segno dell’alleanza di amore indistruttibile tra Dio e gli uomini. L’unità coniugale e familiare, garanzia dei valori della vita umana, è luogo di relazioni interpersonali inestimabili che preparano l’esercizio della vita sociale. Il matrimonio cristiano è una conformazione particolare dei laici all’essere stesso di Cristo nel mistero dell’amore dato e ricevuto. Bisogna poter vivere in esso il perdono, amore spinto al limite che è anche una dimensione morale insuperabile nella vita in società, che apre la via all’instaurazione della pace tra le persone e tra i popoli. Il Creatore ha dato come missione agli sposi cristiani quella di accogliere i figli che nasceranno, di educarli, di avviarli alla fede e di sviluppare le loro coscienze. I genitori devono aver cura di trasmettere la chiamata alla santità affinché ogni giovane risponda alla sua vocazione propria nel matrimonio, nella vita religiosa o nel sacerdozio.

7. La vostra missione di responsabili è quella di incoraggiare, di sostenere e di coordinare le libere iniziative che i cristiani sono invitati a prendere all’interno dei movimenti per realizzare la loro vocazione battesimale, conformandoli a Cristo, sacerdote, profeta e re. L’Organizzazione internazionale cattolica ha un bisogno vitale di legami organici di comunione con la Chiesa e con la gerarchia, poiché la sua missione propria si esercita in seno alla missione globale della Chiesa. I criteri fondamentali di ecclesialità, esposti nell’esortazione apostolica postsinodale Christifideles laici (Christifideles laici, n. 30), devono fondare il discernimento che ogni movimento laico è chiamato ad operare. Dovrete continuare ancora le vostre riflessioni, con il Pontificio Consiglio per i Laici, per riesaminare i vostri statuti in conformità al nuovo Codice di Diritto canonico.

8. In questo tempo in cui ci prepariamo a celebrare il mistero dell’Incarnazione, invoco la benevola intercessione di Nostro Signore, modello per coloro che sanno dire “si” al Redentore e vi imparto di cuore la mia benedizione apostolica che estendo alle vostre famiglie e a tutti i membri delle Organizzazioni internazionali cattoliche.

 

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